• Mondo
  • Sabato 15 febbraio 2020

Pechino nei giorni del coronavirus

Le autorità cittadine della capitale cinese hanno ordinato a chiunque torni in città di passare 14 giorni in quarantena e le strade sono molto più tranquille del normale

Un agente di polizia in una stazione della metropolitana, il 14 febbraio (Kevin Frayer/Getty Images)
Un agente di polizia in una stazione della metropolitana, il 14 febbraio (Kevin Frayer/Getty Images)

A Pechino, la capitale della Cina, sono state imposte severe regole per cercare di limitare la diffusione del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Venerdì, le autorità cittadine hanno comunicato che chiunque rientrerà in città dopo un periodo in altre parti della Cina dovrà passare 14 giorni in quarantena, annunciando punizioni per chi si rifiuterà di farlo. Misure simili erano state introdotte informalmente già a inizio febbraio, quando – aveva raccontato il New York Times – diverse organizzazioni di quartiere avevano imposto a chi tornava dopo le vacanze di rimanere due settimane in albergo: ora la regola è stata ufficializzata ed estesa a tutta la città, che in questi giorni sta facendo i conti con il ritorno di milioni di persone dopo la fine delle vacanze per il Capodanno cinese.

Pechino, dove vivono più di venti milioni di persone, è normalmente una città caotica e trafficatissima: da circa un mese, tuttavia, l’atmosfera è molto cambiata. Nonostante la città si trovi a più di 1000 chilometri da Wuhan – dove è avvenuta la maggior parte dei contagi – e nonostante in città siano stati confermati poco più di 200 casi di nuovo coronavirus, per quasi due settimane la maggior parte dei negozi è rimasta chiusa e tantissimi lavoratori hanno preferito lavorare da casa. Il New York Times aveva raccontato che le strade del centro erano semi deserte, così come le principali zone commerciali della città.

Anche i servizi di consegna di cibo a domicilio hanno sofferto della situazione, per via del timore che i fattorini potessero essere portatori del virus. In qualche caso documentato, i ristoranti controllavano la temperatura dei fattorini prima della consegna e allegavano ai pasti una sorta di certificato di buona salute.

Le grosse limitazione agli spostamenti per tutti i cinesi, oltre che la quarantena per decine di città nella regione di Hubei, hanno cominciato ad avere effetti negativi sull’economia, spingendo le autorità ad allentare i controlli. A Pechino, dove si trovano tutte le istituzioni governative più importanti, le regole sono tuttavia rimaste severe.

Insieme all’obbligo di quarantena per chi arriverà in città è stato imposto anche l’obbligo di annunciare il proprio ritorno alle autorità con un certo anticipo. Ai residenti è stato inoltre consigliato di non uscire di casa, di indossare protezioni e di non partecipare ad eventi pubblici affollati (anche se la maggior parte di questi, specialmente durante le feste, erano stati cancellati per precauzione).

In tutto, ad oggi, ci sono stati più di 66.000 casi confermati di nuovo coronavirus e più di 1.500 morti. Tutte le morti sono avvenute in Cina, per lo più nella zona di Wuhan, salvo tre: una persona è morta nelle Filippine, una in Giappone e una in Francia.

ALTRE STORIE