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  • Giovedì 30 gennaio 2020

Gli aggiornamenti di oggi sul nuovo coronavirus

Sono morte in tutto 170 persone e ci sono 7.700 contagi confermati, con i primi casi tra persone che non sono state in Cina di recente

Una fila di persone in attesa di comprare maschere protettive per il volto a Hong Kong (Anthony Kwan/Getty Images)
Una fila di persone in attesa di comprare maschere protettive per il volto a Hong Kong (Anthony Kwan/Getty Images)

Il numero dei morti dovuti alla diffusione del nuovo coronavirus (2019-nCoV) è salito a 170, mentre i casi confermati di infezione sono 7.700 in tutto il mondo. Di questi, meno di 100 sono avvenuti fuori dalla Cina: un dato relativamente basso e che fa sperare nella possibilità che il virus possa essere ancora contenuto. Mercoledì, i casi di contagio confermati erano poco più di 6.000 e le morti confermate 132: sono avvenute tutte in Cina e per lo più nella provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, la città da cui è partita la diffusione del virus.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è complimentata con il governo cinese per le misure straordinarie adottate per fermare la diffusione del virus. Ci sono intere città tenute in quarantena, controlli su tutti i mezzi di trasporto e limitazioni agli spostamenti delle persone in tutto il paese. Questo, unito alle misure di controllo adottate dagli altri paesi su chi rientra da viaggi in Cina, sembra per ora aver permesso di controllare la diffusione del nuovo coronavirus, anche se in Germania e in Giappone sono stati confermati i primi casi di contagio in persone che non avevano visitato di recente la zona di Wuhan.

L’aereo con cui sono stati rimpatriati i cittadini statunitensi che vivevano a Wuhan, durante una sosta ad Anchorage, in Alaska, dove tutti i passeggeri sono stati sottoposti alle prime analisi mediche (Lance King/Getty Images)

Fuori dalla Cina, per ora sono stati confermati casi da coronavirus in Thailandia (14); Giappone (11); Hong Kong (10), Stati Uniti, Francia, Taiwan, Australia e Macao (5), Germania, Singapore, Corea del Sud, Vietnam e Malesia (4); Canada (3), Cambogia, Nepal ed Emirati Arabi Uniti. Giovedì mattina sono stati confermati i primi casi nelle Filippine e in India. Il numero reale dei casi di contagio è tuttavia difficile da avere, in parte perché molte persone che contraggono il virus non sviluppano sintomi di una gravità tale da rendere necessario un controllo medico. Per ora i dati suggeriscono che circa il 20 per cento di chi contrae il virus si ammali gravemente e che il tasso di letalità sia intorno al 2 per cento, ma sono stime da prendere con molta cautela considerate le incertezze che ancora ci sono intorno al virus.

Una delle cose più importanti da capire sul nuovo coronavirus è quanto facilmente si trasmetta tra le persone e quando una persona che lo abbia contratto diventi contagiosa. Tutte le misure di controllo e prevenzione della diffusione che si stanno adottando nel mondo sono legate all’individuazione e all’isolamento di persone con sintomi della malattia, in modo che non possano contagiarne altre. Ma se il virus si trasmettesse prima delle comparsa dei sintomi, gli sforzi di controllo potrebbero rivelarsi insufficienti. Alcuni primi studi sul nuovo coronavirus hanno suggerito che i contagi in assenza di sintomi siano possibili, ma si attendono ulteriori conferme.

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Ai cittadini statunitensi, australiani e giapponesi che sono stati rimpatriati dalla zona di Wuhan è stato chiesto di rimanere in osservazione e in isolamento per un certo numero di giorni, in modo da poter eseguire test che escludano casi di contagio. Negli Stati Uniti, decine di persone che vivevano a Wuhan sono atterrate ieri in una base in California, dove è stato loro chiesto di rimanere tre giorni; l’Australia ha invece fatto atterrare i suoi cittadini rimpatriati sull’Isola di Natale, che si trova a centinaia di chilometri dalla costa, e ha imposto loro due settimane di quarantena. Il Giappone sta rimpatriando centinaia di cittadini dalla provincia di Hubei e sta chiedendo di rimanere in isolamento in albergo mentre vengono eseguiti test per verificare l’eventuale presenza del virus. Mercoledì, inoltre, il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha annunciato di aver firmato un ordine per chiudere i confini con la Cina, per prevenire la diffusione del virus nel paese.

Per precauzione, diversi eventi sportivi previsti nei prossimi mesi in Cina sono stati cancellati o rimandati. Mercoledì la Federazione Internazionale Sci (FIS) ha annullato tutte le prove di Coppa del mondo, che erano previste nel paese a febbraio; mentre World Athletics, l’organismo mondiale di governo dell’atletica, ha rimandato di un anno i mondiali indoor previsti a Nanjing a marzo. La compagnia aerea britannica British Airways ha deciso di cancellare tutti i voli da e per la Cina e lo stesso faranno la tedesca Lufthansa, le sue controllate Swiss e Austrian Airlines, la canadese Air Canada, l’indonesiana Lion Air, la sudcoreana Seoul Air, la statunitense Delta (che ha citato un calo nelle prenotazioni come ragione) e Air France, che ha sospeso i voli fino al 9 febbraio.

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Giovedì, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità si riunirà nuovamente per valutare se dichiarare la diffusione del nuovo coronavirus un'”emergenza globale”. Una settimana fa, l’OMS aveva scelto di non dichiarare ancora l’emergenza, ma da allora il numero di infezioni è aumentato sensibilmente, così come le preoccupazioni su come potrebbe procedere la diffusione del coronavirus.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, si è complimentato con il governo cinese per come è riuscito a intervenire per limitare la diffusione del virus in altri paesi, citando il basso numero di contagi fuori dalla Cina come prova che le cose stanno funzionando. Anthony Fauci, direttore dell’Istituto statunitense di Allergia e Malattie Infettive ha parlato delle prossime quattro o cinque settimane come del periodo critico per capire come potrebbe svilupparsi la malattia: gli sforzi per contenerla potrebbero avere successo, portando a una progressiva riduzione dei casi, o si potrebbe arrivare a una diffusione globale dei contagi.