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  • Martedì 10 dicembre 2019

Guida alle elezioni nel Regno Unito

Quando e come si vota, chi sono i favoriti, quali sono i programmi dei principali partiti e cosa vogliono fare con Brexit

(Jeff Overs/BBC via AP)
(Jeff Overs/BBC via AP)

Giovedì si vota per le elezioni parlamentari nel Regno Unito. Sono elezioni anticipate, convocate dal Parlamento dopo l’ennesimo stallo politico sulla delicata questione di Brexit, l’uscita dal Regno Unito dall’Unione Europea. Potrebbe comprensibilmente sembrarvi un tema su cui avete già sentito tutto e anche di più: ma queste sono comunque le cose da sapere sui principali partiti e sui candidati che parteciperanno al voto, visto che dall’ultima volta – nel 2017 – di cose ne sono cambiate molte.

I principali candidati e i loro programmi
Il partito favorito è il Partito Conservatore, dato dai sondaggi oltre il 40 per cento e guidato dal primo ministro uscente Boris Johnson. In questa campagna elettorale, i conservatori hanno puntato su una posizione chiara su Brexit (la promessa di far uscire il paese dall’Unione a qualsiasi costo) e su un programma economico più orientato alla spesa e all’inclusività che in passato (contiene ad esempio la promessa di invertire i tagli alla sanità compiuti in passato).

Dietro, a circa dieci punti di distacco, c’è il Partito Laburista, principale forza di sinistra del paese, guidato dal capo dell’opposizione Jeremy Corbyn. Il partito ha una posizione più sfumata su Brexit, ma un programma economico e politico molto più radicale che, oltre a un massiccio aumento delle spese e degli investimenti, include anche la promessa di nazionalizzare una serie di servizi pubblici, di far partire un grande piano di edilizia popolare e l’inclusione dei rappresentati dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle grandi società.

Gli altri
Dietro ai due partiti principali ci sono le formazioni minori che non hanno possibilità di guidare il prossimo governo, ma che potrebbero diventare importanti alleati di un futuro esecutivo di coalizione. Il più importante tra questi è il Partito Liberal Democratico, guidato da Jo Swinson (favorevole a cancellare il risultato del referendum su Brexit, ad ogni costo). Seguono il Partito Nazionale Scozzese (SNP), il Brexit Party di Nigel Farage, i Verdi, lo UKIP e i partiti regionali, come il gallese Plaid Cymru, e i nordirlandesi DUP e Sinn Fein.

Le posizioni su Brexit
L’uscita dall’Unione Europea è stato il tema che ha dominato non solo la campagna elettorale, ma anche gli ultimi anni di dibattito pubblico britannico. I sondaggi dicono che in buona parte gli elettori hanno basato e baseranno la propria scelta sulle posizioni dei vari partiti su questo tema.

Il Partito Conservatore di Johnson (così come il Brexit Party e lo UKIP) sono per uscire ad ogni costo dall’Unione Europea. I conservatori vogliono approvare l’accordo di uscita sottoscritto da Johnson con l’Unione,f ma molti di loro non hanno nulla contro il “No Deal”, il rischioso scenario di un’uscita senza accordo.

Il Labour promette invece di negoziare un nuovo accordo di uscita dall’Unione, che includa maggiori tutele per l’ambiente e per i diritti dei lavoratori. L’accordo dovrebbe poi essere sottoposto a un secondo referendum in cui sarà data la possibilità di votare per l’uscita con l’accordo o per rimanere nell’Unione.

I LibDem di Jo Swinson promettono che se otterranno la maggioranza revocheranno l’articolo 51, cioè annulleranno Brexit, senza altri referendum o consultazioni. Se non dovessero ottenere la maggioranza, come è oramai certo che accada, dicono di essere aperti all’ipotesi di un secondo referendum.

La posizione dello SNP è simile a quella del Labour: il partito chiede un nuovo referendum su Brexit, ma promette anche che se dovessero vincere i Conservatori e se il paese dovesse effettivamente uscire dall’Unione, proporrà un nuovo referendum sull’indipendenza della Scozia dal resto del paese.

Sondaggi
Secondo i sondaggi, i Conservatori dovrebbero ottenere la maggioranza relativa dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi. Le loro percentuali oscillano tra il 41 e il 46 per cento e i seggi che potrebbero conquistare sono indicati in più di 330 (la maggioranza è poco superiore ai 320). Il Partito Laburista è dato da quasi tutti i sondaggi circa 10 punti indietro, tra il 30 e il 35 per cento e dovrebbe ottenere tra i 220 e i 230 seggi.

I sondaggi mostrano che entrambi i principali partiti hanno guadagnato moltissimo rispetto alle scorse elezioni europee, quando i due partiti più votati furono il Brexit Party e i LibDem. Oggi, invece, il partito guidato da Farage è dato al 4 per cento e non presenta candidati nei seggi dove i candidati conservatori sono considerati a rischio. I LibDem, che pochi mesi fa speravano di superare il Labour, sono dati a poco sopra il 10 per cento. Tutti gli altri sono dati intorno al 4 per cento o meno.

Il sistema elettorale
Il sistema elettorale britannico è molto particolare e produce spesso risultati bizzarri. Si chiama “first past the post”, che significa in sostanza “il primo prende tutto”. È un sistema maggioritario a collegio uninominale. Significa che in ogni collegio viene eletto il candidato che prende anche un solo voto più del secondo. Per questa ragione, partiti come i LibDem, che prendono pochi voti ma distribuiti in tutto il paese, non sono molto rappresentati, mentre lo scozzese SNP, che prende in percentuale meno della metà dei voti dei LibDem, ma tutti concentrati in Scozia, risulta quasi sempre il terzo partito più grande del parlamento (anche se è solo il quarto o il quinto in termini assoluti).

Orari, cose da sapere
Le votazioni inizieranno alle 7 di mattina e si concluderanno alle 22 (le 8 e le 23 ora italiana). Gli exit poll saranno diffusi dopo la chiusura dei seggi e sono di solito piuttosto precisi. Se però i conservatori dovessero risultare poco sopra o poco sotto la maggioranza, potrebbe essere necessaria la conclusione dello spoglio in tutti i collegi o quasi prima di avere un dato definitivo. Alle elezioni del 2017, ad esempio, si dovette attendere la mattina del giorno successivo per avere la certezza che i conservatori non erano riusciti a raggiungere la maggioranza dei seggi.