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  • Giovedì 21 novembre 2019

C’è una storiaccia irlandese che sembra uscita da un film

Un dirigente d'azienda è stato rapito e torturato brutalmente al confine con l'Irlanda del Nord: c'entra una gang criminale e anni di intimidazioni alla sua società

(BBC)
(BBC)

Giovedì la polizia irlandese ha arrestato due persone in relazione al rapimento, al pestaggio e alla tortura di Kevin Lunney, dirigente della Quinn Industrial Holdings (QIH), una grossa società di materiali edili, avvenuti lo scorso settembre al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Quella del rapimento di Lunney è una storia violenta e che sembra uscita da un film di gangster, e non isolata: da anni i dirigenti di QIH sono vittime di una campagna di intimidazione i cui mandanti sono ancora ignoti. Quelli di giovedì sono i primi arresti significativi, arrivati dopo settimane in cui le indagini della polizia irlandese e nordirlandese erano state molto criticate e raccontate dai media.

La sera del 17 settembre Lunney stava tornando in auto dal lavoro alla sua casa, a Kinawley, in Irlanda del Nord, quando vide davanti a sé una macchina bianca fare retromarcia centrando la sua. Due uomini spaccarono i finestrini della sua auto, tirandolo fuori, mentre una terza persona gli puntò un taglierino alla gola intimandogli di salire su un’Audi nera: «Se non sali ti ammazziamo». Gli aggressori diedero quindi fuoco alla sua auto e a quella che l’aveva speronata: lo bloccarono sui sedili posteriori, e lo pestarono quando provò a scappare. Fu portato oltre il confine, in una fattoria isolata nella contea di Cavan, dove uno dei rapitori gli disse: «Sai perché siamo qui, è per QIH, e tu ti dimetterai».

Il racconto delle torture che Lunney ha fatto a BBC News è molto esplicito, e potrebbe risultare impressionante per qualcuno (nel caso, potete saltare il prossimo paragrafo).

Gli aggressori passarono il taglierino sotto le unghie di Lunney, per poi versargli sulle mani della candeggina, sfregandole con uno straccio. Poi lo spogliarono, tagliandogli via i vestiti col taglierino e provocandogli diverse ferite, sopra alle quali versarono altra candeggina, facendola penetrare nelle ferite con lo straccio. Presero poi una mazza da baseball o un bastone e lo colpirono due volte a una gamba, fratturandogliela in due punti. Con il taglierino, poi, gli fecero cinque o sei tagli in faccia, e infine gli incisero QIH sul petto. «Dobbiamo farti dei segni, dobbiamo assicurarci che te lo ricorderai», gli dissero.

Durante la tortura, gli aggressori gli dissero che lo avevano spiato, insieme alla sua famiglia e ad altri membri di QIH, e che se non si fossero dimessi tutti li avrebbero aggrediti uno per uno. Lunney fu poi caricato in auto e abbandonato a più di 30 chilometri dal punto in cui era stato rapito, agonizzante, dove fu visto da un contadino che chiamò la polizia. Da allora porta la barba per nascondere le cicatrici in faccia.

QIH esiste dal 2014, quando fu creata per assorbire le due divisioni principali del Quinn Group: quello che si occupava di materiali per costruzioni e quella che si occupava di imballaggi. Quinn Group era la società di Sean Quinn, un imprenditore che per un po’ fu anche l’uomo più ricco d’Irlanda, ma che cadde in rovina dopo la crisi finanziaria del 2008 e dopo che fu protagonista di un grosso scandalo bancario e assicurativo. Dopo il fallimento di una banca della quale possedeva una grossa percentuale, Quinn andò in bancarotta e dovette dimettersi da diversi ruoli dirigenziali che ricopriva nella sua società.

Nel 2014, quindi, una cordata di imprenditori irlandesi acquisì il Quinn Group, mantenendo inizialmente Quinn come consulente, ma interrompendo poi i rapporti nel 2016 per via di alcune tensioni con gli altri dirigenti. Fin dal 2011 i dirigenti del Quinn Group prima e di QIH poi sono stati vittima di una campagna di intimidazione, che si intensificò dal 2015. Inizialmente ci furono pagine Facebook che difendevano Sean Quinn e parlavano male dei nuovi dirigenti del gruppo, alle quali seguirono minacce di morte e roghi dolosi. Il rapimento di Lunney però è stato di gran lunga l’episodio più grave, che ha infatti portato sul caso l’attenzione dei media britannici e irlandesi.

Nessuno ha accusato Sean Quinn di essere coinvolto negli attacchi, e lui li ha definiti «barbarici» sostenendo di non averci avuto niente a che fare. Quinn ha chiesto che gli autori la smettano, aggiungendo che le aggressioni hanno definitivamente compromesso le sue possibilità di tornare ad avere un incarico nella società, ma ha aggiunto di non riuscire ancora a credere a come fu allontanato come consulente del gruppo da «i miei stessi uomini che ho protetto per 20 o 25 anni». Quinn ha citato Lunney, il CEO Liam McCaffrey e l’ex dirigente Dara O’Reilly. McCaffrey si è detto «scioccato» dal fatto che Quinn li abbia criticati dopo quello che è successo a Lunney.

Secondo McCaffrey, gli esecutori materiali dell’aggressione a Lunney sono una gang criminale assoldata da qualcuno, che peraltro ha agito il giorno prima di un’importante riunione dei dirigenti di QIH in modo da influenzarne le decisioni. Domenica scorsa il Sunday Times ha pubblicato l’intervista a un uomo, rimasto anonimo, che ha sostenuto di aver preso parte alla campagna di intimidazioni, sostenendo che sia stata orchestrata da «un piccolo gruppo di persone, alcune delle quali lavorano a QIH» per «restituire le società a Sean Quinn e ai suoi figli».

I due arresti di giovedì sono arrivati dopo che la scorsa settimana la polizia irlandese aveva arrestato tre sospettati, due uomini e una donna, in relazione al rapimento di Lunney, rilasciandoli però nel weekend per mancanza di prove. La settimana precedente, invece, la polizia irlandese, in collaborazione con quella nordirlandese e quella inglese, aveva fatto una serie di perquisizioni ai danni della gang ritenuta responsabile di gran parte delle intimidazioni contro i dirigenti di QIH: durante una di queste operazioni, condotta a Buxton, in Inghilterra, il capo della gang Cyril McGuinness, che si stava nascondendo, è morto per un infarto.