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  • Sabato 9 novembre 2019

Come si è risolta un’enorme disputa tra induisti e musulmani in India

Consultando archeologi e testi antichi: nel luogo sacro di Ayodhya, nell'Uttar Pradesh, sarà infine costruito un tempio induista

Una statua di Rama davanti al fiume Sarayu, ad Ayodhya, in India , il 9 novembre
(AP Photo/Rajesh Kumar Singh)
Una statua di Rama davanti al fiume Sarayu, ad Ayodhya, in India , il 9 novembre (AP Photo/Rajesh Kumar Singh)

La Corte Suprema indiana ha deciso che sarà costruito un tempio induista in un luogo sacro conteso da induisti e musulmani ad Ayodhya, nell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India. Il tempio sarà costruito sulle rovine di una vecchia moschea, e una nuova moschea sarà costruita altrove, in un luogo che i musulmani non ritengono sacro. I musulmani reclamavano quel luogo perché lì dal Sedicesimo secolo sorgeva una importante moschea, poi distrutta nel corso di alcune intense proteste induiste nel 1992.

Quel luogo però è conteso ed è un problema per l’India almeno dal 1949, quando alcuni fedeli induisti occuparono la moschea per posizionarci alcune immagini di Rama, una importante divinità che secondo gli induisti nacque ad Ayodhya. L’area contesa è di circa 10mila metri quadrati.

La Corte ha imposto al governo federale dell’Uttar Pradesh di creare un fondo per finanziare la costruzione del tempio e si è limitata a dire che la distruzione della moschea del 1992 fu un atto illegale. Ha anche stabilito che ci sono elementi sufficienti per ritenere che Rama fosse effettivamente nato proprio dove sorgevano il tempio induista prima e la moschea poi. La Corte ha motivato la sua decisione, presa all’unanimità dai cinque giudici che ne fanno parte, citando un rapporto di un importante ente indiano di archeologia secondo il quale sotto la moschea costruita nel Sedicesimo secolo sono stati trovati i resti di un tempo indù.

Come ha scritto CNN, è stata «una delle decisioni politicamente più rilevanti [prese dalla Corte Suprema], per un caso complicato che si trascina da praticamente un secolo». Per arrivare alla loro decisione, i giudici hanno consultato alcuni archeologi, ma anche testi antichi, compreso il diario di un imperatore Mogul di cinque secoli fa e alcuni diari di mercanti passati nei secoli da quelle parti.

Oltre che per le sole questioni religiose, la decisione ha un’importanza politica per via dei molti scontri su base religiosa che negli ultimi mesi ci sono stati in diverse parti dell’India. La costruzione di un tempio induista dove prima sorgeva una moschea era stata più volte menzionata – e in certi casi addirittura promossa – da diversi esponenti del governo di Narendra Modi, a capo del Partito Popolare Indiano (BJP), conservatore, nazionalista e induista.