C’è un nuovo vaccino promettente contro la tubercolosi

Potrebbe salvare milioni di vite contro una malattia che causa la morte di almeno 1,6 milioni di persone ogni anno

Un paziente affetto da tubercolosi a Yangon, Myanmar (CKN/Getty Images)
Un paziente affetto da tubercolosi a Yangon, Myanmar (CKN/Getty Images)

Un nuovo vaccino sperimentale contro la tubercolosi sta dando risultati piuttosto promettenti, e potrebbe essere in futuro utilizzato per ridurre i casi di una delle malattie infettive con il più alto tasso di mortalità al mondo. Il vaccino si è rivelato efficace nel 50 per cento dei casi circa, un tasso inferiore rispetto a quello dei vaccini per altre malattie, ma che potrebbe comunque consentire di salvare centinaia di migliaia di vite ogni anno. Si stima infatti che annualmente 10 milioni di persone contraggano la tubercolosi, e che di queste muoiano almeno 1,6 milioni di persone.

Che cos’è la tubercolosi
La tubercolosi è causata da diversi ceppi di batteri (Mycobacterium tuberculosis) e si trasmette per via aerea, per esempio attraverso le piccole gocce di saliva che vengono proiettate nell’aria quando si tossisce. Questi batteri causano solitamente infezioni a livello dei polmoni, ma in particolari circostanze possono crearne anche al di fuori del sistema respiratorio. Molte persone vivono con un’infezione latente, sono cioè prive di sintomi, e in media il 10 per cento di loro finisce con lo sviluppare la malattia vera e propria, che in un caso su due porta alla morte, se non trattata adeguatamente.

Coinvolgendo il sistema respiratorio, i sintomi più frequenti sono tosse cronica (spesso si tossisce sangue), febbre che può essere molto alta e perdita di peso. Se l’infezione raggiunge altri organi, i sintomi si differenziano molto e variano a seconda dei tessuti coinvolti.

La tubercolosi viene di solito diagnosticata grazie a una radiografia del torace, e con altri esami come quelli del sangue e quello dei fluidi corporei, alla ricerca dei batteri. I pazienti vengono poi trattati con lunghi cicli di antibiotici, che però non sempre si rivelano efficaci a causa della resistenza a queste sostanze che stanno sviluppando molti ceppi di batteri; per questo il trattamento prevede di solito l’impiego di antibiotici multipli.

Si stima che circa un quarto della popolazione mondiale sia stata infettata da M. tuberculosis: di solito – se non si sviluppano sintomi nei due anni dopo il contagio durante la fase latente – è raro che la malattia evolva rendendo necessari i trattamenti con gli antibiotici.

Nuovi casi di tubercolosi ogni 100mila abitanti all’anno (Organizzazione Mondiale della Sanità, rapporto del 2016)

Il 95 per cento delle morti causate da tubercolosi avviene nei paesi in via di sviluppo, mentre in paesi come India, Cina, Pakistan e Indonesia si stima che muoia a causa della malattia un paziente su due. Cinque anni fa, la tubercolosi ha superato l’AIDS come malattia infettiva con il più alto tasso di mortalità su scala globale.

Il vaccino contro la tubercolosi
Il nuovo vaccino è stato messo a punto dall’azienda farmaceutica GSK e si chiama M72/AS01E. È stato sperimentato in Sudafrica, Zambia e Kenya su 3.300 pazienti adulti, tutti con tubercolosi latente. A ognuno sono state somministrate due dosi del vaccino e solamente 13 hanno sviluppato la forma attiva della malattia, nei tre anni in cui sono stati seguiti dai medici con test periodici per verificare le loro condizioni di salute. In un gruppo di controllo, al quale era stato somministrato un placebo (quindi una sostanza senza principio attivo), i casi di malattia vera e propria sono stati 26.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine e hanno raccolto molto interesse nella comunità scientifica. Il fatto che il vaccino sia efficace nel 50 per cento dei casi è giudicato un risultato positivo, considerato che potrebbe contribuire a prevenire la malattia in milioni di individui, salvando loro la vita ed evitando i complicati trattamenti con gli antibiotici.

Il nuovo vaccino deve essere somministrato con due dosi, da assumere a distanza di un mese, e non implica l’utilizzo di altri farmaci. L’attuale vaccino BCG (Bacillo di Calmette-Guérin) è impiegato da molti anni, ma non porta a risultati altrettanto soddisfacenti soprattutto tra gli adulti. La prevenzione tradizionale passa inoltre per l’assunzione di antibiotici per un mese, che contribuisce a fare aumentare il rischio della resistenza dei batteri ai farmaci.

Un primo passo
Lo studio in cui viene presentato il nuovo vaccino spiega comunque che ci sono ancora aspetti da chiarire, per esempio su chi lo debba ricevere. La malattia si diffonde negli ambienti affollati, ma ci sono altri fattori che fanno aumentare il rischio di ammalarsi di tubercolosi. I soggetti più a rischio sono le persone con HIV, quelle con problemi al sistema immunitario, i pazienti sottoposti a trapianti di organi e che devono assumere farmaci contro il rigetto, così come gli individui che soffrono di diabete e sono sottoposti alla dialisi.

I test col nuovo vaccino hanno per ora riguardato gruppi piuttosto omogenei di persone e senza particolari fattori di rischio. I ricercatori hanno selezionato pazienti senza HIV e con una forma latente di tubercolosi. Il problema è che le analisi non consentono di sapere da quanto tempo una persona sia entrata in contatto con il batterio, e se abbia quindi superato il periodo di circa due anni oltre il quale c’è un rischio minore di sviluppare la malattia. Secondo alcuni ricercatori, le analisi potrebbero non essere sufficienti e potrebbero indurre a vaccinare molte più persone del necessario.

Il nuovo vaccino di GSK dovrebbe essere testato in altre condizioni, per esempio comprendendo persone con HIV. I test dovrebbero essere inoltre svolti in più paesi, e con caratteristiche diverse tra loro, perché in questi anni si è visto come la tubercolosi vari sensibilmente nelle forme e negli effetti a seconda delle condizioni ambientali e sociali. Sono aspetti su cui concordano gli stessi autori della ricerca dietro lo sviluppo del nuovo vaccino, e che potranno quindi essere introdotti in futuri studi per verificare l’efficacia della nuova soluzione, comunque promettente secondo diverse istituzioni, compresa l’Organizzazione Mondiale della Sanità.