• Mondo
  • Sabato 28 settembre 2019

Oggi si è votato in Afghanistan, infine

Dopo due rinvii si sono svolte le presidenziali tra grandi misure di sicurezza: il presidente uscente Ashraf Ghani e il capo del governo Abdullah Abdullah sono dati per favoriti

Kabul, Afghanistan (AP Photo/Rahmat Gul)
Kabul, Afghanistan (AP Photo/Rahmat Gul)

Milioni di afghani hanno partecipato oggi alle elezioni presidenziali in Afghanistan, rinviate due volte negli ultimi mesi e che si sono infine tenute tra grandi misure di sicurezza e incertezza sull’effettiva affluenza degli elettori. I talebani, che continuano a essere in guerra con il governo afghano, hanno minacciato attacchi e attentati ai seggi, cosa che potrebbe aver disincentivato il voto da parte di molte persone. Nelle prime ore della giornata c’è stata un’esplosione nei pressi di una sezione elettorale nella parte meridionale di Kandahar, la seconda città del paese, che ha causato il ferimento di una quindicina di persone. In altri attacchi sono state ferite 12 persone e ci sono notizie di almeno un morto.

L’Afghanistan oggi
L’Afghanistan è sostanzialmente in guerra da circa 40 anni, con conflitti interni che ogni anno causano la morte di migliaia di persone. Gli Stati Uniti invasero il paese nell’ottobre del 2001, dopo gli attacchi dell’11 settembre: oggi mantengono un contingente di 14mila soldati e sono impegnati in una serie di colloqui di pace con i talebani che hanno tra gli obiettivi quello del ritiro totale dei propri militari. A garantire la sicurezza in alcune aree del paese ci sono inoltre contingenti della NATO, con militari provenienti dal Regno Unito, dalla Germania e dall’Italia. Il loro compito principale è lavorare con le forze di sicurezza locali, aiutandole nella formazione e nelle attività di controllo del territorio.

Attualmente i talebani si rifiutano di negoziare direttamente con il governo afghano, che ritengono illegittimo, e parlano solo con gli Stati Uniti. A inizio settembre era previsto un primo incontro tra leader talebani e rappresentanti del governo statunitense a Camp David, negli Stati Uniti, ma il presidente Donald Trump ha cancellato i negoziati in seguito a una nuova serie di attentati in Afghanistan attribuita ai talebani.

Gli attentati esplosivi continuano a essere molto frequenti nel paese. Secondo le stime più recenti, nel solo mese di agosto sono morte 74 persone al giorno: almeno un quinto delle persone coinvolte erano civili. Un rapporto delle Nazioni Unite ha inoltre calcolato che nella prima metà di quest’anno sono stati uccisi più civili dalle forze afghane e dagli attacchi statunitensi, rispetto a quelli uccisi da attacchi talebani.

Kabul, Afghanistan (AP Photo/Rahmat Gul)

Le presidenziali
La possibilità di avviare trattative di pace è stato il tema più discusso nel corso della campagna elettorale. Inizialmente si erano presentati alle presidenziali 18 candidati, ma cinque di loro hanno rinunciato prima che si arrivasse alla giornata elettorale. Tra i rimasti ci sono Ashraf Ghani, attuale presidente uscente, e Abdullah Abdullah, che negli ultimi cinque anni ha ricoperto il ruolo di capo del governo.

Ghani fa parte della comunità pashtun, la più grande in Afghanistan, e nei suoi cinque anni da presidente ha introdotto alcune leggi contro la corruzione, ma senza ottenere grandi risultati. Prima dei suoi incarichi istituzionali, aveva vissuto a lungo all’estero studiando negli Stati Uniti e lavorando per la Banca Mondiale. Nel 2002 aveva ricoperto l’incarico di ministro delle Finanze durante la presidenza di Hamid Karzai. In più occasioni, Ghani ha criticato il modo in cui vengono spesi – e spesso dispersi – i fondi internazionali che l’Afghanistan riceve per la ricostruzione.

Nel 2014 Ghani riuscì a imporsi con una campagna elettorale nelle principali province del paese, dove si era fatto apprezzare dopo avere lavorato come responsabile dell’addestramento delle forze di sicurezza locali compiuto dalla NATO. L’esito elettorale portò però a uno stallo con Ghani e il suo principale oppositore, Abdullah Abdullah, non intenzionati a concedere all’altro la vittoria. La controversia fu risolta cinque mesi dopo le elezioni grazie alla proposta di formare un governo di unità nazionale: Abdullah accettò di ricoprire una carica influente nel nascente governo, mentre Ghani, che aveva ottenuto più voti, divenne presidente.

Ghani e Abdullah sono dati per favoriti e hanno condotto una campagna elettorale accusandosi spesso a vicenda per i problemi dell’Afghanistan. Abdullah ha sostenuto che Ghani abbia abusato del proprio potere da presidente per finanziare la campagna elettorale con fondi del governo, circostanza negata dall’interessato.

Il presidente uscente afghano, Ashraf Ghani, vota in un seggio di Kabul, Afghanistan (AP Photo/Rahmat Gul)

Come si vota in Afghanistan
Le presidenziali in Afghanistan funzionano con un doppio turno: se al primo nessun candidato ottiene più del 50 per cento dei voti, si procede con un ballottaggio tra i due candidati più votati. I risultati saranno resi noti a metà ottobre e solo allora si saprà se sarà necessario il secondo turno nel mese di novembre.

I seggi aperti per votare oggi erano 5mila in tutto il paese: sarebbero dovuti essere molti di più, ma per motivi di sicurezza si è deciso di chiuderne alcune centinaia. Un sistema di riconoscimento delle impronte digitali degli elettori è stato utilizzato per ridurre il rischio di frodi durante le votazioni.

Nonostante le misure di sicurezza, difficilmente a fine giornata hanno votato i quasi 10 milioni di iscritti nelle liste elettorali: nelle porzioni di territorio di fatto sotto il controllo dei talebani è stato impossibile allestire i seggi. Dopo decenni di guerre e con la prospettiva che siano rieletti i due candidati che hanno già governato il paese negli ultimi cinque anni, molti elettori sono inoltre disillusi e poco interessati alle elezioni. In Afghanistan il 55 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà e un quarto della popolazione è disoccupato.