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  • Martedì 24 settembre 2019

La sospensione del Parlamento britannico è illegittima

Lo ha stabilito la Corte suprema britannica, facendo saltare il piano di Boris Johnson per tenere i parlamentari fermi fino alla scadenza di Brexit

(Dan Kitwood/Getty Images)
(Dan Kitwood/Getty Images)

La Corte suprema britannica ha dichiarato illegittima e invalidato la sospensione del Parlamento voluta dal primo ministro conservatore e pro-Brexit Boris Johnson. Il Parlamento britannico quindi va considerato ancora in attività e può tornare a riunirsi in qualsiasi momento. La sentenza è una grave sconfitta per Johnson e potrebbe avere profonde conseguenze su Brexit. Praticamente tutta l’opposizione parlamentare ha chiesto a Johnson di dimettersi in seguito alla sentenza.

La Corte ha stabilito che con la sospensione dei lavori parlamentari Johnson ha impedito ai deputati di sottoporre a scrutinio l’operato del governo, con conseguenze “estreme” per la democrazia. Secondo tutti i commentatori, l’obiettivo di Johnson era tenere sospeso il Parlamento fino a pochi giorni dalla scadenza prevista per l’uscita automatica del Regno Unito dall’Unione Europea, fissata per il 31 ottobre, così da lasciare poco tempo ai parlamentari per trovare una soluzione alternativa all’uscita senza accordo, il famoso “no deal“.

La sospensione dei lavori del Parlamento – utilizzata da Johnson e giudicata illegittima dalla Corte suprema – è un’antica tradizione britannica che di solito dura per un tempo molto limitato e non ha alcuna reale funzione. Johnson, che fa parte della destra del Partito Conservatore ed è favorevole a una Brexit a qualsiasi costo, ha invece utilizzato il meccanismo (che si chiama “prorogation”, cioè “rinvio”) per sospendere i lavori del Parlamento per quasi 5 settimane.

Nel tempo guadagnato, il Parlamento potrebbe mettere in atto diverse azioni per osteggiare i piani di Johson e del governo, arrivando fino al punto di sfiduciarlo e costringerlo così alle dimissioni. All’inizio di settembre, inoltre, il Parlamento aveva già votato una legge che obbligava il governo a chiedere una proroga della scadenza di Brexit se non si fosse raggiunto un nuovo accordo con l’Unione Europea entro la metà di ottobre. Con il Parlamento in sessione dovrebbe essere più facile assicurarsi che il governo non trovi soluzioni per aggirare la legge.

La decisione era arrivata alla Corte suprema in seguito a due appelli differenti e opposti. Il primo era stato formulato dal governo contro la decisione di un giudice scozzese di cosiderare illegittima la sospensione. Il secondo è stato fatto da Gina Miller, imprenditrice e attivista per il Remain, che si è appellata alla decisione di una giudice inglese di considerare legittima la decisione del governo.

Inizialmente, gli esperti erano sicuri che la Corte avrebbe dichiarato il caso non di sua competenza, ma con il passare dei giorni è divenuto evidente che la maggioranza dei giudici era di diverso avviso e si è diffusa la sensazione che la sentenza sarebbe stata sfavorevole per il governo. Alla fine 11 giudici su 11 hanno votato affinché la Corte si esprimesse sul caso e poi hanno votato a sfavore del governo, un raro caso di completa unanimità in una decisione della corte.