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  • Martedì 3 settembre 2019

Cosa sta succedendo nelle due province più a est dell’Indonesia

A Papua e Papua Occidentale si protesta da due settimane per l'indipendenza e contro le discriminazioni razziali

Proteste a sostegno di Papua a Giacarta, Indonesia, 22 agosto 2019 (AP Photo/Dita Alangkara)
Proteste a sostegno di Papua a Giacarta, Indonesia, 22 agosto 2019 (AP Photo/Dita Alangkara)

Da più di due settimane a Papua e Papua Occidentale, province dell’Indonesia che si trovano nell’isola della Nuova Guinea, ci sono proteste contro le discriminazioni razziali e a favore dell’indipendenza, organizzate soprattutto da giovani e studenti. Durante le manifestazioni ci sono stati violenti scontri con la polizia, accusata di collaborare con alcune milizie e di aver almeno in un’occasione sparato contro la folla riunita pacificamente. Diverse persone sono state uccise, ma non si hanno numeri certi.

Uno studente con il volto dipinto con i colori della bandiera separatista protesta fuori dal palazzo presidenziale di Giacarta, Indonesia, 28 agosto 2019 (AP Photo/Tatan Syuflana)

Le proteste erano iniziate lo scorso 19 agosto a Manokwari, capitale della Papua Occidentale. Le strade della città erano state bloccate con barricate ed era stata incendiata la sede del parlamento provinciale.

Poco prima 43 studenti papuani che vivevano nelle città di Malang e Surabaya, sull’isola di Giava, erano stati arrestati dalla polizia, secondo i manifestanti per motivi razziali. Gli studenti erano stati accusati di aver gettato in una fogna una bandiera indonesiana, proprio nel giorno delle celebrazioni per la festa dell’indipendenza dell’Indonesia, il 17 agosto. Secondo quanto raccontato durante una conferenza stampa da Albert Mungguar, attivista papuano, la polizia avrebbe lanciato lacrimogeni all’interno del dormitorio in cui si erano barricati gli studenti. Nel corso degli arresti, mostrati in un video, i poliziotti avevano insultato gli studenti utilizzando epiteti razzisti, come “scimmie”, e dicendo di voler “cacciare i papuani” da Giava. Qualche giorno dopo gli studenti erano stati liberati.

Nei giorni successivi ci sono state altre proteste in almeno trenta diverse città indonesiane, durante le quali i manifestanti hanno sventolato la bandiera dell’indipendenza, vietata dal governo, e hanno mostrato cartelli con scritto: «Papua libera, questo è ciò che vogliono le scimmie». «Le proteste sono un’azione spontanea contro il razzismo, ma quello che le persone vogliono davvero è la libertà», ha spiegato al Guardian Victor Yeimo, del comitato Nazionale di Papua occidentale, che sostiene una lotta non violenta per raggiungere l’autodeterminazione.

Manifestazione per l’indipendenza di Papua Occidentale, Giacarta, Indonesia, 28 agosto 2019 (AP Photo/Tatan Syuflana)

Giovedì a Jayapura, capitale della provincia di Papua, la polizia ha disperso la folla con i gas lacrimogeni, ma i manifestanti (circa mille) sono tornati per le strade, hanno attaccato la sede della società di telecomunicazioni Pt Telkom Indonesia (causando la sospensione del servizio in diversi distretti) e hanno incendiato alcune auto, la sede di un mercato e un edificio governativo.

Abepura, Papua, Indonesia, 30 agosto 2019 (AP Photo)

La polizia ha fatto sapere che negli scontri di giovedì sono morti un soldato e due civili, mentre un gruppo separatista che ha preso parte alle proteste ha parlato di sei morti e ha denunciato il fatto che i militari avessero aperto il fuoco contro la folla riunita in modo pacifico fuori da un ufficio governativo a Deiyai: «Sono entrati in pace, ma all’improvviso, senza alcuna provocazione, la polizia ha aperto il fuoco sulla massa di manifestanti. Quindi … le persone hanno risposto con arco e frecce»,  ha detto un attivista.

La polizia ha smentito questa ricostruzione dicendo di aver semplicemente reagito a un attacco. I manifestanti hanno anche sostenuto che domenica 1 settembre tre studenti sarebbero stati ammazzati nei loro dormitori da gruppi di miliziani appoggiati dalla polizia indonesiana.


Nel frattempo, il governo indonesiano ha rinforzato la presenza dei militari nella regione e mercoledì 21 agosto ha bloccato l’accesso a internet in Papua Occidentale per «accelerare il processo di ripristino della sicurezza e dell’ordine».

Una protesta a Fakfak a favore dell’indipendenza e contro il razzismo, Papua, Indonesia, 21 agosto 2019 (AP Photo/Beawiharta, File)

Insieme alla Papua, la Papua Occidentale è una delle due regioni indonesiane della Nuova Guinea, il cui restante territorio è occupato dallo stato indipendente della Papua Nuova Guinea.

Le due regioni facevano parte delle Indie orientali olandesi e nel 1969 furono annesse all’Indonesia con un referendum molto discusso perché a votare furono solo circa mille uomini e donne scelti dal governo militare indonesiano, su una popolazione di 800mila abitanti. Da allora i movimenti indipendentisti hanno chiesto diverse volte che il referendum venga ripetuto, questa volta allargando il voto a tutti i papuani.

La Papua Occidentale è una delle regioni più povere dell’Indonesia; vi si trova la più grande miniera d’oro del mondo, ma appartiene a una società americana. Giovedì scorso il ministro della Sicurezza del paese ha detto che il governo non accoglierà alcuna richiesta di voto per l’indipendenza «perché l’unità della Repubblica di Indonesia è definitiva».