L’Indonesia vuole chiudere l’isola di Komodo ai turisti

Dal prossimo gennaio, per almeno un anno e per consentire ai famosi draghi e alle loro prede di ripopolarla

Un drago di Komodo sull'isola di Komodo. (AP Photo/Dita Alangkara)
Un drago di Komodo sull'isola di Komodo. (AP Photo/Dita Alangkara)

Il governo dell’Indonesia vuole chiudere ai turisti a partire dal prossimo gennaio l’isola di Komodo, habitat dei leggendari draghi di Komodo, le lucertole giganti simili a dinosauri che attraggono ogni anno decine di migliaia di visitatori da tutto il mondo. La decisione sembra definitiva: pur non essendo ancora stata annunciata ufficialmente nei dettagli, ne hanno parlato diversi politici locali, spiegandone le ragioni. È stata presa per provare a ridurre il bracconaggio, favorendo il ripopolamento dei draghi di Komodo e delle loro prede abituali come cervi, cinghiali e bufali.

La chiusura dell’isola, nei piani del governo, dovrebbe essere temporanea e potrebbe durare anche solo un anno: ma interromperà comunque quello che da qualche decennio è diventato uno dei principali mezzi di sostentamento per gli abitanti dell’isola. Si stima che ogni anno oltre 175mila turisti visitino il Komodo National Park, l’area protetta che si estende per circa 1.700 chilometri quadrati tra l’isola di Komodo e quelle di Sumbawa e Flores. Il governo progetta di ricollocare le circa duemila persone che vivono sull’isola, e sono in corso trattative con i leader delle comunità locali per decidere dove trasferirle: l’iniziativa ha però incontrato molta opposizione tra gli abitanti dell’isola, comprensibilmente.

I draghi di Komodo sono le più grandi lucertole al mondo: possono pesare fino a 90 chili e raggiungere i tre metri di lunghezza. Il loro aspetto preistorico e le loro abitudini sedentarie li rendono un’attrattiva notevole per i turisti di tutto il mondo, che possono osservarli con grande facilità visitando l’isola. Ma negli ultimi anni i visitatori sono diventati troppi, e con loro sono aumentati i casi di bracconaggio: pochi mesi fa 41 esemplari di draghi di Komodo, vivi e morti, erano stati intercettati mentre stavano per essere venduti su Facebook, per poche migliaia di dollari. Le destinazioni erano altri paesi asiatici come Malesia, Thailandia e Vietnam.


Rizaldian Syahputra, una guida naturalistica dell’isola, ha spiegato a Reuters che, se proprio l’isola di Komodo deve essere chiusa, gli abitanti vorrebbero almeno che le restrizioni fossero applicate soltanto a una parte, lasciandone un’altra aperta. Sull’isola di Komodo vivono circa 1.700 draghi, a cui si aggiungono i circa 1.400 che vivono sulle isole vicine, come Rinca e Padar. Il governo indonesiano vorrebbe che i turisti visitassero quelle, per un periodo di almeno un anno a partire dal gennaio 2020: sarebbe quindi comunque possibile per i turisti vedere i draghi, sulle altre isole.

Il piano è quello di riaprire successivamente l’isola di Komodo, ma forse come destinazione esclusiva, con gli ingressi rigidamente regolamentati e limitati. I media locali hanno parlato di una possibile tassa da 500 dollari, ma Josef Nae Soi, vice governatore della provincia della Nusa Tenggara Orientale, in cui si trova Komodo, ha detto che non è ancora stata decisa.

L’operazione di bracconaggio, avvenuta lo scorso marzo, fu quella che fece propendere definitivamente il governo per la chiusura dell’isola. L’idea è che eliminando il bracconaggio e lo stress causato dalle centinaia di turisti quotidiani, i draghi di Komodo e le loro prede abituali possano ripopolarla.