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  • Venerdì 12 luglio 2019

Gli abusi e le molestie al Parlamento britannico

Due indagini hanno fatto emergere violenze e abusi sessuali da parte dei parlamentari contro le persone dei loro staff

(Dan Kitwood/Getty Images)
(Dan Kitwood/Getty Images)

Nel Regno Unito sono stati pubblicati due rapporti su alcuni episodi di mobbing e di abusi sessuali da parte dei parlamentari britannici ai danni di membri dei loro staff. Le inchieste riguardano entrambe le camere del Parlamento, la Camera dei Lord e la Camera dei Comuni, e sono state condotte rispettivamente dalle avvocate Naomi Ellenbogen e Gemma White. Ellenboegen e White hanno raccolto le testimonianze di centinaia di persone, soprattutto gli assistenti assunti direttamente dai parlamentari e non quelli che lavorano alle dipendenze dei partiti. Molte di queste persone hanno descritto positivamente il lavoro con i parlamentari, ma altre hanno raccontato di aver subito abusi verbali, fisici o psicologici.

La forma più frequente di abuso, secondo le testimonianze, sono le urla: diverse persone hanno detto che sono frequenti le urla dei parlamentari nei confronti dei membri del loro staff, le critiche e le umiliazioni in pubblico. Altri testimoni hanno raccontato di parlamentari che in momenti di rabbia avrebbero lanciato contro di loro oggetti vari. Altri hanno parlato di carichi di lavoro eccessivi e ingiustificati, di retribuzione inadeguata e di essere sfruttati per svolgere lavori che non avevano nulla a che fare con il Parlamento, come occuparsi delle faccende domestiche dei loro datori di lavoro. Altri ancora hanno parlato di episodi di molestie sessuali, raccontando di parlamentari che in alcuni casi toccavano il seno delle loro impiegate, ne schiaffeggiavano il fondoschiena oppure strofinavano il pube su di loro.

Uno dei testimoni ha raccontato che gli episodi di abuso e di molestie avvenivano anche tra gli stessi membri dello staff, specialmente da parte di quelli più anziani, che utilizzavano i bar del Parlamento come luogo per conoscere potenziali partner sessuali. «Per come stanno le cose ora, le molestie sessuali sono solo qualcosa che i giovani lavoratori devono tollerare, perché creare contatti nei bar parlamentari è la nostra unica strada per avere un posto fisso», ha raccontato un testimone.

Un’altra delle persone sentite durante l’indagine ha raccontato che il parlamentare con cui lavorava lo ha «intimidito, deriso e umiliato ogni giorno», spesso urlandogli contro. «Non penso a me stesso come a una persona debole», ha raccontato «eppure in più occasioni mi sono ritrovato a piangere mentre andavo al lavoro, una cosa che non mi succedeva da quando ero bambino». Un’altra persona ha raccontato di sentirsi male ogni volta che doveva andare al lavoro, e di aver sperato di essere investita da un’auto durante il tragitto per il lavoro per avere una scusa per non andarci.

La Commissione della Camera dei Comuni, l’organo responsabile della supervisione della Camera, ha risposto al rapporto con una dichiarazione in cui dice di «prendere molto sul serio la responsabilità di garantire che il Parlamento sia un posto di lavoro moderno», e di aver già adottato una serie di misure per far sì che non si verifichino più altri episodi di mobbing e di abusi, come il Codice di condotta dei parlamentari, introdotto lo scorso luglio insieme a un sistema che permette a tutte le persone che lavorano all’interno del Parlamento di sporgere reclami o lamentele. Fino ad allora per sporgere un reclamo era necessario rivolgersi al capogruppo (whip) del singolo partito, cioè la figura di collegamento tra il gruppo parlamentare e il partito stesso. Alcuni dei testimoni hanno raccontato che rivolgersi ai capigruppo era spesso inutile, e che questi erano interessati alle testimonianze più per utilizzarle a scopi politici che per aiutarli veramente.

Sono stati anche istituiti dei corsi volontari di aggiornamento sul nuovo Codice, ma dei 650 parlamentari britannici vi hanno partecipato finora solo in 34. Per questo motivo il rapporto di White chiede che il Parlamento intervenga con più decisione, per cambiare radicalmente il modo in cui i parlamentari gestiscono l’assunzione dei loro aiutanti. «Bisogna smettere di considerare i membri del parlamento come “650 piccole imprese” con una quasi totale libertà di operare in relazione al proprio staff. Ai membri del parlamento deve essere richiesto di adottare e seguire pratiche e procedure di impiego che siano in linea con quelle di altri luoghi di lavoro del settore pubblico», ha detto White, che ha chiesto anche la creazione di un dipartimento all’interno della Camera che si occupi esclusivamente della gestione delle attività dello staff dei parlamentari.

Dopo la pubblicazione dei rapporti, Mel Stride, leader della Camera dei Comuni, ha detto che la prossima settimana la Camera voterà per estendere le indagini anche a episodi vecchi risalenti a prima del 2017 (dato che al momento il sistema permette di accogliere reclami solo per fatti avvenuti dal 2017 in poi), in modo da ricevere testimonianze e denunce anche da ex membri dello staff dei parlamentari.