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  • Venerdì 5 luglio 2019

Il 4 luglio di Donald Trump

Per il Giorno dell'Indipendenza ha organizzato a Washington DC una festa a metà tra la parata militare e il comizio politico, insieme molto criticata e partecipata

Sostenitori di Trump al National Mall durante il suo discorso per il 4 luglio 2019
(Stephanie Keith/Getty Images)
Sostenitori di Trump al National Mall durante il suo discorso per il 4 luglio 2019 (Stephanie Keith/Getty Images)

Negli Stati Uniti si è festeggiato ieri il Giorno dell’Indipendenza, in cui si ricorda il 4 luglio 1776, giorno in cui i rappresentanti delle 13 colonie britanniche firmarono la Dichiarazione di Indipendenza. Il 4 luglio è anche il giorno in cui, nel 1826 – cinquant’anni dopo l’Indipendenza – morirono a poche ore di distanza sia Thomas Jefferson che John Adams, padri fondatori degli Stati Uniti, secondo e terzo presidente americano della storia. Per questo negli Stati Uniti il 4 luglio è festa nazionale e in ogni città ci sono fuochi d’artificio, concerti, parate e festeggiamenti vari. Quest’anno oltre alla tradizionale parata che si tiene a Washington DC è stato organizzato anche un evento speciale chiamato “Salute to America”: lo ha voluto il presidente Donald Trump ed è stato una via di mezzo tra un evento istituzionale, un comizio politico e una parata militare.

La parata ha interrotto la consuetudine per cui i presidenti in carica non partecipano ai festeggiamenti ufficiali del 4 luglio a Washington, e anche per questo – oltre che per i costi di organizzazione e lo stile della parata – Trump ha ricevuto molte critiche. Era da tempo, almeno da quando aveva partecipato a Parigi, nel 2017, ai festeggiamenti per la presa della Bastiglia, che Trump desiderava organizzare qualcosa di simile: ci aveva provato per il Giorno dei Reduci lo scorso settembre ma aveva dovuto rinunciare per via dei costi troppo alti.

Anche in questo caso la parata non è stata quello sfarzo di mezzi militari che aveva in mente ma qualcosa di molto più ridotto: Trump e la moglie Melania si sono presentati su un palco allestito al Lincoln Memorial insieme alle più alte cariche dell’esercito, mentre le bande dei corpi militari suonavano le loro marce. C’è stata l’esibizione di alcuni aerei militari e dell’Air Force One, il grande aereo presidenziale, mentre ai piedi del Lincoln Memorial erano parcheggiati due carri armati e due mezzi corazzati. Trump ha anche pronunciato un discorso di 45 minuti, non improvvisato come suo solito ma accuratamente preparato e pieno di riferimenti alla storia militare americana e, nonostante la natura schierata dell’evento, con richiami all’unità nazionale: «Siamo un unico popolo che insegue lo stesso sogno e lo stesso magnifico destino. Condividiamo gli stessi eroi, la stessa casa, lo stesso cuore, e siamo creati tutti dallo stesso Dio onnipotente». Non sono comunque mancati degli errori: una battaglia del 1812 è stata citata come avvenuta durante la Guerra d’Indipendenza, mentre Trump ha lodato l’esercito americano del 1775 per aver «sottratto gli aeroporti» all’esercito dell’Impero britannico: il primo aeroplano però venne costruito nel 1903, più di un secolo dopo.

All’evento hanno partecipato migliaia di sostenitori di Trump, che lo hanno accolto con bandiere, cartelloni, magliette e cappellini con su scritto “Make America Great Again” (il suo slogan in campagna elettorale); alla fine ci sono stati i fuochi d’artificio.