L’arresto di Carola Rackete non è stato convalidato

Il gip di Agrigento sostiene che la comandante della Sea Watch abbia agito per adempiere a un dovere, senza compiere un reato

(ANSA/MATTEO GUIDELLI)
(ANSA/MATTEO GUIDELLI)

L’arresto di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, non è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento Alessandra Vella. Rackete era stata arrestata dopo aver violato gli ordini delle autorità italiane aver portato la Sea Watch 3 nel porto di Lampedusa sabato mattina, e per aver fatto sbarcare i 40 migranti che erano a bordo della nave da più di due settimane.

Secondo le motivazioni della decisione pubblicate da Repubblica, il gip ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ritenuto che il reato di resistenza a pubblico ufficiale non debba essere contestato a Rackete per via di una “scriminante”, cioè “l’adempimento di un dovere”: probabilmente quello di portare al sicuro il prima possibile i richiedenti asilo soccorsi in mare, come prevedono le norme del diritto marittimo. La procura aveva chiesto di convalidare l’arresto.

In un comunicato pieno di forzature e informazioni false, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha fatto sapere che «per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale». Rackete dovrebbe comunque tornare ad Agrigento il 9 luglio per essere interrogata nell’ambito dell’altro filone dell’inchiesta della procura, quello per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Nella notte fra venerdì e sabato, intorno all’1.50, la nave Sea Watch 3 dell’ong Sea Watch aveva attraccato al porto di Lampedusa e fatto sbarcare i 40 richiedenti asilo che erano a bordo da circa due settimane, cioè da quando il governo italiano aveva vietato alla nave di entrare in acque italiane creando un caso di cui si è parlato in tutta Europa. Lo sbarco era avvenuto nonostante Salvini avesse emesso un divieto di ingresso nei confronti della nave, circostanza prevista dal cosiddetto «decreto sicurezza bis» approvato dal governo a inizio giugno.