Cosa sappiamo dell’inchiesta sugli abusi a Reggio Emilia

Almeno due cose molto riprese da giornali e politici – l'elettroshock e il coinvolgimento del sindaco di Bibbiano – sono state molto ridimensionate; sulle altre serve grande cautela

Giornali, televisioni e politici hanno dato molte attenzioni negli ultimi giorni all’inchiesta sui presunti abusi su minori in provincia di Reggio Emilia. Si è parlato dell’elettroshock inflitto ai bambini per manipolare i loro ricordi, di un sistema per togliere minori alle loro famiglie e darli in affido ad altre e della presunta complicità del sindaco di Bibbiano, accusato dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio di aver fatto “affari con i bimbi tolti ai genitori“. Ora che i contorni dell’inchiesta si stanno chiarendo, si sono però capite meglio alcune cose: che non ci sono stati casi di elettroshock, per esempio; che il sindaco di Bibbiano non aveva avuto niente a che fare con i presunti abusi e che gran parte delle intercettazioni riportate dai giornali arrivano da situazioni delicate e richiedono molta attenzione per essere capite e contestualizzate.

L’inchiesta
Giovedì, i carabinieri di Reggio Emilia hanno messo agli arresti domiciliari sei persone e hanno notificato altre dieci misure cautelari in seguito a una complicata indagine con la quale sostengono di aver scoperto una vasta organizzazione criminale che da una parte aveva lo scopo di togliere bambini a famiglie in difficoltà e affidarli a famiglie di amici o conoscenti, mentre dall’altra gestiva illecitamente fondi pubblici. L’indagine si occupa in particolare dell’affidamento di sei bambini, ma sembra che ora saranno studiati molti altri casi di affidamento legati ai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio di sette comuni che condividono la gestione di molti servizi.

Tra le persone agli arresti domiciliari ci sono Andrea Carletti, il sindaco di Bibbiano, uno dei comuni dell’Unione, la responsabile dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza e anche tre psicoterapeuti del centro Hansel e Gretel di Moncalieri, specializzato in abusi su minori e che era affidatario dei servizi di psicoterapia per l’Unione Val d’Enza. Tra quelle che hanno ricevuto la sospensione dai loro incarichi ci sono diversi psicologi e assistenti sociali che lavoravano per l’Unione Val d’Enza.

Secondo i pubblici ministeri di Reggio Emilia, gli psicologi e gli assistenti sociali coinvolti nell’indagine volevano guadagnare sfruttando l’affidamento di bambini e la loro cura. I documenti dell’indagine raccontati dai giornali parlano di atti contraffatti, forzature e manipolazioni di bambini in modo che emergessero situazioni molto gravi – abusi e violenze in famiglia che in realtà non erano avvenute – tali da giustificare il loro affido. Le famiglie affidatarie, come previsto dalla legge, avrebbero ricevuto un aiuto economico (si parla di cifre tra i 600 e i 1.200 euro al mese); gli psicologi avrebbero invece ricevuto compensi per il loro lavoro terapeutico con i bambini vittime di abusi (si parla di 135 euro a seduta).

L’elettroshock
Uno dei dettagli più ripresi sull’inchiesta è quello dell’elettroshock, una terapia basata sull’uso di scariche elettriche che sembrava essere stata usata sui bambini per manipolare i loro ricordi. Nelle prime ore dopo la notizia degli arresti, i giornali avevano parlato con molta enfasi della storia dell’elettroshock; Luigi Di Maio in un post su Facebook aveva parlato di «impulsi elettrici per modificare la memoria dei bambini e convincere i giudici della necessità dell’affido».

Gli stessi giornali che avevano parlato di elettroshock si sono poi corretti nei giorni seguenti, spiegando che la funzione dell’apparecchio trovato dai carabinieri era stata fraintesa. Non era un apparecchio per l’elettroshock – una terapia ormai molto rara e che si può eseguire solo in pochi casi – e non poteva essere usato per trasmettere scariche elettriche ai pazienti: era invece di un apparecchio usato nell’ambito della psicoterapia EMDR, una tecnica utilizzata e rispettata dalla comunità scientifica, che permette di mandare ai pazienti stimoli acustici e tattili. I “due fili” di cui hanno parlato i giornali sono collegati a due manopole che vibrano.

Il sindaco di Bibbiano
Andrea Carletti, sindaco di Bibbiamo rieletto poche settimane fa con il Partito Democratico, è stato inizialmente accusato di aver fatto parte della presunta organizzazione criminale che gestiva gli affidi. Carletti, che è stato messo agli arresti domiciliari, è anche finito in un’immagine propagandistica molto dura fatta girare anche da Di Maio, e il suo coinvolgimento ha generato accuse contro il Partito Democratico – da sempre molto forte di Emilia-Romagna – di connivenza con un sistema criminale e violento.

Negli ultimi giorni è stato però chiarito che Carletti non aveva niente a che fare con il presunto giro di affidi e manipolazioni sui bambini. Ha scritto Repubblica che venerdì il capo della procura di Reggio Emilia Marco Mescolini ha spiegato meglio le accuse contro Carletti: «Risponde solo di abuso d’ufficio e falso. Gli viene contestato di aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, ma non è coinvolto nei crimini contro i minori».

Le intercettazioni e le manipolazioni
Al centro dell’indagine dei carabinieri ci sono diverse intercettazioni che – secondo i pm – dimostrerebbero come gli psicologi e gli assistenti sociali avrebbero manipolato i bambini in modo da convincerli di aver subito abusi che non avevano subito. Oltre alle manipolazioni dirette – negli atti sono riportate molte frasi dette durante incontri tra psicologi e bambini – secondo i carabinieri ce ne sarebbero state anche di indirette: atti manipolati, frasi riportate in modo errato e attribuite ai bambini e almeno un disegno “corretto” da uno degli psicologi per avvalorare la tesi degli abusi subiti.

Queste frasi sono state molto riprese dai giornali, ma quando le si legge bisogna ricordare almeno due cose: fanno parte degli argomenti di una delle parti in causa, non possono essere considerate “prove” (perché siano tali dovranno essere sottoposte a contraddittorio, durante il processo) e sono state registrate in contesti molto delicati, che possono essere molto complicati da capire per chi non si occupi di psicoterapia e di abusi su minori. Per esempio: i giornali hanno pubblicato la fotografia dei regali inviati dai genitori biologici ai loro figli dati in affido, e mai consegnati ai bambini per volontà degli assistenti sociali. La cosa può sembrare una crudeltà gratuita nei confronti dei bambini, ma potrebbero esserci state buone ragioni per non consegnare quei regali. Insomma, bisognerà ascoltare entrambe le parti e conoscere meglio il contesto di atti e decisioni.

Questo non significa che l’inchiesta finirà necessariamente in nulla, ma che valutarla solo sulla base degli elementi che si hanno ora – per giunta col filtro dei giornali – può essere fuorviante. Diversi esperti di psicoterapia su bambini vittime di abusi hanno spiegato in questi giorni che è di un lavoro molto delicato e complesso, e che in generale il centro Hansel e Gretel ha una buona reputazione. Il suo fondatore, Claudio Foti, anche lui agli arresti domiciliari, è considerato uno dei principali esperti in Italia di lavoro con bambini vittime di abusi, è autore di diversi testi e ha formato decine di altri psicoterapeuti. A Repubblica il dottor Luigi Cancrini, direttore scientifico del Centro di aiuto al bambino maltrattato di Roma, ha detto che «è una sciocchezza pensare che Claudio Foti giri i paesi reggiani per 135 euro a seduta» e che «quello che a volte succede in chi si addentra molto in queste situazioni è un entusiasmo da lavoro in cui ci si può trovare a essere troppo sensibili agli accenni che può fare il bambino. Esistono sempre rischi opposti: non prendere il bimbo sul serio o empatizzare troppo, entrando – in buona fede – in collusione con le sue fantasie».