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  • Martedì 18 giugno 2019

16+ libri letti dalla redazione del Post

Ve li consigliamo se siete in cerca di qualcosa da leggere per quest'estate: non sono tutti usciti di recente, non sono tutti romanzi, ma ci sono piaciuti

Libri e riviste al Post
Libri e riviste al Post

Nei due periodi dell’anno in cui si pensa che le persone abbiano più tempo per leggere o voglia di farlo – le vacanze di Natale e l’estate – sui giornali si trovano liste di consigli di libri, per chi diffida di copertine e quarte oppure vuole scegliere in un menù variegato. Non è sempre semplice trovare un criterio sensato per queste liste, che di solito finiscono per raccomandare solo libri usciti da poco. Possono essere utili per chi frequenta molto le librerie e legge tutto l’anno, ma un po’ riduttive per chi di solito non ha tempo e vuole usare quello che ha per leggere qualcosa che valga davvero la pena, a prescindere dalle ultime mode editoriali.

Per questo le regole che la redazione del Post si dà per questi consigli (come aveva fatto l’anno scorso) sono due e molto semplici: 1) consigliamo un qualsiasi libro che ci è piaciuto molto; 2) lo facciamo in un paragrafo al massimo. Quest’anno nessun redattore ha violato la seconda regola; sulla prima è stata fatta un’eccezione soprattutto per il peraltro direttore. E quindi, avrebbero dovuto essere 16 consigli, ma sono diventati “16+”.

Francesco Costa
Roma non perdona di Carlo Verdelli
Non c’è modo di capire cosa siano nel 2019 Roma e il potere a Roma senza leggere questo libro.

Elena Zacchetti
Teoria del partigiano di Carl Schmitt
La Teoria del Partigiano è un libro che ha dentro tantissime cose, ma ce ne sono due in particolare che mi spingono una volta ogni paio d’anni a riprenderlo in mano e a rileggerne delle parti. La prima è il modo in cui parla del cambiamento, e di come in guerra e in politica (e in molte altre cose, aggiungo io) esistano sempre spazi per inventarsi qualcosa di mai fatto prima e per creare del nuovo potere. La seconda è il modo in cui racconta la differenza che esiste tra legalità e legittimità. È la stessa differenza che sta al centro di moltissime discussioni odierne sulla “rivalità” tra il diritto e la politica internazionale, e che se capìta – credo io – renderebbe questo mondo un posto più civile e bello in cui vivere.

Davide Maria De Luca
Lo schianto di Adam Tooze
Se non avete letto questa magistrale e comprensiva storia della crisi economica uscita un anno fa, questo è un buon momento per recuperare. Adam Tooze insegna alla Columbia University ed è uno dei principali storici economici moderni. La sua scrittura è intrigante e alla portata di chiunque (cercate di tenere duro quando arrivate al capitolo sugli strumenti finanziari). Pur raccontando storie e aneddoti da singoli paesi colpiti dalla crisi, compresa l’Italia, centrale in diversi capitoli, Tooze non si perde mai e mantiene il libro concentrato sull’obiettivo di fornire al lettore un quadro completo della grande recessione e degli anni che l’hanno seguita. Per quelli di voi che se la sentono, la versione in inglese è particolarmente consigliata.

Giulia Siviero
Il frutto della conoscenza di Liv Strömquist
Non è nuovo, ma non lo conoscevo. Lei è una fumettista: svedese e femminista. Tra il bianco e il nero della prima parte (con tocchi di rosso per il ciclo mestruale) e il colore della seconda parte, racconta secoli di pregiudizi e oppressioni sessuali. Contro le donne. Ci sono sant’Agostino, Sartre, John Harvey Kellogg, quello dei cereali, Freud, ovviamente, la Bella Addormentata e le divinità indiane. Passando per libri di biologia e le pubblicità degli assorbenti. Fa molto ridere (quella risata lì, però, che poi si trasforma subito in un’altra cosa) ed è documentatissimo.

Emanuele Menietti
Il buio oltre la siepe di Harper Lee
È uno di quei libri che o hai letto da ragazzino o ricorrerà ogni tanto in qualche conversazione da adulto, facendoti sentire tagliato fuori. Facevo parte del club dei secondi fino a qualche mese fa, prima che mi fosse consigliato. Ci ho guadagnato Scout e Jem, due nuovi simpatici amici da libreria con la loro storia “nel profondo sud degli Stati Uniti” (come dicono quelli che recensiscono i libri). Affronta temi seri, come la discriminazione e lo stupro, ma con onestà e un calore umano particolare. Racconta soprattutto le estati ed è perfetto da leggere sotto un albero, anche se a migliaia di chilometri di distanza dall’Alabama. L’ho letto in lingua originale, si fa un po’ di fatica con lo slang del sud all’inizio, poi si capisce tutto. Il film non l’ho mai visto, e per ora va bene così.

Arianna Cavallo
Impostori
La notizia della scarcerazione di Jean-Claude Romand ha fatto riparlare di L’avversario di Emmanuel Carrère, il libro che ne racconta l’impostura. Romand, con la sua armatura disperata di bugie, è il più emblematico dei protagonisti – così mi pare – della nostra epoca, che non è fatta di re sotto mentite spoglie ma da chi ammassa vittorie dal niente, dietro una maschera che finirà per cadere: scrittori di memoir menzogneri, giornalisti di false interviste, fasulli internati in campi nazisti ed ereditiere che non lo erano. Se avete ancora fame di storie di impostori, se un po’ vi ci sentite sui social o al lavoro, portatevi in valigia la raccolta a tema di Nuovi Argomenti. Scoprirete da dove viene il fascino di Cary Grant, la storia della spiritista che abbindolò Conan Doyle e quelle nel Museo del falso, e imparerete, forse, a fare i conti con chi siete, tanto «col tempo diventiamo tutti impostori di noi stessi».

Luca Misculin
After Europe di Ivan Krastev
È il libro più chiaro e sintetico che mi sia capitato di leggere sulla destra populista (in attesa che esca il nuovo saggio di Cas Mudde). Scritto da un politologo bulgaro che interviene spesso sul New York Times, racconta in maniera piuttosto avvincente i sommovimenti sociali ed economici avvenuti negli ultimi anni, soprattutto nell’Europa dell’Est e nei paesi occidentali più instabili come (ehm) l’Italia e la Francia. Il capitoletto che spiega perché buona parte dell’elettorato bulgaro odia la propria élite fa venire voglia di fare come Fantozzi nella famosa scena in cui scopre che «il padronato» lo ha sempre ingannato. Di recente è uscita anche la versione italiana, col titolo Gli ultimi giorni dell’Unione, per la casa editrice della LUISS.

Alessia Mutti
Un amore di Dino Buzzati
Pubblicato nel 1963, è un romanzo che si legge veloce, come la scrittura di Buzzati e i pensieri del protagonista, nella forma di un monologo spesso con pochissima punteggiatura in cui si ritroverà chi è abituato ad avere la testa affollata di pensieri, da fare e disfare e poi ancora rimuginarci su. Parla di Antonio Dorigo, un borghese milanese che si innamora di una prostituta molto più giovane, la Laide (una maschietta, come la definisce lui), e di gelosie e pensieri ossessivi sullo sfondo di una vecchia Milano da riconoscere tra via della Moscova, la Scala, via Velasca e vicolo del Fossetto, a Garibaldi.

Gabriele Gargantini
Congo e Zinco di David Van Reybrouck
Sono due libri, perché ho fatto quella cosa che fai quando te ne piace uno e allora ne cerchi un altro dello stesso autore. Il primo è più noto, per quanto possa esserlo un saggio di quasi settecento pagine sulla storia del Congo. Ma molto meno noioso di quanto potrebbe sembrare un saggio di quasi settecento pagine sulla storia del Congo. Il secondo, Zinco, è arrivato in Italia meno di un anno fa e in meno di settanta pagine racconta la storia di un uomo che nella sua vita non si è spostato molto ma ha cambiato cinque nazionalità perché intorno a lui intanto cambiava il mondo. Si chiamava Emil Rixen. Zinco racconta anche la ancora più assurda storia di Moresnet, un microstato tra Belgio e Germania che smise di esistere un secolo fa. Forse vi conviene partire da questo e poi, nel caso, passare a Congo. Tra l’altro ho mentito: Congo non l’ho letto, l’ho ascoltato in audiolibro.

Ludovica Lugli
Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh
Il 24 gennaio ho finito di leggerlo e subito dopo ho pensato: «Questo è il romanzo più bello del 2019». È anche una grande impresa: Moshfegh è riuscita a rendere interessante la storia di una tizia che decide di chiudersi in casa per un anno e non fare molto altro che dormire. Ambientato nel 2000, ci racconta del malessere della fine del secolo scorso con il senno di oggi (avete letto altre libri che lo fanno? consigliatemeli). Altra cosa notevole: parla di un personaggio a tratti repellente ma non mostruoso (la recente moda narrativa è piena di veri cattivi) e quindi molto realistico: il risultato è che proviamo un diverso tipo di empatia, o almeno questa è l’impressione che ho avuto io. Moshfegh aveva già scritto un altro romanzo, Eileen, e una raccolta di racconti Nostalgia di un altro mondo: meglio il primo, i racconti sembrano solo prove generali e i personaggi di Moshfegh arrivano a colpirci dove devono solo quando passiamo tanto tempo con loro.

Stefano Vizio
Moby-Dick di Herman Melville
Il primo agosto sarà il duecentesimo anniversario dalla nascita di Herman Melville: ci sono state varie celebrazioni, ce ne saranno altre, sono usciti e usciranno begli articoli e Mimemis ha pubblicato una nuova biografia, Herman Melville. Racconto di un tipo strano (che però non ho ancora letto). L’estate del 2019 potrebbe quindi essere quella buona per leggersi il più formidabile e appassionante trattato di cetologia mai scritto, magari nella nuova traduzione di Einaudi. Ma ci sono anche soluzioni meno impegnative per onorare il più grande romanziere americano di sempre. Per esempio potete leggere Billy Budd, che in meno di 150 pagine riesce a raccontare una grandiosa storia di ammutinamenti e di conflitti etici modernissimi, oppure il suo romanzo d’esordio Typee, ottimo per bisognosi di avventura e appassionati di autofiction ante litteram.

Valentina Lovato
Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère
Racconta di esistenze dolorose al limite del sopportabile, di tragedie familiari e collettive, di anime coraggiose e fiere, e dell’amore che riesce a infilarsi e tenere tutto in equilibrio. Piangerete, ma poi starete meglio.

Mario Macchioni
L’arte del dubbio di Gianrico Carofiglio
Mi ha consigliato questo libro un giurista, vendendomelo molto bene e assicurandomi che l’avrei trovato interessante. E una volta letto gli ho dovuto dare ragione, al mio amico giurista. L’arte del dubbio è un piccolo manuale dell’interrogatorio, quello spazio dei processi penali in cui accusa e difesa si giocano la possibilità di influenzare il giudizio finale. Era stato concepito come un manuale per specialisti, ma poi ha attirato l’interesse di un pubblico più ampio, generato dal fatto che il libro apre con disinvoltura le porte di un mondo complesso, quello della giurisprudenza e dei dibattimenti processuali. Ci si trova dentro una raccolta divertente di racconti giudiziari ricchi di aneddoti, ma anche un’analisi dei meccanismi della comunicazione che è utile da leggere non solo per un pubblico ministero ma anche per noi del mondo fuori.

Marta Impedovo
L’educazione di Tara Westover
Questo libro ha le due cose più belle dei libri: una storia potente (e vera) e una scrittura impeccabile. È uscito l’anno scorso, quando l’autrice aveva 32 anni, e racconta la sua storia. Tara Westover è nata in un paesino sperduto tra le montagne dell’Idaho in una famiglia integralista di fede mormona. Lei e i suoi sei fratelli sono stati partoriti in casa ed educati in casa, non hanno mai visto un medico e fin da piccolissimi hanno lavorato nel cantiere di demolizione del padre, non senza gravi incidenti. E questo è solo quello che si può dire, perché il resto (e ce n’è) sarebbe spoiler. È una storia cruda e allo stesso tempo delicatissima sulla conquista della libertà attraverso la conoscenza.

Marco Surace
Tutte le avventure di Arsenio Lupin di Maurice Leblanc
Ammetto che fino a qualche mese fa se sentivo parlare di Lupin pensavo al manga Lupin III che guardavo con piacere in TV il secolo scorso. Poi ho scoperto per caso che il ladro gentiluomo – di cui Lupin III si vanta di essere il nipote – era un personaggio letterario fantastico, inventato a inizio Novecento da Leblanc: la risposta francese alla fantasia di Conan Doyle che aveva creato Sherlock Holmes solo pochi anni prima. Oltretutto il personaggio di Arsenio Lupin è ispirato a quello Alexandre Marius Jacob, famoso anarchico ma anche artista dello scasso, ideatore di nuove tecniche nel mestiere del furto, esperto di recitazione e travestimento, dall’approccio scientifico nella progettazione dei reati. C’è anche un crossover ante litteram: in un racconto Lupin ha a che fare con un investigatore arrivato apposta dall’Inghilterra per catturarlo, tale Herlock Sholmes.

Luca Sofri
Vari di autori vari
Da ragazzi i libri di storia, i saggi, sono noiosi: somigliano ai libri di scuola, e la fiction invece produce sogni e fantasie più adatte a quei tempi. Poi, chi prima e chi poi, si scoprono le cose incredibili e avvincenti che sono successe e succedono nel mondo reale e si diventa curiosi di capirle: a me per qualche ragione successe leggendo il formidabile libro di Marco D’Eramo sulla storia di Chicago, Il maiale e il grattacielo, e poi con mille altri e mi ricordo di essermi appassionato come se fossero romanzi a La brutale amicizia di Deakin su Mussolini e Hitler, o a Il controllo della natura di John McPhee, bravissimo narratore di questioni di geografia umana e fisica. Così ora leggo soprattutto storie vere, o libri che cercano di capire il mondo che le produce: è molto bello il libro di Concetto Vecchio sulla storia della sua famiglia e dell’immigrazione italiana in Svizzera, è utile a capire cosa sta succedendo la scorrevole analisi di William Davies, Stati nervosi (ne avevo scritto meglio qui), è un bel modo di capire la Russia quello che è un romanzo, in realtà: Il futuro è storia, di Masha Gessen. E voi leggereste ancora un libro sul processo per Piazza Fontana? Se comincia coinvolgente come una serie tv, come quello di Benedetta Tobagi, io sì. E poi quest’estate finisco Perché il buddismo fa bene di Robert Wright, da cui avevo imparato un sacco di cose e che sta in quella categoria che forse hanno tutti: “come mai mi piaceva molto, e poi a un certo punto mi sono distratto e non l’ho finito?”.

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