La nuova moda maschile di Prada

È stata presentata con una sfilata a Shanghai – e non a Milano – ed è molto più colorata, giocosa, e sperimentale di prima

La sfilata di Prada Uomo Primavera/Estate 2020; Shanghai; 6 giugno 2019; (Prada)
(Zhijian Liu/Getty Images for Prada)
La sfilata di Prada Uomo Primavera/Estate 2020; Shanghai; 6 giugno 2019; (Prada) (Zhijian Liu/Getty Images for Prada)

Prada ha presentato giovedì a Shanghai la sua collezione Uomo per la primavera/estate 2019, in anticipo sul calendario delle sfilate della moda maschile, che in Italia inizierà con la fiera di Pitti, a Firenze, l’11 giugno, e proseguirà a Milano dal 14 al 17 giugno. Contrariamente al solito, la sfilata non si è tenuta nella torre della Fondazione Prada, a Milano, ma in Cina, ufficialmente per festeggiare i 40 anni del gemellaggio delle due città. In realtà è la risposta all’interesse della moda italiana per il mercato cinese, dominato dai più giovani e sempre più in cerca di prodotti di lusso, ed è un tentativo di Prada di rimediare a un anno, il 2018, un po’ deludente e di tenere il passo con aziende come Gucci, Chanel e Louis Vuitton, molto richieste nel Paese. Vogue scrive che è una strategia che si ritrova anche nella realtà: passeggiando per Shanghai ci si imbatte in continuazione in manifesti pubblicitari e negozi di Prada.

La sfilata, come sempre per Prada, è stata interessante anche per l’allestimento, curato dallo studio OMA di Rem Koolhaas nel Minsheng Wharf, un ex magazzino di grano e cereali con una capacità di 80 mila tonnellate (è uno dei più grandi dell’Asia): la passerella labirintica si snodava tra sedute circolari in una composizione di luci a neon.
La collezione si chiama Optimist Rhythm e, come le ultime disegnate dalla direttrice creativa Miuccia Prada, cerca di rispondere con ottimismo e giocosità all’oscurità dei tempi in cui viviamo. Il tono si riflette negli abiti essenziali e classici dell’abbigliamento maschile, come giacche, camicie, tweed e pantaloni color cachi, che vengono però reinterpretati nei tagli e nelle proporzioni, sottolineando la stranezza di un accostamento o ridisegnando in modo non convenzionale le forme del corpo. Non c’erano più stampe di rose e mostri ma di oggetti tecnologici del passato, come musicassette e VHS, e non era assente uno dei temi centrali della moda di oggi, il gender fluid, ovvero il mescolamento tra capi ed estetica maschile e femminile: nelle forme, nei colori (come il rosa o l’azzurro pastello), nelle grosse collane portate sul petto nudo e nella prima sfilata da uomo di Nathan Westling, un modello transgender che da donna aveva sfilato spesso per Prada.

Vogue ha scritto che la collezione potrebbe essere un punto di svolta per Prada: «Per molto tempo le sue sfilate maschili sono state fatte di pantaloni dritti tagliati a metà polpaccio, polo, e giacche a vento larghe. Da quando ha avuto successo con le stampe pop, Miuccia Prada ha avuto il coraggio di disegnare andando oltre i suoi classici punti di forza: pantaloncini corti e giacche strette con cintura, e ora canottiere larghe e pantaloncini con zip. È un piacere osservarla esplorare le proporzioni e i significati nell’abbigliamento maschile con la stessa acutezza che mette in quelle femminili».