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  • Venerdì 7 giugno 2019

La legge sullo stupro in Grecia

È stata presentata dal governo e adotta il cosiddetto "modello consensuale": ma ci sono volute le proteste dei movimenti femministi, perché una prima versione del testo era molto problematica

Il governo greco guidato da Alexis Tsipras ha accolto, all’ultimo momento e dopo le proteste dei movimenti femministi, di Amnesty International e delle parlamentari di Syriza (cioè il partito del primo ministro), un emendamento a una proposta di legge inizialmente molto criticata che ha a che fare con la violenza contro le donne e lo stupro. Il testo originario presentato dal governo – all’interno di una più ampia riforma del codice penale che riduce le condanne per alcuni reati gravi – non riconosceva il sesso senza consenso come stupro e limitava ulteriormente la definizione del reato, già subordinato al fatto che dovesse esserci violenza fisica. Definiva cioè lo stupro come un atto sessuale commesso con l’uso della forza o con minaccia di “pericolo grave o diretto” e puniva i trasgressori con un minimo di cinque anni di carcere.

Meno di 24 ore dopo che i gruppi di donne e le associazioni per i diritti umani avevano iniziato la loro protesta, il ministro della Giustizia Michalis Kalogirou ha chiarito che il sesso senza consenso sarebbe stato considerato stupro e, in quanto tale, punito per legge: «Chiunque tenti un atto sessuale senza il consenso della vittima è punito con la reclusione fino a 10 anni», dice il testo rivisto al paragrafo 5 dell’articolo 336 del nuovo codice penale. È stata quindi cancellata la frase che in alcune circostanze considerava il crimine un «reato minore da punire con la reclusione da 3 a 5 anni». Ora, lo stupro è stato invece definito sulla base dell’assenza del consenso della vittima e non sul grado di violenza applicato dall’autore del reato.

Il nuovo testo dovrebbe essere discusso oggi, venerdì 7 giugno: entrerà poi in vigore dal prossimo primo luglio. Eirini Gaitanou, responsabile di Amnesty International Grecia, ha parlato di «una vittoria storica per le donne. Da oggi la legislazione greca riconosce l’ovvio e cioè che il sesso senza consenso è stupro e chiarisce che non è richiesta la violenza fisica perché un reato sia considerato stupro».

I principi stabiliti dalla Convenzione di Istanbul del 2011 sulla violenza sulle donne, il testo più avanzato in materia, prevedono tra le altre cose che le nazioni firmatarie debbano considerare illegale qualsiasi forma di atto sessuale che non preveda il consenso dei partecipanti. Nonostante sia stata firmata dalla maggior parte dei paesi europei, sono pochi quelli che hanno cambiato le proprie leggi per riconoscere il sesso non consensuale come stupro. Tra questi ci sono la Svezia, il Regno Unito e la Germania. Una volta approvata la nuova legge, la Grecia diventerà solamente il decimo paese in Europa a stabilire questo principio nel proprio codice penale.

Il modello consensualistico è considerato il più evoluto dalle femministe e da chi si occupa di violenza contro le donne. In generale, e in base all’importanza attribuita al consenso in senso decrescente, si possono distinguere tre diversi modelli di diritto penale sessuale: il modello consensuale, quello limitato e quello vincolato. Il modello consensuale puro dà rilevanza massima al consenso. Significa che c’è un reato quando in qualsiasi tipo di relazione sessuale manca il consenso valido della persona offesa: è riassumibile nella formula “Sì significa Sì”. La California nel 2014 ha approvato una legge di questo tipo soprannominata appunto “Yes Means Yes”: parte dal principio che un rapporto sessuale legale debba essere accettato da entrambe le parti, e non che da un rapporto indesiderato una persona debba dissentire o si debba difendere.

Il modello consensuale limitato dà importanza non tanto al consenso ma al dissenso: è cioè necessaria una effettiva e manifesta volontà contraria (dissenso) della persona che ha subìto una violenza e si può sintetizzare nella frase “No significa No”. Questo modello non offre però una protezione adeguata a quelle donne che non sono in grado di esprimere chiaramente la loro mancanza di consenso: e moltissime donne stuprate hanno raccontato di aver scelto di non reagire alla violenza per paura che la loro resistenza potesse peggiorare la situazione, senza però che questo rendesse lo stupro meno stupro.

Il terzo modello è quello vincolato: è il più diffuso e antico, ed è valido anche in Italia. Il nostro codice penale ha mantenuto uno dei principi fondamentali del codice Rocco del ventennio fascista: la necessaria presenza della violenza e della minaccia quali mezzi di aggressione per il riconoscimento del reato.