10 cose sul terzo episodio di “Game of Thrones”

Quello che non avete capito, quello che avete solo intuito e quello che volete rivedere, messo in ordine

L’ultimo episodio di Game of Thrones è stato il più denso, movimentato e costoso della serie. Si intitola “La Lunga Notte”, l’hanno scritto i due creatori della serie (David Benioff e D. B. Weiss) e l’ha diretto Miguel Sapochnik, regista degli episodi con la battaglia di Aspra Dimora e la battaglia dei Bastardi. Se c’erano dieci cose di cui parlare dopo il penultimo episodio, quello lento e di preparazione, figuratevi quante ce ne sono per l’ultimo, che dura più di ottanta minuti, la maggior parte occupati dalla più imponente scena di battaglia della storia della televisione. Quindi cominciamo, sempre tenendo conto che da qui in avanti ci sono spoiler grandi come giganti-zombie.

Il riassuntone

Versione breve: hanno vinto i vivi (il punto della vittoria l’ha fatto Arya) ma molti di loro sono morti.
Versione lunga: dopo qualche minuto di tensione e attesa, arriva Lady Melisandre, che fa con le spade di tutti i Dothraki quello che Beric Dondarrion fa solo con la sua. I Dothraki, muniti di spade infuocate, si lanciano quindi nel buio contro l’esercito degli Estranei: solo che le spade si spengono e quasi tutti i Dothraki muoiono uno dopo l’altro. Poi c’è la battaglia, che viviamo soprattutto da tre punti di vista: quello di chi combatte, quello di chi aspetta nelle cripte e quello di Jon e Daenerys, l’aviazione di Westeros. Ci sono un paio di momenti distensivi – un breve dialogo tra Arya e Sansa e un altro sempre con Sansa che, dopo essere andata nelle cripte, dice a Tyrion che è stato il migliore tra i suoi mariti (ma non ci voleva granché). Perlopiù però si combatte. E più si combatte e più le cose sembrano mettersi male per i vivi.

Jon e Daenerys riescono a disarcionare il Re della Notte dal suo DRAGOZOMBIE: Daenerys prova a bruciarlo, ma il Re della Notte è apparentemente ignifugo e fa pure un mezzo sorriso; Jon Snow prova a sfidarlo a duello, ma il Re della Notte si ricorda che con un solo gesto svogliato può annullare la prima ora di episodio, riportando in vita tutti i morti (anche quelli che da vivi stavano con i buoni e anche quelli nelle cripte, per soprammercato).

Mentre molti muoiono, Arya finisce tra i corridoi e le stanze di Grande Inverno, in mezzo a sempre più zombie. Arrivano però Beric e il Mastino (che spaventato dal fuoco dice «stiamo combattendo la morte, non si batte la morte», ma poi si attiva per salvare Arya) e la tirano fuori dai guai. Melisandre spiega ad Arya che deve “far chiudere degli occhi blu” e Arya esegue, uccidendo il Re della Notte, che muore così come era “nato”: con una pugnalata in pieno petto. Nell’ucciderlo Arya mette in pratica gli insegnamenti ricevuti negli anni da diversi maestri, e tra l’altro usando una mossa simile a quella che aveva già usato in un combattimento di allenamento con Brienne. Potrebbe interessarvi sapere che i creatori della serie, David Benioff e D.B. Weiss, hanno detto che sapevano da circa tre anni che sarebbe stata Arya a uccidere il Re della Notte.

Non ci siamo dimenticati di tutti i volti noti morti nell’episodio: ne parliamo nella prossima scheda.

Chi è morto?

Beh, un sacco di gente. Molti addirittura sono morti, sono diventati zombie e poi sono morti di nuovo. Ma restringiamo il conto a quelli di cui sapevamo il nome. Probabile che anche voi abbiate fatto il “totomorti” di Game of Thrones con i vostri amici nei giorni precedenti alla terza puntata. Di indizi che lasciavano presagire certe dipartite ce n’erano: la nomina a cavaliere di Brienne sembrava un po’ un bacio della morte, e i progetti futuri tra Verme Grigio e Missandei erano molto sospetti. In realtà loro se la sono cavata, per ora. Non si può dire lo stesso di Edd Doloroso, il primo morto illustre della puntata, che si sacrifica per salvare Samwell Tarly. Lyanna Mormont si è trovata davanti un gigante-zombie, e ha venduto cara la pelle. Beric Dondarrion era morto così tante volte da perdere il conto, ma lui per primo sapeva che senza Thoros non c’era più nessuno a riportarlo in vita.

Theon Greyjoy ha concluso il suo intricato arco narrativo con una piena redenzione, lanciandosi contro il Re della Notte e sovrastimando un po’ le sue possibilità. Ed è morto come probabilmente desiderava morire anche Jorah Mormont, combattendo per proteggere la donna della sua vita. Lady Melisandre lo aveva detto chiaramente fin da subito, che sarebbe morta prima dell’alba, mentre sicuramente il Re della Notte aveva già fatto dei piani per la mattinata successiva.

Perché era tutto così scuro?

È una cosa di cui si sono lamentati in molti, che hanno segnalato di non aver potuto distinguere bene tutte le cose successe in battaglia. Una prima cosa da dire è che il buio è una scelta stilistica: sono diverse stagioni che Game of Thrones si è fatta più scura, seguendo l’arrivo dell’inverno e, per l’appunto, della lunga notte. La scena finale, quella in cui Ser Davos guarda Lady Melisandre allontanarsi da Winterfell, è infatti ambientata all’alba. Fabian Wagner, il direttore della fotografia dell’episodio, ha poi spiegato a Vanity Fair che la priorità era dare un’illuminazione realistica e naturale alle scene: e di notte si vede poco, come forse saprete.

Questi sono alcuni dei motivi per cui l’episodio era scuro: ma come ha scritto Gizmodo potrebbe non essere il motivo per cui non l’avete visto bene. Se lo avete riprodotto su un computer portatile o su una tv non di prima fascia, e se lo avete visto in streaming e non direttamente su Sky, è probabile che la resa finale sia stata molto inferiore a quella pensata originariamente. Uno schermo che non è un grande schermo fatica soprattutto nelle scene notturne. I neri che avete visto probabilmente non erano molto neri, per dirne una. E in un episodio con così tanto nero, è una questione piuttosto importante. Un accorgimento gratis è quello di guardare la puntata nella più completa oscurità: aiuta. Ma attenti, che «la notte è buia e piena di terrori».

La storia di quel pugnale

Lo sapete il famoso principio formulato dal drammaturgo russo Anton Checov, secondo cui se all’inizio di una storia compare una pistola, quella pistola prima o poi deve sparare? In Game of Thrones non ci sono pistole ma ci sono un sacco di altre armi, e probabilmente nessuna è più citata del pugnale con il manico in osso di drago e la lama in acciaio di Valyria che Arya usa per uccidere il Re della Notte.

La prima volta che lo abbiamo visto è nella prima stagione, in mano a un assassino inviato per uccidere Bran Stark: il piano fallisce, perché Catelyn Stark è nella stanza e il metalupo Summer sventa l’omicidio. Ma da quell’episodio si dipana un bel pezzo della trama di Game of Thrones: in breve, Littlefinger accusa Tyrion di essere il proprietario del pugnale, Catelyn Stark lo rapisce, questo provoca la reazione di Tywin Lannister che invade le Terre dei Fiumi, governate dalla casa Tully, cioè quella di Catelyn Stark. Da lì inizia sostanzialmente guerra dei cinque Re, cioè quella che occupa buona parte della serie.

Il pugnale era stato inizialmente preso da Ned Stark, ma dopo la sua esecuzione viene rubato da Littlefinger. Da lì non ricompare fino alla settima stagione, quando lo vediamo in un libro sfogliato da Samwell Tarly alla Cittadella. E alla fine lo vediamo anche dal vivo, quando Littlefinger lo dà a Bran Stark, che a sua volta lo dà ad Arya. Alla fine della settima stagione, Arya lo usa per tagliare la gola a Littlefinger, che si scopre essere sempre stato il proprietario del pugnale: non sappiamo ancora però come ne sia entrato in possesso. C’è una teoria sulla sua origine: dato che ha il manico in osso di drago, potrebbe essere stato forgiato dai Targaryen.

Infine: è stato proprio Bran a far avere quel pugnale a Arya, e gran parte della storia di quel pugnale gira attorno a lui sin dalla prima stagione. Visto che Bran sembra sapere molte cose, lui sapeva già – quando glielo diede nella settima stagione – come l’avrebbe usato Arya?

Due frasi di Arya a cui avreste dovuto fare caso

Nel secondo episodio Arya preferiva – comprensibilmente – passare quella che avrebbe potuto essere la sua ultima notte con Gendry anziché stare al freddo con Beric e con Sandor Clegane, il Mastino. Glielo diceva proprio, che non voleva passare le sue ultime ore con loro. E invece sono proprio quei due che la salvano dagli zombie nel castello (Beric usando tra l’altro la sua ultima vita) e che la conducono da Lady Melisandre, che le dice: «Cosa diciamo al Dio della morte?». Melisandre è un po’ come Bran, che dice alle persone frasi che avevano già sentito da qualcun altro. Quella l’aveva infatti detta ad Arya Syrio Forel, che le aveva insegnato a combattere nella prima stagione, quando entrambi erano ad Approdo del Re.

Anche la stessa Arya, poco prima della battaglia, aveva detto a Sansa una frase già sentita. Quando le ordina di andare nelle cripte e le dà un pugnale (non QUEL pugnale con la lama in acciaio di Valyria, un altro), Sansa dice di non saperlo usare e Arya le dice che basta infilzare la gente con la parte appuntita. È la stessa cosa che Jon Snow disse ad Arya nella prima stagione, quando le regalò la spada che si chiama Ago.

Momento-teorie

All’inizio della serie, Arya e Bran erano solo due giovani Stark. Poi sono cresciuti, e – per farla breve – lui ha smesso di essere Bran ed è diventato il Corvo con tre Occhi e lei è diventata, ma solo temporaneamente, “una ragazza senza nome”. Ma più passa il tempo più i due fratelli sembrano destinati a qualcosa di importante. E qui entriamo nel campo delle speculazioni, tutt’altro che certe.

Partiamo da Bran: c’è una teoria, che ha preso forza dopo il terzo episodio, in base alla quale lui sarebbe una sorta di incarnazione del Signore della Luce, contrapposto al Re della Notte (che non a caso lo voleva morto). La famosa divinità di cui parla in continuazione Melisandre, la divinità grazie alla quale Beric e Jon Snow sono stati riportati in vita. Ma è solo una teoria, e anche se fosse confermata bisognerebbe comunque capire cos’ha nella sua agenda il Signore della Luce. Allo stesso modo, dopo il terzo episodio, ha preso un po’ di forza la teoria secondo la quale Arya potrebbe essere la reincarnazione di Azor Ahai, cioè il “Principe che fu promesso”, un mitico condottiero che riuscì, migliaia di anni prima di Arya, a sconfiggere gli Estranei.

Ma Melisandre non sempre ci ha preso con le sue profezie e lei stessa disse a Daenerys, nella settima stagione, che le profezie non sono mai del tutto chiare e spesso sono pericolose. Vi ricordate tutta la storia secondo cui quel principe sarebbe dovuto essere Jon Snow, perché tra le altre cose nato sotto la «stella sanguinante» incisa sull’elsa di una spada che era lì quando fu partorito? In ogni caso, sembra che dopo aver vagato a destra e sinistra per stagioni intere Melisandre abbia infine assolto la sua funzione.

Ma quindi Bran cosa ha fatto, per tutto quel tempo?

Per gran parte del tempo, mentre Theon spara frecce infuocate contro ogni cosa che si muove, Bran è in uno dei suoi viaggi con gli occhi all’insù. Cosa fa? Dove va? Perché? Sembra piuttosto chiaro che Bran, attraverso i corvi, vada a cercare il Re della Notte, e che lo faccia così che il Re della Notte sappia dov’è e quindi vada a cercarlo. Bran vuole fare da esca e in effetti il piano riesce. Ma Bran continua il suo viaggio anche dopo, e non ci è dato sapere dove vadano i corvi e se nel loro viaggio vedano o facciano qualcosa di importante, magari per aiutare i vivi (alcuni di loro, almeno) a sopravvivere. O forse, più che chiederci dove fosse Bran, dovremmo chiederci quando fosse Bran: magari era intento a fare uno dei suoi viaggi nel tempo, chissà per vedere cosa. Di certo, dopo che Arya lo salva, resta impassibile, come suo solito.

Ma c’è un’altra teoria che ha guadagnato sempre più consensi dopo l’ultimo episodio ed è effettivamente suggestiva. Vi ricordate quando Bran tornò indietro nel tempo e fece impazzire Hodor? Certo che lo ricordate, RIP Hodor. In ogni caso: quell’episodio fece supporre a molti che Bran potesse quindi anche modificare il passato, e non solo vederlo. C’è chi ha ipotizzato che mentre era con gli occhi rivolti sotto l’albero stesse viaggiando nel tempo per fare sì che Arya potesse arrivare esattamente in quell’istante, perfettamente addestrata a uccidere in modo silenzioso e armata di un pugnale capace di uccidere il Re della Notte (esattamente nel punto in cui Bran le consegnò il pugnale).

Secondo questa teoria, quindi, Bran avrebbe messo in moto un piano cominciato nella prima stagione, organizzando il suo tentato omicidio e assicurandosi che Arya finisse a Braavos dal Dio dai Mille Volti. E secondo qualcuno, visto che il pugnale forse apparteneva a un Targaryen, e in particolare ad Aerys il Re Folle, Bran sarebbe tornato indietro fino a lui, facendolo impazzire e assicurandosi che il coltello finisse nelle mani di Littlefinger.

Com’eravamo nel finale, visti da fuori

Ok, possibile che i clienti di questo pub di Chicago che organizza delle visioni collettive fossero più coinvolti di noi: ma se non qualche applauso, qualche grido sulla scena finale c’è probabilmente stato anche a casa vostra. Oppure eravate soli, silenziosi e sconvolti.

Volete altri 40 minuti?

Il mini-documentario su come è stato girato l’episodio è, comprensibilmente, monumentale. La cosa che accomuna le testimonianze di tutti quelli intervistati, dal coordinatore degli stunt al regista Miguel Sapochnik, è che nessuno vorrebbe rifare quello che è servito fare per girare l’episodio. Tra le altre cose, 11 settimane di riprese notturne, anche a meno 14 gradi.

E ora?

Alla fine della settima stagione Cersei diceva a Jaime che lei preferiva starsene a sud, aspettare che gli Estranei e il resto dei vivi si uccidessero tra loro, e poi provare a sconfiggere chi fosse restato. Per ora sembra che il suo piano proceda alla grande, perché hanno vinto i vivi, ma molti di loro sono morti. Dopo mesi anni di attesa c’è stata la battaglia tra ghiaccio e fuoco e sembra proprio che abbia vinto il fuoco. Ma ora resta da capire chi siederà sul Trono di Spade.

Probabilmente non vedremo più una battaglia tanto imponente quanto quella del terzo episodio (niente draghi che volano imbizzarriti per levarsi di dosso decine di zombie, per capirci) ma restano tre episodi di possibili incontri e scontri (tra i più attesi c’è sicuramente il CleganBowl, quello tra i due fratelli Clegane), di segreti svelati, di possibili intrighi e di lotte per il potere. E molto probabilmente sì, si combatterà ancora. Tra le cose di cui ricordarsi: c’è Bronn che Cersei ha assoldato come assassino per i suoi fratelli. E a proposito di segreti, Sam se n’è andato dalla cittadella con un po’ di libri: pensavamo sarebbero potuti servire per sconfiggere il Re della Notte, e invece ci ha pensato Arya. Ma forse quei libri hanno anche altro da dire.

Per chi lo vuole, comunque, il trailer del prossimo episodio.