Confesso

Il lavoro fotografico di Tomaso Clavarino su chi ha subito abusi da membri della Chiesa, in mostra a Milano

Tomaso Clavarino

In Confiteor (parola latina che indicava la preghiera con cui il penitente confessava le proprie colpe nel rito cattolico latino), il fotografo italiano Tomaso Clavarino ha raccontato per immagini le storie di alcune persone vittime di abusi e molestie da parte di membri della Chiesa. In questi giorni, e fino al 1o maggio, il lavoro di Clavarino è in mostra da Officine Fotografiche a Milano.

Clavarino ha mostrato le storie che gli sono state raccontate mettendo insieme testimonianze e ritratti, fotografie di paesaggi, luoghi e oggetti: ci sono i tatuaggi sui corpi delle vittime di abusi, gli antidepressivi e gli oggetti che ricordano a queste persone le violenze subite, come pantaloni di velluto o sacchi a pelo, ma anche vecchie foto di famiglia. Sul blog di fotografia del New York Times, Lens, Clavarino ha spiegato di voler realizzare immagini che non fossero sensazionalistiche o troppo dirette, ma che voleva lavorare sull’«ambiguità dei luoghi e sulla sensibilità di queste persone».

Il lavoro di Clavarino è stato esposto a livello internazionale ed è stato realizzato grazie a contatti ottenuti tramite l’associazione italiana Rete l’abuso, che si occupa di aiutare chi ha subìto abusi da religiosi, un tema di cui si parla molto da anni. Dal 21 al 24 febbraio, in Vaticano si è svolto un incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa”, durante il quale si è parlato degli abusi sessuali compiuti dagli ecclesiastici sui bambini e sugli adolescenti. Al di là delle parole di condanna anche molto dure, però, non si è affrontato in modo ampio e sistematico il problema degli abusi – che non riguarda solamente i bambini ma anche molte donne religiose – e il Papa non ha annunciato alcuna misura concreta, come invece si aspettavano diverse associazioni di vittime che hanno criticato in modo molto esplicito l’esito dell’incontro.

Clavarino è nato a Torino nel 1986, vive in Italia e ha lavorato per giornali nazionali e internazionali come il Washington Post, l’Atlantic, Spiegel, Vice, il Guardian, D-La Repubblica e Internazionale. Questo è il suo sito, e questo il suo profilo Instagram.