Charlie fa surf sui fiori di loto

Il Vietnam contemporaneo, tra comunismo e capitalismo, fotografato da Simone Sapienza

Dal 2015 al 2017 il fotografo italiano Simone Sapienza ha viaggiato in Vietnam per fotografarlo dopo la guerra di qualche decennio fa, uno dei conflitti più lunghi e sanguinosi del Novecento, e mostrare le contraddizioni tra comunismo e capitalismo che oggi convivono nel paese. Le sue foto saranno in mostra fino al 24 maggio allo Spazio Labo’ di Bologna, dopo essere state di recente raccolte in un libro edito da AKINA, Charlie surfs on lotus flowers, dal nome del progetto.

La guerra in Vietnam, iniziata nel 1955 e conclusa nel 1975, divenne il simbolo di un conflitto ingiusto e brutale e diede origine a estese manifestazioni pacifiste di protesta. È stata la guerra più rilevante combattuta dagli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale, ma è ricordata anche per essere stata al centro di buona parte della cultura popolare dell’epoca e degli anni successivi, raccontata in una miriade di libri, canzoni, film, articoli di giornale e fotografie. Oggi il Vietnam è una delle economie in più rapida crescita al mondo, orientato al libero mercato e all’integrazione nell’economia mondiale nonostante sia guidato da un governo comunista dalla fine della guerra. È composto da una popolazione per la gran parte molto giovane, nata dopo dopo il 1975, e sta diventando una popolare meta di turismo internazionale.

 

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Prima di partire, Sapienza ha studiato questi aspetti economici e sociali e si è reso conto che l’immagine che aveva del Vietnam si era in gran parte formata tramite riferimenti cinematografici. Il titolo del progetto – Charlie surfs on lotus flowers – è una citazione di una celebre scena del film Apocalypse Now, nella quale il colonnello interpretato da Robert Duvall urla a un soldato insubordinato “Charlie non fa surf”, riferendosi al nome con cui i soldati americani chiamavano i vietnamiti.

Nelle foto di Sapienza emergono “memorie di occupazione, tracce di comunismo e desiderio di consumismo”, ma senza che siano esplicite o didascaliche, semmai metaforiche e con livelli di lettura diversi su una varietà di soggetti. Ci sono pochi ritratti, e quei pochi sono scattati su uno sfondo rosso messo dal fotografo per le strade del distretto finanziario di Ho Chi Minh, da dove viene la maggior parte delle foto. Ricorrono invece molte persone fotografate di schiena: una scelta, ha spiegato Sapienza, ispirata dal fatto che i Viet Cong erano sempre nascosti.

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Per tutti quesi motivi non è un reportage classico e Sapienza procede cercando simboli che abbiano a che fare con “il limbo tra l’economia capitalista di libero mercato e le leggi del Partito Comunista”.

Simone Sapienza, nato nel 1990, vive e lavora a Palermo e si è laureato in fotografia documentaria alla University of South Wales di Newport, in Galles, nel 2016. È tra i fondatori di Gazebook festival, un evento culturale dedicato ai libri di fotografia che si tiene a Punta Secca, in Sicilia. Questo è il suo account Instagram. Il 5 aprile sarà a Bologna alla presentazione della mostra, curata da Laura De Marco, e del libro.

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