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  • Mercoledì 20 marzo 2019

L’arresto di Marcello De Vito

Il presidente del consiglio comunale di Roma e dirigente del M5S è accusato di aver ricevuto tangenti per favorire appalti e nuove costruzioni

Marcello De Vito (ANSA/CLAUDIO PERI)
Marcello De Vito (ANSA/CLAUDIO PERI)

Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina, il consiglio comunale di Roma, e importante personaggio del Movimento 5 Stelle della città, è stato arrestato con l’accusa di corruzione. De Vito, eletto con il Movimento 5 Stelle, secondo l’accusa avrebbe ricevuto tangenti dall’imprenditore Luca Parnasi, proprietario dei terreni di Tor di Valle su cui dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma, in cambio della promessa di agevolarne la costruzione, e anche da altri imprenditori per altre opere della città.

Insieme a De Vito sono state arrestate altre tre persone, di cui due agli arresti domiciliari. Scrive Repubblica che l’inchiesta, denominata “Congiunzione astrale”, oltre che la costruzione dello stadio della Roma, riguarda anche «la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense». La Stampa aggiunge:

L’aspetto sconvolgente di questo secondo filone dell’inchiesta, seguito sempre dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Barbara Zuin, riguarda proprio il proseguimento dell’attività corruttiva anche dopo gli arresti di 9 mesi fa. De Vito e Mazzacapo si spartivano, infatti, le tangenti – pagate sotto forma di consulenze fittizie e fatture false – convinti di essere in una perfetta «congiuntura astrale» (di qui il nome dell’operazione) per la presenza del M5S sia nel governo cittadino che in quello del Paese.

Prima di essere eletto presidente dell’Assemblea capitolina, De Vito era stato il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali del 2013 ed era stato capogruppo del partito al consiglio comunale fino a quando l’assemblea era decaduta nel 2015. Poche ore dopo l’arresto di De Vito, il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha scritto su Facebook di aver deciso di espellerlo dal partito: «Mi assumo io la responsabilità di questa decisione come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri. Quanto emerge in queste ore, oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto». Virginia Raggi, sindaca di Roma, ha detto che «a Roma non c’è spazio per la corruzione. Chi ha sbagliato non avrà alcuno sconto da parte di questa amministrazione».

Nel corso dell’inchiesta sullo stadio della Roma lo scorso giugno erano state arrestate nove persone, tra cui Parnasi e  Luca Lanzalone, all’epoca presidente della società municipalizzata Acea, con l’accusa di associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione. In tutto finora la procura di Roma ha rinviato a giudizio quindici persone per i presunti illeciti legati al terreno su cui verrà costruito lo stadio della Roma. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 2 aprile. L’iter per costruire lo stadio della Roma invece sta proseguendo, perché non sono state riscontrate irregolarità nel comportamento della società sportiva, considerata estranea ai fatti. Nel corso di una conferenza stampa tenuta in mattinata, il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo ha detto che la Roma non è coinvolta in questa vicenda e che «la procura non chiederà di bloccare l’iter dello stadio. Per ora non ci sono atti amministrativi relativi allo stadio per cui si ravvisano alterazioni».