Antonio Tajani dice che forse «ha sbagliato con l’italiano»

Lo ha detto in un'intervista in cui cerca di spiegare, un po' goffamente, le sue dichiarazioni giustificazioniste del regime fascista

(EPA/STEPHANIE LECOCQ)
(EPA/STEPHANIE LECOCQ)

Il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha dato un’intervista a Repubblica per scusarsi e spiegare le sue dichiarazioni nostalgiche e giustificazioniste del regime fascista fatte pochi giorni fa al programma radiofonico La Zanzara, quando aveva detto che Mussolini «fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, e a parte la vicenda drammatica di Matteotti», aveva fatto «delle cose positive».

Nell’intervista a Repubblica, per cercare di rimediare alla situazione, Tajani ha spiegato:

«Ho sbagliato con l’italiano forse. Avrei dovuto dire “per non parlare del delitto Matteotti”. È più forte, suona meglio come condanna. Perché quello è l’omicidio-chiave del fascismo, il momento in cui finisce la democrazia»

Tajani sostiene di non essere «mai stato fascista» e l’intervistatore conferma che infatti da giovane Tajani faceva parte dell’Unione Monarchica Italiana. «Appunto», prosegue Tajani. «E chi ha mandato via Mussolini? Il re». Tajani dimentica che era sempre stato il re a nominare Mussolini capo del governo nel 1922 e a tollerare il suo regime fino all’ultimo momento.

In vari momenti dell’intervista, Tajani si è scusato per le sue parole. «Oggi posso solo chiedere scusa», dice a un certo punto, e domanda all’intervistatore: «Dove ho sbagliato, me lo dica lei?». Incalzato su cosa intendesse con le “cose positive fatte dal fascismo” Tajani spiega: «Lo ripeto, mi riferivo solo alle infrastrutture, alle strade, alle bonifiche, agli impianti sportivi. Non ho mai pensato a azioni positive per le persone, per i cittadini, per i loro diritti».

In un altro momento, l’intervistatore gli domanda:

In certi passaggi sembrava minimizzare. Tipo “Mussolini non era un campione di democrazia”.
«Ecco, appunto. Lo prendevo per il sedere. Così come oggi dico Maduro non è un campione di democrazia. Ma lo so bene che è un dittatore».

Non è la prima volta che Tajani dice cose che suscitano reazioni molto critiche. Lo scorso 11 febbraio, durante una cerimonia alla Foiba di Basovizza nella Giornata del ricordo, Tajani aveva esclamato: «Viva Istria e Dalmazia italiane», due regioni che dalla fine della Seconda guerra mondiale appartengono a Slovenia e Croazia, paesi che hanno immediatamente protestato.

Oltre a essere presidente del Parlamento Europeo, Tajani è un politico romano di lunghissimo corso ed è stato uno dei fondatori ed è attualmente coordinatore di Forza Italia, un partito da sempre accusato di avere un atteggiamento ambiguo e giustificazionista nei confronti del regime fascista. Il suo attuale leader, Silvio Berlusconi, è famoso per non aver mai partecipato ai festeggiamenti del 25 aprile fino al 2009, dopo che aveva trascorso al governo più di sette anni. Il 27 gennaio 2013, giorno della memoria delle vittime dell’Olocausto, Berlusconi disse che, a parte le leggi razziali, «Mussolini fece bene», mentre dieci anni prima, durante il suo secondo governo aveva dichiarato: «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno».