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  • Domenica 17 febbraio 2019

Il Pro Piacenza ha perso 20-0 contro il Cuneo

La squadra emiliana ha giocato con sette ragazzi in campo, più il massaggiatore, per evitare la radiazione: il capo della FIGC ha detto che "sarà l'ultima farsa"

Una foto scattata poco prima dell'inizio di Cuneo-Pro Piacenza
Una foto scattata poco prima dell'inizio di Cuneo-Pro Piacenza

Domenica pomeriggio, allo stadio Fratelli Paschiero di Cuneo, si è giocata Cuneo-Pro Piacenza, partita valida per la ventisettesima giornata del Gruppo A della Serie C, la terza divisione del campionato di calcio italiano. L’incontro è terminato 20-0 a favore del Cuneo, che per novanta minuti ha affrontato una squadra composta da sette giocatori di età compresa fra i diciassette anni e i diciannove anni, e dal massaggiatore della squadra, un trentottenne che è stato in campo solo qualche minuto nel secondo tempo.

Il Pro Piacenza si è quindi presentato a Cuneo, contro una squadra professionistica capitanata dall’ex giocatore del Napoli Fabiano Santacroce, senza giocatori e staff tecnico. Il ruolo di allenatore è stato assegnato a uno dei ragazzi in campo. Già a partita in corso, in molti l’hanno definito uno degli episodi più vergognosi mai accaduti nella storia recente del campionato italiano.

Cuneo-Pro Piacenza si è giocata nonostante la squadra emiliana si fosse già resa protagonista di un episodio simile meno di un mese fa. Lo scorso 21 gennaio Pro Piacenza-Alessandria era stata infatti sospesa a pochi minuti dal calcio d’inizio su ordine della FIGC perché il Pro Piacenza, da tempo in profonda crisi societaria, stava per mandare in campo una squadra di ragazzini di età compresa fra i quindi e i vent’anni – alcuni provenienti dalle giovanili, altri tesserati per l’occasione con metodi poco chiari – perché i veri giocatori e lo staff tecnico erano in sciopero per il mancato pagamento degli stipendi. Quella contro l’Alessandria sarebbe stata la quarta partita di campionato annullata per lo sciopero a oltranza dei calciatori del Pro Piacenza, cosa che avrebbe comportato l’esclusione della squadra dal campionato.

In seguito a quella partita i dirigenti del campionato non avevano però escluso la squadra a stagione in corso, ma le avevano inflitto una penalizzazione di otto punti in classifica. L’ultima partita giocata dal Pro Piacenza risale al 30 dicembre scorso. Da allora la squadra aveva saltato sei giornate di campionato, fino a oggi, quando evidentemente le è stato permesso di giocare.

Il Pro Piacenza è la seconda squadra di Piacenza: non c’entra nulla con il Piacenza che giocò in Serie A negli anni Novanta. È un piccolo club con qualche decina di tifosi fondato nel 1919 e rimasto fra i dilettanti fino al 2013, anno in cui, dopo alcune fusioni, l’imprenditore cremasco Domenico Scorsetti ne rilevò la proprietà portandolo alla sua prima promozione in Serie C.

Lo scorso anno il Pro Piacenza è passato sotto il controllo dell’azienda friulana Sèleco – già in difficoltà economiche e sponsor principale di Lazio e Salernitana – di proprietà dell’imprenditore Maurizio Pannella, diventato anche presidente della squadra. Dal cambio di gestione il Pro Piacenza ha accumulato centinaia di migliaia di euro di debiti, che si sono trasformati in penalità per la squadra a causa dei problemi con la fideiussione necessaria all’iscrizione alla Serie C e per gli stipendi non corrisposti ai dipendenti. Da dicembre i suoi veri giocatori sono in sciopero, su consiglio dell’Associazione Italiana Calciatori, e di fatto non fanno più parte della società, così come allenatore, preparatori e dirigenti.

Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha commentato la partita di Cuneo dicendo: «In questa situazione surreale, la FIGC aveva il dovere di far rispettare tutte le regole e ha esercitato questo ruolo. La nostra responsabilità è quella di tutelare la passione dei tifosi, gli imprenditori sani e la credibilità dei nostri campionati: quella a cui abbiamo assistito, nostro malgrado, sarà comunque l’ultima farsa». Due giorni fa i dirigenti della Serie C avevano già radiato il Matera per motivi simili dopo averlo penalizzato di trenta punti in classifica.