Questi pesci si riconoscono allo specchio?

Messi davanti a uno specchio capiscono che c'è qualcosa di strano, dice una nuova ricerca di cui si sta parlando molto

(Alex Jordan / Plos Biology)
(Alex Jordan / Plos Biology)

I pesci pulitori (Labroides dimidiatus) sono tipi piuttosto svegli: si nutrono delle sostanze che trovano sulla pelle degli altri pesci, che si sottopongono volentieri alla pulizia per una migliore tenuta del loro corpo. Questi piccoli e meticolosi pesci riescono a riconoscere fino a un centinaio di loro clienti abituali, sviluppando una simbiosi molto stretta che li aiuta a sopravvivere, ma c’è dell’altro. Secondo una ricerca da poco pubblicata, i pesci pulitori rientrerebbero nel club molto ristretto di animali che riescono a riconoscersi allo specchio, dimostrando di avere per lo meno una parziale consapevolezza di loro stessi. La scoperta sta facendo molto discutere e non tutti sono convinti delle conclusioni della ricerca, che offre comunque nuovi spunti per lo studio dell’intelligenza animale.

Il test dello specchio fu sviluppato negli anni Settanta del Novecento da Gordon Gallup Jr., uno psicologo che attualmente lavora presso l’Università di Albany, nello stato di New York, e ancora oggi è utilizzato per valutare la capacità di un animale di riconoscere se stesso. Prima di tutto, gli viene data la possibilità di familiarizzare con lo specchio per un po’ di tempo. In questa fase le reazioni sono molto diverse a seconda della specie e dei singoli esemplari: alcuni reagiscono aggressivamente, cercando di attaccare l’immagine riflessa, altri restano più indifferenti.

La permanenza davanti allo specchio porta alcuni animali ad assumere comportamenti particolari: eseguono e osservano i movimenti che compiono, poi di solito si concentrano sulla loro immagine riflessa e iniziano a studiare parti del loro corpo. Il test fu eseguito da Gallup sugli scimpanzé, notando che alcuni esemplari dopo un po’ di tempo usavano lo specchio per mettersi le dita nel naso, pulirsi i denti o controllare le loro parti intime.

Un’ultima fase del test dello specchio prevede di applicare un adesivo o qualcosa di colorato sul corpo dell’animale. Se questi si muove davanti allo specchio per osservare meglio il segno, e per cercare di liberarsene, allora significa che ha capito che ciò che sta vedendo allo specchio è il riflesso della propria immagine.

Diversi ricercatori hanno apportato modifiche e integrazioni al test di Gallup negli ultimi decenni, e c’è anche chi è scettico su alcune conclusioni cui arrivano gli etologi (i ricercatori che osservano il comportamento animale) dopo avere eseguito le loro sperimentazioni con specchi e animali. Le ricerche più condivise hanno comunque portato a concludere che scimpanzé, elefanti, delfini e corvi siano tra le poche specie conosciute che riescono a riconoscere la loro immagine davanti a uno specchio. Nell’elenco potrebbero ora essere compresi i pesci pulitori, almeno secondo gli autori della nuova ricerca.

Insieme ai suoi colleghi, Masanori Kohda dell’Università di Osaka (Giappone) ha provato ad applicare il test dello specchio ai pesci pulitori, incuriosito dalle loro spiccate doti di riconoscere i loro ospiti. Insieme con i suoi colleghi, il ricercatore ha messo 10 pesci pulitori in un piccolo acquario nel quale era stato inserito uno specchio. Come prevedibile, all’inizio i peschi hanno provato ad attaccare le immagini riflesse, poi sembra che si siano accorti che c’era qualcosa di insolito. Alcuni di loro hanno iniziato a nuotare a testa in giù davanti allo specchio, facendo ipotizzare ai ricercatori che avessero capito di non trovarsi davanti ad altri loro simili.

Come spiegano nel loro studio pubblicato su PLOS Biology, i ricercatori hanno poi utilizzato un gel colorato per tingere un punto al di sotto della gola dei pesci, visibile solamente se si fossero specchiati. Posti davanti a uno specchio, gli esemplari hanno iniziato ad assumere posizioni che suggerivano stessero cercando di capire che cosa fosse quel puntino colorato che avevano addosso. Alcuni hanno anche cercato di sfregarsi sulle superfici che avevano intorno, nel tentativo di eliminarlo. Questa è una pratica piuttosto diffusa tra i pesci, che cercano di mantenersi puliti per evitare che particolari sostanze irritanti o parassiti possano causare danni.

Per fare una controprova, i ricercatori hanno poi sperimentato gel incolori e colorati, ma senza collocare uno specchio davanti ai pesci. In questi casi non hanno rilevato reazioni particolari, o tentativi di rimuovere i punti colorati. Secondo lo studio, i pesci pulitori con il loro comportamento hanno dimostrato di avere capito di non essere in presenza di altri pesci, ma della loro immagine riflessa, e si sono comportati di conseguenza.

Le conclusioni della ricerca hanno però lasciato perplessi diversi ricercatori, compreso Gallup. Intervistato dal National Geographic, ha detto che non si può escludere che i pesci pulitori abbiano scambiato la loro immagine riflessa per quella di altri pesci, con macchie colorate che hanno attirato la loro attenzione in quanto abituati istintivamente a ripulire la pelle di altri pesci. Potrebbero aver visto nella macchia colorata un parassita, cioè l’opportunità di fare un piccolo spuntino.

Gli autori della ricerca hanno comunque mantenuto molte cautele nel loro studio, senza spingersi a dire che i pesci pulitori abbiano consapevolezza di loro stessi. Anche altri loro colleghi, che hanno eseguito test con risultati meno controversi su scimpanzé o delfini, si guardano bene da parlare di “autoconsapevolezza”, termine che implica forme di intelligenza piuttosto elaborate e che è molto difficile da dimostrare negli animali. I pesci pulitori probabilmente percepiscono che quella nel riflesso è perlomeno l’immagine di un loro simile, ma questo non implica che siano consapevoli di loro stessi, nei termini classici.

Benché sia ancora ampiamente utilizzato, il test dello specchio ha spesso ricevuto critiche proprio perché non consente di avere risposte certe e definitive sulla capacità di altri animali di riconoscere loro stessi. In compenso, la nuova ricerca offre qualche nuova prospettiva sulle forme d’intelligenza animale tra i pesci, per lungo tempo trascurate.