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  • Venerdì 1 febbraio 2019

L’intervista di Trump al New York Times

Ha ribadito che vuole costruire il muro al confine col Messico indipendentemente dalle trattative coi Democratici, e ha parlato bene di Kamala Harris

(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato con i giornalisti del New York Times in un’intervista alla Casa Bianca, sostenendo di voler costruire il muro al confine con il Messico nonostante la sconfitta politica subita durante lo “shutdown” delle scorse settimane, negando di essere coinvolto nelle inchieste sulla Russia e smentendo le voci secondo le quali starebbe pensando di non ricandidarsi alle elezioni presidenziali del 2020.

Parlando del rifiuto dei Democratici di autorizzare fondi per 5,7 miliardi di dollari per costruire il muro al confine col Messico, Trump ha definito le trattative con loro «una perdita di tempo» e ha fatto capire di voler agire autonomamente quando saranno ufficialmente terminate, tra due settimane. Una settimana fa, Trump aveva firmato una legge per riaprire le attività del governo, dopo che erano rimaste in parte chiuse per 35 giorni, periodo in cui migliaia di dipendenti pubblici non avevano ricevuto lo stipendio. La legge vale però soltanto per altre due settimane, dopo le quali lo “shutdown” riprenderà se Repubblicani e Democratici (che controllano la Camera) non avranno raggiunto un accordo. Trump ha detto che la speaker della Camera Nancy Pelosi, Democratica, ha fatto «molto male» al paese, e che lui ha già preparato tutto per dichiarare uno stato di emergenza per finanziare autonomamente il muro.

Trump ha poi detto che i suoi avvocati sono stati rassicurati dal vice procuratore generale Rod Rosenstein, che supervisiona l’inchiesta sulla Russia dopo la delega ricevuta a suo tempo dall’ex procuratore generale Jeff Sessions, sul fatto che non sia «un bersaglio» o «un obiettivo» dell’inchiesta. Trump ha detto invece di non sapere nulla sull’altra grande indagine in corso, quella che riguarda il suo ex avvocato Michael Cohen. L’inchiesta riguarda i contatti tra il comitato elettorale di Trump e alcuni funzionari russi riguardo alla costruzione di un grattacielo a Mosca: Trump ha sminuito l’importanza del progetto, smentendo le parole del suo attuale avvocato Rudy Giuliani sul fatto che i contatti fossero proseguiti fino alle elezioni del 2016. Trump ha detto che invece aveva avuto l’ultima conversazione al riguardo nell’estate del 2016, e ha negato che i tweet molto animati che ha rivolto a Cohen – che sta collaborando con la giustizia – possano rappresentare un tentativo di interferire con un testimone.

L’incontro con Trump è stato organizzato dopo che il presidente aveva proposto una cena off the record – le cui conversazioni, cioè, sarebbero state riservate – all’editore del New York Times A. G. Sulzberger, che ha rifiutato proponendo un’intervista on the record – cioè i cui contenuti sarebbero stati pubblicati – con i suoi giornalisti. Proprio con Sulzberger Trump ha avuto un lungo scambio riguardo alla sua ostilità verso i media, che arrivò a definire “nemici del popolo”.

Sulzberger gli ha chiesto se si rende conto della pericolosità sociale di alcune sue affermazioni: il suo uso continuo dell’espressione “fake news” per descrivere le notizie negative sul suo conto, ha detto Sulzberger, è diventato talmente diffuso che viene usato da leader internazionali per reprimere la libertà di informazione. Trump ha detto che questo non gli piace, ma ha detto che la stampa non lo tratta correttamente. Ha aggiunto che pensa di essere un difensore della libertà di stampa, perché non gli importa se una notizia negativa sul suo conto è vera: «Ho avuto delle storie brutte su di me, molto brutte, ma quando le ritenevo vere non mi sono mai lamentato. Ma quando le storie brutte sono false, allora pensi che è ingiusto». Trump ha detto a Sulzberger che il New York Times, secondo lui, lo tratta molto male: «Vengo da Jamaica, il quartiere del Queens, e sono diventato presidente degli Stati Uniti. Direi che ho diritto a una bella storia – solo una – da parte del mio giornale».

Riguardo alle elezioni presidenziali del 2020, Trump ha detto di amare il suo lavoro e ha lasciato intendere che si ricandiderà, nonostante qualcuno avesse ipotizzato il contrario, e nonostante a detta di Trump fare il presidente gli abbia fatto perdere molti soldi. Riguardo ai suoi possibili avversari democratici, Trump ha indicato la candidata Kamala Harris – che ha pronunciato erroneamente Kameela – come quella che secondo lui è partita meglio e ha suscitato più entusiasmo.

Trump ha poi negato di aver mai parlato di WikiLeaks con Roger Stone, il suo ex importante consigliere arrestato la scorsa settimana con l’accusa di aver fatto da tramite tra il comitato elettorale di Trump, gli hacker russi e Wikileaks. Trump ha poi rivendicato la decisione di ritirare le truppe americane dalla Siria, che aveva sorpreso osservatori e alleati internazionali, e le cui modalità non sono ancora chiare per via di diversi annunci contraddittori.

Ha poi difeso il suo approccio aggressivo nei confronti della crisi in Venezuela, dove sta sostenendo attivamente il presidente dell’Assemblea Nazionale Juan Guaidó per rovesciare il governo di Nicolás Maduro. «In Venezuela stanno succedendo delle cose terribili», ha detto Trump, che ha invece sostenuto che in Arabia Saudita le cose stanno «migliorando molto». Trump era stato criticato per come aveva difeso l’alleanza con l’Arabia Saudita, un paese che viola sistematicamente i diritti umani e che lo scorso autunno uccise un giornalista residente negli Stati Uniti nel proprio consolato a Istanbul. Trump ha definito l’omicidio di Jamal Khashoggi «un crimine terribile».