• Italia
  • Venerdì 1 febbraio 2019

La Sea Watch 3 non potrà lasciare il porto di Catania

La Guarda Costiera ha detto che ci sono «una serie di non conformità», dalla «sicurezza della navigazione» al «rispetto della normativa in materia di tutela dell'ambiente marino»

Le operazioni di sbarco dei 47 migranti che si trovavano a bordo della Sea Watch 3, Catania, (ANSA/ORIETTA SCARDINO)
Le operazioni di sbarco dei 47 migranti che si trovavano a bordo della Sea Watch 3, Catania, (ANSA/ORIETTA SCARDINO)

Dopo un’ispezione amministrativa, la Guarda Costiera ha fatto sapere che la nave Sea Watch 3 non potrà lasciare il porto di Catania, a causa di «una serie di non conformità» che hanno a che fare sia con «la sicurezza della navigazione» sia con «il rispetto della normativa in materia di tutela dell’ambiente marino». Fino a quando i problemi non verranno risolti la nave della ong tedesca non potrà ripartire. Il Comando generale della Capitaneria di Porto ha spiegato che la verifica è stata decisa per rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare e dopo che l’Olanda, lo stato di bandiera della nave, ne era stata informata.

Giovedì 31 gennaio, a Catania, dalla Sea Watch 3 erano sbarcate le 47 persone che da giorni erano a bordo della nave dopo essere state soccorse nel mar Mediterraneo. Negli ultimi giorni alcuni esponenti del governo italiano avevano accusato lo staff della nave Sea Watch 3 di non avere rispettato «la legge del mare», raccontando però una versione dei fatti che non sembra corrispondere alla realtà.

Dopo la notifica del blocco, Sea Watch ha fatto sapere che «le autorità, sotto chiara pressione politica, sono alla ricerca di ogni pretesto tecnico per fermare l’attività di soccorso in mare». Da mesi Lega e Movimento 5 Stelle portano avanti una dura campagna contro l’attività delle ong che soccorrono i migranti nel mar Mediterraneo, nonostante non siano mai state riscontrate attività illecite nelle numerose e scrupolose inchieste giornalistiche e giudiziarie che hanno avuto come oggetto le ong.

Venerdì, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha scritto su Facebook che il fermo della Sea Watch 3 dipende dal fatto che l’imbarcazione è registrata come “pleasure yacht”. Nel suo post, Toninelli ha sottolineato come la Sea Watch sia “sostanzialmente uno yacht”, paragonandola esplicitamente a un’imbarcazione di lusso di un “milionario” e sfruttando l’ambiguità del termine “yacht”, che in verità indica semplicemente imbarcazioni per uso non commerciale. Secondo le leggi italiane, quello che all’estero verrebbe classificato come “pleasure yacht” sarebbe definita semplicemente una “nave da diporto”. La Sea Watch 3, naturalmente, non è una nave di lusso.

Due giorni fa, Sea Watch aveva già criticato l’indicazione ricevuta di dirigersi verso Catania, quando la nave si trovava invece al largo di Siracusa. L’equipaggio aveva scritto su Twitter che – a differenza di quello di Siracusa – il procuratore di Catania era «noto per la sua agenda riguardo alle ONG», e aveva ritenuto «politica» anche la decisione di farli sbarcare lì. Il procuratore di Catania è Carmelo Zuccaro, che in passato aveva rivolto diverse accuse nei confronti delle ong, ma le cui indagini al riguardo non hanno finora avuto conseguenze.