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  • Mercoledì 23 gennaio 2019

Cosa dobbiamo pensare del nuovo accordo tra Francia e Germania?

I due paesi hanno firmato un trattato di amicizia che non piace ai nazionalisti, è troppo poco per gli europeisti e preoccupa gli italiani

(AP Photo/Martin Meissner)
(AP Photo/Martin Meissner)

«In un momento in cui l’Europa è minacciata al suo interno dal risorgere dei nazionalismi – ha detto ieri il presidente francese Emmanuel Macron – Germania e Francia devono assumersi la loro responsabilità e indicare la strada». È stato questo il commento più citato tra quelli fatti ieri dal presidente francese durante la firma, insieme alla cancelliera tedesca Angela Merkel, del Trattato di Aquisgrana, un accordo che rende ancora più profondi e intensi i legami tra i loro due paesi.

Il trattato prevede la creazione di un consiglio di difesa comune, l’accordo su politiche di difesa, maggiore integrazione economica e a livello intergovernativo. Sarà anche creato un consiglio di esperti economici comune ai due paesi e sarà intrapreso un percorso per rendere la legislazione in materia di imprese sempre più simile. I due paesi hanno stabilito di prendere insieme le loro decisioni sulle esportazioni di armi e di favorire il bilinguismo nelle aree di confine tra i due paesi (pur impegnandosi a non modificare la lingua utilizzata dalle amministrazioni locali).

La Francia inoltre si impegna a sostenere la richiesta tedesca di un seggio permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Vengono anche messe per iscritto e regolate una serie di pratiche che i due paesi avevano avviato informalmente dopo la firma del Trattato dell’Eliseo, esattamente 56 anni fa, ossia lo scambio nel personale dei ministeri e regolari visite dei ministri di un paese alle riunioni di governo dell’altro.

Con le sue parole a commento dell’accordo, Macron ha fatto chiaramente capire chi considera gli avversari di questo trattato: i movimenti nazionalisti che si oppongono all’integrazione europea. La risposta a chi vuole disgregare l’Europa, ha detto Macron, è la creazione di un nuovo accordo di integrazione tra i due paesi più forti dell’Unione. I partiti della destra francese e tedesca non hanno avuto bisogno delle sue parole per criticare il trattato che da settimane è sotto attacco da entrambi i lati del confine.

In Francia Macron è accusato di voler cedere ulteriori pezzi di sovranità alla Germania. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha accusato il presidente di voler obbligare i francesi al confine con la Germania ad imparare il tedesco, rievocando i lunghi anni di occupazione da parte della Germania a cui quell’area del paese è stata sottoposta nell’ultimo secolo e mezzo. Le critiche sono state così diffuse che in questi giorni lo sforzo principale dei quotidiani francesi più che l’analisi del trattato è stato smentire le numerose notizie false che lo riguardavano.

I nazionalisti tedeschi hanno criticato il trattato da posizioni speculari: dal loro punto di vista è Merkel ad aver ceduto troppo ai francesi, condizionando la libertà di azione del governo tedesco per favorire il suo inaffidabile alleato. Macron, secondo il leader del partito di destra radicale AFD Alexander Gauland, vuole solo mettere le sue mani sui “soldi dei tedeschi”, così come vorrebbero fare tutti gli altri paesi dell’Europa meridionale.

Altri dubbi sull’accordo sono arrivati anche dalle istituzioni europee, per le quali gli accordi bilaterali tra Francia e Germania rappresentano un preoccupante tentativo di aggiramento. Il presidente del Consiglio dell’UE, il polacco Donald Tusk, ha detto che oggi l’Europa ha bisogno di rassicurazioni sul fatto che la “cooperazione bilaterale tra alcuni paesi” non sia alternativa alla cooperazione tra tutti i membri dell’Unione.

Ma è l’Italia il paese dove l’accordo ha probabilmente suscitato la maggiore preoccupazione. L’accordo “può isolare l’Italia”, ha scritto Il Giornale e di isolamento ha parlato anche La Stampa, mentre La Verità ha titolato: “Merkel e Macron si fanno l’Europa privata”. È dalla fine della Seconda guerra mondiale che il nostro paese, terzo per ricchezza e importanza nell’Europa continentale, risente della “relazione speciale” che lega i primi due, Germania e Francia.

Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che sembrano ridacchiare di Berlusconi durante una conferenza stampa nell’ottobre 2011, in un video che fu da molti usato come prova del fatto che Francia e Germania avessero una sorta di complesso di superiorità rispetto all’Italia

Formalmente a unire i due paesi è il Trattato dell’Eliseo, firmato nel 1963 dal presidente francese Charles De Gaulle e dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer (trattato in parte completato e ampliato dal Trattato di Acquisgrana firmato ieri). Visto che però il contenuto del trattato è soprattutto simbolico, la sostanza della loro “relazione speciale” è rappresentata dalle pratiche intergovernative messe in atto negli ultimi decenni: lo scambio e le visite regolari di alti funzionari ministeriali, la pratica di consultarsi prima di ogni vertice internazionale, le continue visite e i rapporti privilegiati tra i capi di governo e i ministri dei due paesi.

L’Italia non è mai riuscita ad inserirsi in questa relazione, costruendo un rapporto privilegiato con uno dei due principali paesi dell’Europa continentale. Per cercare di rimediare in parte a questa situazione nel 2018 il governo Gentiloni aveva iniziato a lavorare a un Trattato del Quirinale che avrebbe dovuto portare all’inizio di un percorso simile tra Italia e Francia. Proprio in questi giorni, però, i giornali scrivono che l’attuale governo ha sospeso la prosecuzione dei lavori e degli incontri diplomatici.

Nel frattempo, la stampa tedesca e francese celebrano l’accordo, anche se senza particolare entusiasmo. Secondo alcuni, una maggiore vicinanza tra Francia e Germania contribuirà ad una rinascita dello spirito europeo. Anche il Guardian ha pubblicato un commento favorevole in cui Merkel e Macron vengono definiti due leader ancora in grado di vedere “il quadro generale” senza farsi distrarre da preoccupazioni locali e immediate come succede invece ai leader britannici impegnati a negoziare Brexit.

Queste posizioni però sono minoritarie. La maggioranza dei commentatori è concorde nel dire che il trattato non va abbastanza a fondo, non è sufficientemente specifico e non affronta i nodi chiave del rapporto tra i due paesi. «È emblematico delle attuali relazioni franco-tedesche – ha commentato al Financial Times Henrik Enderlein, vicepresidente della Scuola di governo Hertie di Berlino – forte sui simboli e debole nella sostanza».

Per i critici il trattato non contiene sufficienti disposizioni concrete e non impegna i due paesi ad adottare uno specifico corso di azioni. Ad esempio, si parla di maggior coordinamento tra le forze armate, ma non c’è un chiaro impegno a costruire un esercito comune. Viene auspicata l’uniformità tra le leggi che nei due paesi regolano le imprese, ma Merkel ha detto che è un processo che durerà “decenni”.

«Non chiedete cosa comporta davvero il trattato», ha scritto Politico.eu in un articolo in cui definisce l’accordo un risultato “politicamente accettabile” in questo momento storico piuttosto che “il riflesso di grandi aspirazioni”. Molti, infine, sottolineano come l’accordo di ieri sia soprattutto un pallido ricordo degli ambiziosi progetti di riforma illustrati nel 2017 da Macron, durante un suo famoso discorso all’Università della Sorbona. Macron aveva parlato di passi in avanti per raggiungere un nuovo livello di integrazione politica nell’Unione Europea e nell’eurozona in particolare.

Macron ha dovuto rinunciare alle sue ambizioni di fronte all’opposizione di Merkel, preoccupata che una maggiore integrazione potesse causare una frattura nel suo partito, la CDU, dove i più conservatori non sono affatto d’accordo con l’idea di aumentare l’integrazione europea e quindi di far crescere il flusso di denaro che dalla Germania dovrà muoversi verso le aree più povere del continente. Per quanto rappresenti un passo avanti nelle relazioni tra i due paesi, l’accordo di ieri è quindi poca cosa rispetto alle ambizioni di riforma dell’intera Europa che circolavano fino a pochi anni fa.