Lui ne ha viste cose

Che noi umani, eccetera: l'ha detta Roy Batty, cioè Rutger Hauer, che oggi compie 75 anni e che di cose ne ha fatte altre, oltre a "Blade Runner"

EPA/REMKO DE WAAL/ANSA
EPA/REMKO DE WAAL/ANSA

Ci sono pochi attori che possono dire di aver detto in un loro film frasi belle e famose come quelle dette in Blade Runner da Rutger Hauer, che oggi compie 75 anni. Tra un po’ ci arriviamo – perché non si può parlare di lui senza parlare delle cose che Roy Batty dice di aver visto prima di morire nella pioggia – ma Hauer ne ha fatte di cose, anche prima e anche dopo Blade Runner.

Hauer è nato il 23 gennaio 1944 nei Paesi Bassi, vicino a Utrecht. I genitori erano attori e il nonno, con il quale da ragazzo passò molto tempo, era stato marinaio. Prima di seguire la carriera dei genitori e mettersi a recitare, Hauer provò a emulare il nonno e fece per un anno il marinaio ma dovette abbandonare perché era daltonico. Fece quindi il carpentiere, l’elettricista, la guida alpina in Svizzera e infine l’attore.

Il ruolo che lo fece diventare famoso nei Paesi Bassi fu in una serie tv del 1969 di ambientazione medievale. Nel 1975 recitò nel suo primo film in inglese: Il seme dell’odio, con Michael Caine e Sidney Poitier. Nel 1981 recitò invece in I falchi della notte insieme a Sylvester Stallone. Nel film Hauer interpreta un terrorista psicopatico e spietato. In effetti, soprattutto all’inizio della sua carriera i ruoli da cattivo, spesso da cattivo un po’ pazzo, furono più di uno.

Nel 1982, poco prima di compiere quarant’anni, Hauer recitò in Blade Runner. Il suo personaggio, Roy Batty, è un replicante cattivo che decide però di salvare Rick Deckard, interpretato da Harrison Ford. Più che per ogni sua altra scena nel film e più che per ogni altra scena in ogni suo film, Hauer è famoso per il monologo che fa Batty prima di morire. Quello che inizia con «Io ne ho viste cose» e che parla di bastioni di Orione, raggi B e porte di Tannhäuser. Quello che vale la pena riascoltarsi sia in versione originale che in italiano.

Si dice che già sul set del film il monologo fu accolto con lacrime e applausi. Ma è nei giorni dopo l’uscita del film che il monologo divenne uno di quei famosi pezzi di cinema, pieni di aneddoti. David Peoples e Ridley Scott, lo sceneggiatore e il regista, dissero che Hauer scrisse da sé gran parte del monologo. Lui disse di aver aggiunto solo dei pezzi qua e là, compresa la frase “tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”. Va detto che di certo nessuno sapeva cosa fossero le “porte di Tannhäuser”. Probabilmente Hauer prese il nome da quello di un poeta tedesco e di certo da lì in poi è un nome che è stato usato diverse altre volte nella fantascienza.

Dopo Blade Runner, Hauer recitò in Eureka con Theresa Russell e in Ladyhawke con Michelle Pfeiffer. All’inizio volevano fargli fare il ruolo da cattivo ma lui insistette e riuscì a farsi dare quello dell’eroe Etienne Navarre.

Nel 1986 recitò anche in The Hitcher – La lunga strada della paura interpretando un altro psicopatico e alimentando le paure secondo le quali gli autostoppisti sarebbero tutti dei serial killer. Un anno dopo recitò invece per Ermanno Olmi in La leggenda del santo bevitore, che vinse il Leone d’oro al Festival di Venezia.

Dagli anni Novanta in poi Hauer ha continuato a recitare, quasi sempre in film piuttosto brutti o proprio brutti. Ha per esempio interpretato l’allenatore Rudi Van Der Merwe nel film Goal! 2: Living the Dream.

Oltre che per il suo aspetto – qualcuno lo chiama “il Paul Newman olandese” – e per alcuni suoi ruoli, Hauer si è fatto notare per il suo impegno a favore dell’ambiente (ha spesso preso posizione a favore di Greenpeace) e per aver creato una fondazione che fa ricerca sull’AIDS. Ha detto che tra i suoi film preferiti ci sono Hiroshima mon amour, Apocalypse Now, Il cielo sopra Berlino e i documentari GasLand e Stand van de Sterren. Parlando del suo lavoro ha invece detto:

Il cinema non è fatto per gli attori. Tutti sembrano pensarlo, perché gli attori poi si prendono la fama. […] Un attore non fa o distrugge un film. Alcuni stanno bene nello schermo, ma non sono importanti. Quanti bruttissimi film avete visto in cui c’era un attore bravo, o anche bravissimo, o anche due o tre bravissimi attori? Mi piace pensare di essere un bravo attore, eppure ho fatto alcuni film pessimi. Perché i bravi attori diventano scarsi quando recitano in un brutto film? E quanti sono invece i bei film con attori mediocri?