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  • Domenica 20 gennaio 2019

Cosa sappiamo dei naufragi nel Mediterraneo dei giorni scorsi

Ce ne sono stati due, e secondo i racconti dei pochi sopravvissuti potrebbero esserci circa 170 dispersi

Un elicottero dell'Aeronautica nel Mediterraneo nel dicembre del 2018. (ANSA/GIUSEPPE LAMI
Un elicottero dell'Aeronautica nel Mediterraneo nel dicembre del 2018. (ANSA/GIUSEPPE LAMI

Almeno due naufragi sono avvenuti nel Mediterraneo nei giorni scorsi: in entrambi i casi i sopravvissuti – tre in un caso, uno solo in un altro – hanno parlato di decine di migranti a bordo delle imbarcazioni che sono affondate. Nessun disperso è stato trovato, e il bilancio dei morti si basa unicamente sulle testimonianze dei sopravvissuti: in totale si parla di 170 persone morte.

Una delle due imbarcazioni affondate era un gommone partito da Garabulli, vicino a Tripoli, in Libia. Come ha spiegato la ong Sea-Watch, il gommone è stato avvistato semi-affondato da un aereo dell’organizzazione francese Pilotes Volontaires, che ha segnalato 50 persone in difficoltà. Sea-Watch dice che il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma non ha fornito informazioni alla sua nave, attribuendo la responsabilità al centro di Tripoli: la nave si trovava infatti nella SAR libica, cioè nel tratto di mare di competenza della Libia per quanto riguarda i soccorsi. Il centro di Tripoli non era però raggiungibile, ha spiegato la ong, che nel pomeriggio ha cambiato la sua direzione per dirigersi verso il luogo del naufragio.

Sempre nel pomeriggio, un aereo dell’Areonautica ha avvistato il gommone, segnalando circa 20 persone a bordo e lanciando tre zattere ai migranti. Ricevuta la segnalazione, il cacciatorpediniere Caio Duilio – che si trovava a 200 chilometri – ha fatto decollare un elicottero che ha raggiunto il gommone trovando però soltanto tre naufraghi, due sulle zattere e uno in acqua, tutti in ipotermia. Le ricerche dei dispersi, ha detto la Marina, sono proseguite sotto il coordinamento della guardia costiera libica, con l’aiuto di un mercantile battente bandiera liberiana indirizzato sul posto. Non hanno però prodotto risultati. I tre naufraghi soccorsi hanno dato un numero molto diverso delle persone a bordo: erano 120 in tutto, secondo la loro testimonianza riportata da Flavio Di Giacomo, il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

La nave Sea-Watch è poi arrivata sul posto nella serata di venerdì, trovando soltanto le tre zattere. Ma sulla Sea-Watch attualmente ci sono 47 migranti soccorsi in un altro naufragio sabato mattina: la nave non ha ricevuto indicazioni su dove farli sbarcare. È la stessa che ha ospitato 32 migranti a bordo per 19 giorni, a cavallo tra dicembre e gennaio, in un caso diventato poi molto discusso in Europa.

L’altro naufragio, segnalato sabato, è avvenuto molto più a ovest, nel mare di Alborán, che separa la Spagna dal Marocco. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha detto che l’unico sopravvissuto è stato soccorso da un peschereccio dopo essere rimasto alla deriva per 24 ore, e ora sta ricevendo cure in Marocco: ha raccontato che a bordo dell’imbarcazione c’erano 53 persone. L’UNHCR dice che navi spagnole e marocchine hanno perlustrato la zona per diversi giorni, senza trovare dispersi. Come ha segnalato l’Oim, venerdì 68 migranti sono stati sbarcati a Lampedusa dalla Guardia Costiera: erano partiti dalla Libia mercoledì notte.