Apple ha un problema
Ci sono almeno cinque modi per vedere il rallentamento nelle vendite degli iPhone, scrive l'Atlantic, e nessuno è positivo
Il 2019 non è iniziato sotto i migliori auspici per Apple, una delle più grandi e ricche aziende al mondo, con una lettera del suo CEO Tim Cook inviata agli investitori nella quale annuncia che i ricavi nel primo trimestre dell’anno potranno essere inferiori fino a 9 miliardi di dollari rispetto a quanto era stato previsto. Cook ha attribuito il calo al rallentamento dell’economia cinese e al fatto che – nei paesi occidentali – in pochi hanno deciso di passare ai nuovi iPhone XS e XR, soprattutto se avevano speso appena un anno fa mille euro circa per acquistare un iPhone X.
Nelle prime ore dopo l’apertura della borsa negli Stati Uniti, Apple è arrivata a perdere quasi il 10 per cento, influenzando l’andamento di diversi altri titoli e più in generale dei mercati. La borsa di Milano, già in difficoltà, ha chiuso a -0,61 per cento.
Non succedeva da più di 15 anni che Apple rivedesse così tanto le proprie previsioni, e di conseguenza la notizia è stata molto ripresa e analizzata e sta avendo conseguenze sui mercati azionari. Essendo una delle aziende più grandi e floride del settore tecnologico a livello mondiale, Apple è considerata un importante indicatore per capire l’aria che tira tra i produttori di smartphone, già alle prese con un calo generalizzato delle vendite. Sull’Atlantic, Alexis C. Madrigal ha scritto un’interessante analisi su Apple, identificando cinque diverse prospettive da cui osservare la notizia: nessuna positiva.
Cina
L’economia statunitense e quella cinese sono strettamente collegate, sia per quanto riguarda le esportazioni/importazioni, sia per i sistemi di produzione e di consumo dei prodotti. Con la progressiva crescita dell’economia cinese, i costosi prodotti occidentali – un tempo inavvicinabili a moltissimi cinesi per via dei loro prezzi – sono diventati alla portata di un maggior numero di persone. Le grandi aziende statunitensi hanno iniziato a intravedere le opportunità nel mercato cinese almeno 15 anni fa, rendendolo una parte rilevante dei loro modelli di business. Se l’economia cinese rallenta, quindi, le multinazionali statunitensi sono le prime a patire, in termini di fatturato. Il caso di Apple è in questo senso esemplare, considerato che proprio in Cina è stato registrato il calo più cospicuo nelle vendite di nuovi iPhone.
Nella sua lettera Cook scrive inoltre che la cosiddetta “guerra commerciale” tra Stati Uniti e Cina ha complicato la situazione. In effetti diversi analisti avevano previsto che un aumento dei dazi su alcuni beni potesse penalizzare il settore tecnologico, ma serviranno comunque ulteriori analisi per avere un quadro più chiaro.
iPhonecentrismo
Apple produce dispositivi di vario tipo, dai computer ai tablet, ma la sua principale e più grande fonte di ricavo continuano a essere gli iPhone. L’azienda in un certo senso è rimasta schiacciata dai risultati dei suoi smartphone, senza riuscire a creare altri prodotti con un successo paragonabile per differenziare la propria offerta, in modo da attenuare eventuali cali nelle vendite degli iPhone. Gli altri prodotti che realizza hanno venduto quanto ci si aspettava, ma è evidente che basta una riduzione nelle vendite degli iPhone per ridimensionare sensibilmente i ricavi di un intero trimestre.
La fine del periodo d’oro degli smartphone
Come mostrato da numerose analisi, il settore degli smartphone sta rallentando sensibilmente: si è saturato e soprattutto le persone tendono a tenere molto più a lungo il loro telefono, prima di sostituirlo con un modello più avanzato. Anche le differenze di qualità tra gli smartphone di fascia medio-alta si sono ridotte: di conseguenza per molte persone sono venuti meno gli incentivi per acquistare un costoso iPhone rispetto a uno smartphone Android più economico, ma comunque di qualità.
Caratteristiche come la definizione della fotocamera e la durata della batteria, che un tempo rendevano gli iPhone sostanzialmente unici nel loro genere, sono ormai presenti in molti altri smartphone prodotti per esempio da Samsung e da Google, spesso a prezzi più convenienti.
Nella sua lettera Cook scrive che la possibilità di sostituire la batteria al proprio iPhone a un prezzo scontato per tutto il 2018 sia stato un altro fattore che ha spinto molti a tenersi un telefono più vecchio, affrontando la sola spesa per una batteria nuova e la sua installazione.
Fuori dagli Stati Uniti
Madrigal spiega che una conferma da trarre dalla vicenda di Apple è che l’economia statunitense “non è il solo luogo dove le aziende statunitensi fanno soldi”. Se si prendono in considerazione le aziende comprese nell’indice di borsa S&P 500, circa il 40 per cento dei ricavi prodotti deriva da attività svolte all’estero. Nel caso del settore degli smartphone, già saturo negli Stati Uniti e in buona parte dell’Europa, le aziende guardano ai mercati emergenti come Brasile, India e Cina per mantenere la loro crescita. Il problema, soprattutto per Apple, è che in questi mercati la maggior parte degli acquirenti non è disposta a spendere fino all’equivalente di mille euro per un iPhone, e preferisce acquistare uno smartphone Android di qualità e magari più costoso della media, ma comunque più conveniente di un iPhone.
Cattivo segno
In media l’economia cinese è cresciuta del 10 per cento negli ultimi anni, mentre quella statunitense ha avuto numerosi alti e bassi. Da tempo gli analisti prevedono un rallentamento della Cina, che potrebbe avere effetti molto seri sul settore tecnologico statunitense, a cominciare dalla Silicon Valley. Colpisce, scrive Madrigal, che Apple sia stata colta così di sorpresa dalla variazione nelle vendite, arrivando a mancare di svariati miliardi di dollari le proprie previsioni, di solito piuttosto accurate. Il peggioramento ha avuto probabilmente un ritmo e un andamento sottovalutato da Apple. Non ci sono segnali positivi in tutto questo: solo indicazioni su come potrebbero peggiorare le cose nei prossimi mesi, e non solo per uno dei più grandi venditori di smartphone al mondo.