Il Movimento 5 Stelle ha espulso due senatori e due europarlamentari

Tra cui l'ex comandante della capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco, che aveva votato contro il "decreto sicurezza"

Gregorio De Falco nell'aula del Senato – Roma 23 marzo 2018
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Gregorio De Falco nell'aula del Senato – Roma 23 marzo 2018 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Il Movimento 5 Stelle ha annunciato oggi l’espulsione dei senatori Gregorio De Falco, l’ex comandante della capitaneria di porto di Livorno durante l’incidente della Costa Concordia, e Saverio De Bonis. Sono stati espulsi anche gli eurodeputati Marco Valli e Giulia Moi. L’espulsione è stata comunicata sul blog del Movimento dopo essere stata decisa dal collegio dei probiviri, un organo del partito scelto dal garante del Movimento, Beppe Grillo.

De Falco e Bonis erano sotto indagine da parte dei probiviri per non aver seguito la linea del partito nella votazione sul “decreto sicurezza”: De Falco aveva votato contro, mentre De Bonis non aveva partecipato al voto. De Falco aveva votato contro la linea del partito anche in una precedente occasione, durante un voto in Commissione ambiente sul condono a Ischia.

Sono ancora aperte le indagini nei confronti di altre due senatrici che si sono opposte in varie occasioni alla linea del partito, Paola Nugnes ed Elena Fattori. I procedimenti nei confronti di altri due senatori, Matteo Mantero e Virginia La Mura, sono invece stati archiviati. Non è del tutto chiara, invece, la ragione del “richiamo” ricevuta dal senatore Lello Ciampolillo.

Gli altri due espulsi sono l’eurodeputato Marco Valli, che si era autosospeso dal gruppo del Movimento 5 Stelle dopo che si era scoperto che aveva mentito sul suo curriculum, e l’eurodeputata Giulia Moi, che si era autosospesa dal gruppo del Movimento 5 Stelle e successivamente era stata sanzionata dal Parlamento europeo per molestie psicologiche nei confronti di due assistenti.

Nel comunicato non sono indicate le ragioni dell’espulsione ma soltanto gli articoli dello statuto e del codice etico del Movimento che elencano le numerose ragioni in base alle quali è possibile essere espulsi dal partito. In teoria, lo statuto richiede che chi viene espulso si dimetta dalla carica elettiva ricevuta o paghi una penale pari a centomila euro. Questa penale è ritenuta largamente inesigibile, poiché in contrasto con la Costituzione che stabilisce la libertà dei parlamentari di esercitare il proprio mandato senza essere vincolati alle decisioni del proprio partito.