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  • Venerdì 21 dicembre 2018

Un’altra assurda legge contro gli immigrati in Danimarca

Obbliga chi vuole ottenere la cittadinanza a stringere la mano a un funzionario pubblico, una cosa che a molti musulmani creerà problemi

Persone a passeggio nel parco di Aarhus, Danimarca, (Finn Frandsen/ AP)
Persone a passeggio nel parco di Aarhus, Danimarca, (Finn Frandsen/ AP)

Il parlamento della Danimarca, dove ha la maggioranza una coalizione di centrodestra, ha approvato una legge che richiede agli immigrati che vogliono ottenere la cittadinanza di stringere la mano ai funzionari pubblici al momento della cerimonia di naturalizzazione. La legge – che entrerà in vigore il prossimo primo gennaio – è esplicitamente rivolta a chi è di religione musulmana e che, spesso, evita il contatto fisico con persone dell’altro sesso, a meno che non si tratti di familiari stretti.

La nuova legge ha suscitato molte critiche soprattutto da parte dei sindaci che dovranno condurre le cerimonie e che diventeranno di fatto le facce di una politica che alcuni di loro hanno definito imbarazzante, “puramente simbolica” e comunque sostanzialmente irrilevante nella serie di criteri necessari per la concessione della cittadinanza in sé. Dicono anche che il parlamento danese abbia voluto elevare in modo forzato un’usanza sociale a un fondamentale valore danese.

«Se arrivi in ​​Danimarca, dove è normale stringere la mano quando saluti, se non lo fai è irrispettoso», ha detto invece Martin Henriksen, parlamentare e portavoce del Partito Popolare Danese, conservatore: «Se uno non può fare qualcosa di così semplice e diretto, non c’è motivo che diventi un cittadino danese». E la ministra danese per l’Integrazione Inger Støjberg, che in passato si era distinta per alcune iniziative piuttosto discutibili in materia di immigrazione, ha scritto sulla sua pagina Facebook che una stretta di mano è un «segno visibile del fatto di aver preso a cuore la Danimarca».

Il requisito della stretta di mano di fatto avrà ben poche conseguenze, secondo gli osservatori, ma ha comunque un significato simbolico chiaro. Molti sindaci hanno già fatto sapere che troveranno il modo di aggirarlo: «È contro le mie convinzioni dover costringere altre persone ad avere un contatto fisico», ha detto ad esempio Thomas Andresen, sindaco di Aabenraa, vicino al confine con la Germania, aggiungendo che potrebbe decidere di far intervenire alle cerimonie funzionari locali di entrambi i sessi. Mogens Jespersen, sindaco di Mariagerfjord, una città del nord del paese, ha detto invece che ignorerà la legge e che accetterà un cenno del capo o un inchino da parte della persona che si rifiuta di dare la mano. La ministra danese per l’Integrazione Inger Støjberg ha comunque detto che i comuni potrebbero essere multati, se non rispetteranno l’obbligo della stretta di mano.

Il requisito della stretta di mano, che prevede anche che non sia concesso l’uso di guanti, è l’ultima di una serie di misure decise dal governo contro le persone immigrate nel paese e per scoraggiarne altre ad arrivare. Nel giugno del 2016, il primo ministro Lars Løkke Rasmussen – che ha esplicitamente dichiarato che il suo obiettivo non è quello di integrare i rifugiati, ma di ospitarli fino a quando non potranno tornare nei loro paesi di origine – aveva sostenuto l’introduzione di un nuovo tipo di test per ottenere la cittadinanza, molto più difficile da superare del precedente e che aveva già considerevolmente ridotto il numero di nuove cittadinanze concesse. Poi era stata approvata una legge sul «divieto del burqa», mentre un’altra legge prevede la possibilità di confiscare beni e gioielli ai migranti arrivati in Danimarca.

Lo scorso marzo, poi, il governo ha proposto di introdurre una serie di leggi (nel cosiddetto “pacchetto ghetto”) per regolamentare la vita delle persone che vivono in 25 zone del paese abitate soprattutto da musulmani, con l’obiettivo di imporre una loro “assimilazione”, più che un’integrazione nella società danese. Qualche settimana fa, infine, il governo aveva proposto di alloggiare gli stranieri “indesiderati” in una piccola isola disabitata e quasi irraggiungibile, che di fatto sarebbe diventata una specie di carcere: giovedì 20 dicembre, il parlamento ha approvato i finanziamenti anche per questo progetto.