C’è stata una pessima giornata in borsa, anche per via dei tweet di Trump

In pochi giorni il presidente degli Stati Uniti ha smentito sé stesso sul tema dei dazi contro la Cina, portando nuovo pessimismo e incertezze sui mercati

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante una visita di stato a Pechino, in Cina, nel novembre del 2017 (Thomas Peter-Pool/Getty Images)
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante una visita di stato a Pechino, in Cina, nel novembre del 2017 (Thomas Peter-Pool/Getty Images)

Con una serie di tweet sulla cosiddetta “guerra commerciale” con la Cina, ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha contribuito a far crollare le borse, con pesanti perdite per alcune delle più importanti aziende statunitensi che più dipendono dalle esportazioni e dalle importazioni di prodotti sul mercato cinese. S&P 500, l’indice di Wall Street che raccoglie le più importanti società per azioni degli Stati Uniti, ha perso più del 3 per cento, mentre l’indice dei titoli tecnologici NASDAQ ha perso quasi il 3,8 per cento.

Dopo avere annunciato nel weekend di avere trovato un accordo con la Cina per sospendere l’introduzione di dazi sugli scambi commerciali – notizia che non aveva trovato conferme in Cina – martedì Trump ha sostanzialmente dichiarato il contrario sostenendo di essere “l’uomo dei dazi” e di volere proseguire sulla strada della tassazione delle importazioni. La notizia ha aggiunto nuove incertezze tra gli investitori, già preoccupati dalla possibilità di una crisi economica, con pessimi risultati per la borsa statunitense e per diverse altre borse occidentali.

Sabato scorso, dopo un incontro bilaterale tenuto in Argentina nell’ambito delle riunioni del G20, Trump aveva detto di essersi messo d’accordo con il presidente cinese, Xi Jinping, per non imporre ulteriori dazi per almeno tre mesi, dando tempo ai loro rispettivi paesi di confrontarsi e formalizzare un patto su esportazioni e importazioni. Nelle ore e nei giorni seguenti, Trump aveva ripetuto più volte di avere già concordato alcuni dettagli con la Cina, compreso un non meglio precisato piano per far acquistare alle aziende cinesi più prodotti agricoli statunitensi.

Diversi giornalisti e osservatori avevano messo in dubbio da subito la veridicità delle dichiarazioni di Trump. Il governo cinese infatti non aveva in alcun modo confermato di avere concordato qualcosa di preciso con gli Stati Uniti. I portavoce e rappresentanti del governo statunitense avevano dato risposte evasive alle richieste di chiarimenti, ulteriore indizio sul fatto che non fosse stato deciso nulla di definitivo o nel dettaglio con le controparti cinesi.

Terminato il fine settimana, Trump e la sua amministrazione hanno sostanzialmente cambiato i toni, lasciando quelli interlocutori e preferendo un approccio più perentorio. Lunedì 3 dicembre, per esempio, il governo ha annunciato che le trattative con la Cina sui dazi saranno gestite da Robert Lighthizer, rappresentante del commercio per gli Stati Uniti, da sempre molto scettico sui rapporti commerciali con i cinesi e sostenitore dei dazi.

Il giorno seguente, martedì 4 dicembre, Trump è intervenuto direttamente sul tema pubblicando alcuni tweet molto aggressivi e nuove accuse nei confronti del governo cinese, ignorando completamente quanto lui stesso aveva detto poco prima. Trump ha invitato la Cina ad acquistare “immediatamente” i prodotti agricoli statunitensi e ha poi messo in dubbio la possibilità di stringere “un accordo vero e proprio” con il governo cinese. Le sue dichiarazioni hanno contribuito a peggiorare una giornata in borsa già complicata, portando nuove incertezze sui mercati, che avevano invece dimostrato ottimismo dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi sulla tregua nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Nonostante la pessima giornata in borsa, Trump ha ripetuto le stesse cose anche in serata, a mercati ormai chiusi, dicendo tra le altre cose su Twitter: “O avremo un VERO ACCORDO con la Cina, o nessun accordo”.

Le società che dipendono più direttamente dai rapporti commerciali con la Cina sono andate peggio di altre ieri in Borsa. Il produttore di aeroplani Boeing, con importanti commissioni ed esportazioni verso il mercato cinese, è arrivata a perdere quasi il 5 per cento, mentre Caterpillar ha perso quasi il 7 per cento. Sensibili perdite hanno interessato anche le aziende del settore tecnologico, legate alla produzione di microchip in Cina. Il produttore AMD ha perso l’11 per cento, la perdita più consistente di tutto l’indice S&P 500.

La Cina ha cercato di inviare nuovi segnali di distensione. Sul sito del ministero del Commercio cinese, per esempio, è stato pubblicato un breve comunicato con il quale il governo auspica che ci possa essere un confronto aperto per risolvere la questione dei dazi, avviata da Trump all’inizio del suo mandato presidenziale.