L’Australia vuole approvare una legge contro le chat criptate

C'è un accordo tra i vari partiti per obbligare le società di tecnologia a fornire alla polizia conversazioni protette, tra molte proteste

L'Apple Store a Sydney. (AP Photo/Rob Griffith)
L'Apple Store a Sydney. (AP Photo/Rob Griffith)

In Australia i partiti di maggioranza e opposizione si sono accordati per approvare una legge che darà alla polizia e ai servizi segreti la possibilità di ottenere l’accesso alle chat criptate di programmi come WhatsApp e iMessage, fortemente criticata dalle grandi società di tecnologia. La legge ha riaperto un dibattito su come gestire il confine tra privacy e pubblica sicurezza con le nuove tecnologie, che da qualche anno hanno permesso l’applicazione della crittografia in molte app di uso quotidiano. Più in generale, la discussione è se spetti ai governi o alle società proteggere la privacy delle persone. La legge australiana, in ogni caso, dovrebbe essere approvata questa settimana.

Con l’introduzione della tecnologia end-to-end, quella che protegge le chat sull’app di messaggistica di Apple e dal 2016 anche su WhatsApp, le società di tecnologia – Apple e Facebook, in questo caso – sostengono che i messaggi siano visibili soltanto al mittente e al destinatario e da nessun altro, nemmeno dalle società stesse. I CEO delle due società, Tim Cook e Mark Zuckerberg, hanno insistito molto su questo concetto per dimostrare l’attenzione alla privacy degli utenti: ma fin da subito hanno dovuto scontrarsi con le autorità che, periodicamente e per motivi diversi, hanno chiesto ad Apple e Facebook di condividere conversazioni private di alcuni utenti.

I partiti australiani hanno deciso di approvare una legge che obbligherà le società a fornire questi dati, decrittando i messaggi o sviluppando programmi appositi per la polizia. Il primo ministro Scott Morrison ha sostenuto che la legge servirà a sventare eventuali attacchi terroristici; chi la appoggia dice inoltre che restituirà alla polizia un’arma che la crittografia ha pesantemente limitato negli ultimi anni, e cioè le intercettazioni legali. Ci sono però moltissimi critici che sostengono tra le altre cose che la legge sia scritta male e che finirà per danneggiare complessivamente la sicurezza informatica australiana, perché le società dovranno adeguarsi alla normativa con standard diversi e meno sperimentati di quelli attualmente in uso.

Un’altra conseguenza, più pessimistica, potrebbe essere che grandi aziende di tecnologia decidano di uscire dal mercato australiano, perché troppo ostile dopo l’approvazione della legge. Apple aveva commentato la proposta di legge a ottobre, sostenendo che sia proprio per contrastare le attività criminali che adotta la crittografia end-to-end, e aveva confermato l’ipotesi secondo cui il risultato della legge sarà un indebolimento della sicurezza informatica australiana. Nel 2016, Apple si era già scontrata per motivi analoghi con l’FBI, dopo che si era rifiutata di sbloccare un iPhone appartenente a uno dei terroristi che uccisero 16 persone nell’attacco a San Bernardino, in California.