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  • Lunedì 26 novembre 2018

Le ong che aiutano i rifugiati in Croazia sono rimaste da sole

Il ministro dell'Interno croato e molti cittadini le accusano di essere complici dei trafficanti, e l'unico consiglio della polizia ai volontari minacciati è portarsi dietro una mazza

Alcuni migranti fermati dalla polizia al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia. (ELVIS BARUKCIC/AFP/Getty Images)
Alcuni migranti fermati dalla polizia al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia. (ELVIS BARUKCIC/AFP/Getty Images)

Dall’inizio del 2018 la Croazia ha espulso dal suo territorio – verso la Serbia e la Bosnia ed Erzegovina – 2.500 persone che erano entrate illegalmente, tra cui anche possibili richiedenti asilo. Secondo un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, a 1.500 migranti è stata rifiutata la possibilità di chiedere asilo in Croazia e più di 700 hanno denunciato di essere stati picchiati e derubati dagli agenti croati mentre venivano respinti al di là del confine. Anche le organizzazioni umanitarie che lavorano con i rifugiati e i migranti che vogliono raggiungere la Croazia hanno denunciato diverse violazioni dei diritti umani da parte della polizia croata, ma il ministro dell’Interno Davor Božinović ha accusato le ong di essersi inventate tutto e i migranti di essersi feriti da soli. Inoltre Božinović ha iniziato ad attaccare pubblicamente le ong, accusandole di avere legami con i trafficanti di esseri umani – un po’ come fatto da altri politici in Italia – rendendo sempre più difficile per gli operatori e i volontari lavorare in sicurezza.

Il sito Euroactiv ha raccontato la storia di due organizzazioni umanitarie croate che sono quotidianamente minacciate per l’aiuto che forniscono ai migranti, tanto che per ragioni di sicurezza la polizia ha consigliato ai loro dipendenti di portarsi dietro una mazza e dei gas lacrimogeni per andare al lavoro. Le due ong sono il Center for Peace Studies (CMS) di Zagabria, nato dopo le guerre in ex Jugoslavia e che da 15 anni aiuta i rifugiati e i richiedenti asilo da un punto di vista legale, e Are You Syrious? (AYS), un’organizzazione nata nel 2015 quando moltissime persone cercavano di raggiungere l’Europa attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”.

Di recente un provvedimento del ministro dell’Interno croato ha di fatto bandito il CMS dai centri di accoglienza dove aveva operato fino a quel momento, vietando ai volontari di continuare il loro lavoro di assistenza legale e insegnamento della lingua croata ai rifugiati. Gli uffici di Are You Syrious? sono stati vandalizzati più volte quest’anno, e i suoi operatori vengono minacciati (anche di morte) e insultati quasi ogni giorno. Sui social media ricevono messaggi del tipo «siete stati assunti da [George] Soros per islamizzare l’Europa, sappiamo i vostri nomi. Siete tutti sulla lista e sarete puniti di conseguenza», seguiti da insulti come «aiutanti dei terroristi» o «aiutanti degli stupratori». Una persona ha ricevuto un’ordinanza restrittiva per le minacce di morte, ma nel frattempo lo stesso ministro dell’Interno croato accusa le ong di avere legami con i trafficanti di esseri umani.

Secondo i volontari delle due organizzazioni, nel momento di picco dei flussi migratori, nell’estate del 2015, la solidarietà verso i migranti era decisamente maggiore rispetto ad adesso, anche tra la polizia. Una volontaria di AYS ha detto a Euractiv di ricordarsi ancora quando un’unità speciale della polizia di Zara, città croata sulla costa adriatica, li aveva aiutati a preparare i campi di accoglienza per i migranti che arrivavano dalla Serbia: «Gli agenti controllavano le persone che arrivavano e venivano a dirci “c’è un bambino senza scarpe e vestiti” o “quest’uomo ha bisogno di scarpe taglia 42”».

La solidarietà non è durata a lungo: CMS e AYS spesso riportano le testimonianze di persone che sono state vittime di violenze da parte della polizia croata nonostante stessero cercando protezione internazionale in Croazia. Anche il Guardian ha dedicato un articolo al modo brutale in cui i migranti che cercano di oltrepassare il confine con la Bosnia vengono trattati dalla polizia croata. Al momento il clima politico nel paese non è favorevole all’accoglienza di nuovi migranti: un’operatrice di CMS, Sara Kekuš, ha detto che in Croazia «i cittadini sono passati da essere quelli che ci aiutavano a quelli che chiamano la polizia se vedono per strada qualcuno con un colore di pelle differente».

La Croazia è l’ultimo paese che è entrato a far parte dell’UE nel 2013, ma ancora non fa parte dello spazio Schengen – cioè quell’area composta da 26 paesi europei in cui le persone possono girare liberamente senza controlli alle frontiere interne – ma aspira ad entrarci a breve. Secondo i volontari i respingimenti violenti dei migranti verso la Bosnia da parte della polizia croata sono un modo del governo per far vedere all’UE che la Croazia è pronta a difendere i confini esterni dell’Unione.

Il ministro dell’Interno Božinović accusa le ong di essere coinvolte in «oscure attività di trafficanti» e ha più volte cercato di criminalizzarle per il lavoro che svolgono in Croazia. La situazione è diventata ancora più tesa dopo che le ong hanno iniziato a chiedere spiegazioni sulla morte di Madina Hussiny, una bambina afghana di sei anni che lo scorso inverno era stata investita da un treno al confine serbo-croato dopo che la polizia croata aveva ordinato alla sua famiglia di seguire i binari in direzione di Belgrado per tornare in Serbia. In precedenza CMS e AYS avevano già denunciato diversi casi di violenza da parte della polizia contro i migranti a cui era stato negato l’accesso alla protezione internazionale. «Quando ci siamo interessati al caso», ha raccontato a Euroactiv Sara Kekuš, «il ministro dell’Interno ha iniziato a nominare le nostre organizzazioni nello stesso contesto dei trafficanti, con il chiaro tentativo di criminalizzare quello che stiamo facendo piuttosto che investigare sulla morte [di Madina] e risolvere il caso».

A settembre un volontario di Are You Syrious?, Dragan Umičević, è stato condannato a pagare 60 mila kune (circa 8 mila euro) per avere aiutato un gruppo di migranti – tra cui la famiglia di Madina – ad attraversare illegalmente il confine serbo-croato, pochi mesi dopo la morte della bambina. Ma secondo AYS questo sarebbe un altro tentativo del ministero dell’Interno di «screditare [le ong] agli occhi dell’opinione pubblica». Su Facebook, AYS ha pubblicato un comunicato in cui spiegava che in realtà Dragan Umičević aveva informato la polizia della presenza di un gruppo di rifugiati non registrati, tra cui 11 bambini, vicino al confine ma già in territorio croato, che era al freddo sotto una bufera e che desiderava chiedere asilo in Croazia, senza però avere mai avuto contatti diretti con il gruppo, che aveva scritto all’organizzazione sempre attraverso i social network.