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  • Venerdì 2 novembre 2018

Quando torniamo sulla Luna?

I piani per tornare a passeggiare sul suolo lunare non mancano e la NASA ci sta lavorando, ma servirà un po' di pazienza

L'illustrazione di un viaggio verso la Luna immaginato negli anni Cinquanta del Novecento (Coronet)
L'illustrazione di un viaggio verso la Luna immaginato negli anni Cinquanta del Novecento (Coronet)

C’è un posto in cui da quasi 46 anni non mette piede nessun essere umano, neanche per sbaglio, nemmeno per un istante: la Luna. L’ultima missione spaziale verso il nostro unico satellite naturale avvenne nel dicembre del 1972 con l’Apollo 17, segnando tre anni di grandi successi iniziati con l’impresa dell’Apollo 11 e dei suoi astronauti, raccontata in questi giorni al cinema nel film First Man – Il primo uomo con Ryan Gosling che interpreta Neil Armstrong.

Nella storia millenaria dell’umanità, la Luna non era mai stata visitata prima da un essere umano: il programma spaziale Apollo aveva reso accessibile un posto remotissimo e, in quegli anni, sembrava che dal 1972 non avremmo fatto altro che viaggiare di continuo dalla Terra alla Luna, stabilendo la prima colonia fuori dai confini terrestri. Dopo la passeggiata lunare di Eugene Cernan, l’ultimo uomo sulla Luna, le cose sono andate però molto diversamente. Il costoso programma Apollo è stato chiuso e gli Stati Uniti hanno ridotto i loro investimenti, per quanto cospicui, nelle iniziative di esplorazione sulla Luna. Da allora abbiamo costruito il più grande avamposto in orbita, la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ma gli astronauti non si sono più spinti oltre i 400 chilometri circa di distanza dal nostro pianeta.

Nonostante periodicamente vengano presentati nuovi piani per tornare sulla Luna con esseri umani, finora non ci sono stati grandi progressi nella progettazione delle missioni per farlo. Come mostra First Man, lo sbarco di Neil Armstrong e Buzz Aldrin fu un successo talmente incredibile da diventare la missione spaziale nell’immaginario collettivo, e forse proprio per questo alcuni presidenti degli Stati Uniti più di altri hanno mostrato una certa fissazione per tornare sulla Luna e dare lustro ai loro mandati presidenziali. Donald Trump non è da meno e, poco dopo il suo insediamento, ha detto che la NASA dovrà tornare il prima possibile sulla Luna.

Il piano della NASA, per quanto ancora vago e da definire in numerosi aspetti, è stato presentato nell’estate di quest’anno, nell’ambito di un nuovo programma decennale per le esplorazioni spaziali con esseri umani. L’idea è realizzare una stazione orbitale lunare, che si chiamerà Gateway (“Via di accesso”), intorno alla metà dei prossimi anni Venti, in modo da rendere possibile il primo ritorno sulla Luna di un astronauta della NASA a partire dal 2026.

(NASA)

In realtà la NASA aveva iniziato a lavorare a un progetto di questo tipo ben prima dell’insediamento di Trump nel gennaio del 2017. L’idea sarebbe avere una base nello Spazio profondo, in modo da realizzare ricerche sull’ambiente spaziale e i suoi effetti sulla salute umana in condizioni diverse da quelle che vivono quotidianamente gli astronauti sulla ISS.

Gateway sarà costituita da un numero inferiore di moduli e sarà quindi più piccola della ISS. Il progetto di base prevede la realizzazione di un modulo abitativo, di un modulo per alimentare la stazione e mantenerla nella giusta orbita e di un altro con sistemi di attracco per permettere alle astronavi di collegarsi alla base, sia per i rifornimenti sia per i viaggi degli astronauti. Il piano per ora esiste solamente sulla carta e tutti i moduli previsti devono essere ancora costruiti. I responsabili della NASA vorrebbero iniziare dal modulo di alimentazione, che dovrebbe essere lanciato nel 2022 verso la Luna. Dovrà essere realizzato in collaborazione con partner privati, compresi quelli per il lancio del modulo, ma che devono essere ancora trovati.

Le cose si complicheranno ulteriormente per il trasporto del modulo abitativo, più grande e pesante. La NASA ha in programma di spingerlo verso l’orbita lunare attraverso il suo Space Launch System (SLS), un grande razzo a cui l’agenzia spaziale sta lavorando da anni, con cospicui e costosi ritardi. SLS deve ancora compiere la sua prima missione ufficiale (Exploration Mission 1), nella quale è previsto il trasporto della capsula da trasporto Orion intorno alla Luna, per testarne capacità e resistenza. La prima missione con esseri umani, EM-2, è invece in programma per il 2022 e dovrebbe comprendere un viaggio intorno alla Luna. Solo dopo il 2024 dovrebbe essere effettuata EM-3 per portare il modulo abitativo di Gateway nella giusta orbita intorno alla Luna, ma per farlo SLS dovrà essere aggiornato a una versione più potente ancora in fase di progettazione.

Il test di SLS nel 2014 (Bill Ingalls/NASA via Getty Images)

La data per il primo nuovo sbarco sulla Luna della NASA è ulteriormente incerta. Gli astronauti dovrebbero raggiungere il suolo lunare con un sistema di trasporto da Gateway alla Luna e viceversa, ma non è ancora chiaro come dovrebbe funzionare. La NASA intende collaborare con l’industria spaziale privata per sperimentare diverse soluzioni, che saranno poi alla base del sistema per il trasporto vero e proprio degli astronauti. Il piano è riuscire a terminare le sperimentazioni entro il 2026, in modo da effettuare un allunaggio entro il 2030.

Secondo molti osservatori la complessità del piano rende improbabile che si riescano a rispettare le scadenze di massima comunicate finora dalla NASA. Già in passato altri ambiziosi piani statunitensi per tornare sulla Luna sono finiti in un nulla di fatto, soprattutto a causa degli alti costi da affrontare e delle minori risorse fornite dal Congresso e dal governo degli Stati Uniti al suo ente spaziale. La NASA è inoltre impegnata nello studio del futuro della ISS, che sta arrivando alla fine della propria durata, e ha dovuto fare i conti con i ritardi di Boeing e SpaceX nel progettare sistemi alternativi alle Soyuz russe per raggiungere la Stazione. Difficilmente la richiesta di Trump di tornare sulla Luna entro la fine del suo potenziale secondo mandato potrà essere esaudita, ma la NASA non sarà comunque la sola a tentare un ritorno sulla Luna.

Negli ultimi anni numerose compagnie spaziali private hanno dimostrato un certo interesse per la Luna. I loro progetti sono per lo più legati all’invio di sonde e robot automatici per esplorarne la superficie, ma alcune sono più articolate di altre. La Cina, che sta investendo sempre più risorse nel suo programma spaziale, dovrebbe inviare il prossimo anno Chang’e 5, un robot studiato per allunare, recuperare circa 2 chilogrammi di materiale roccioso dalla Luna e riportarlo sulla Terra. Sempre nel 2019, l’India dovrebbe inviare sulla superficie lunare Chandrayaan-2, una missione che comprende una sonda che rimarrà in orbita intorno alla Luna, un lander che resterà fisso al suolo e un robot automatico (rover) per esplorarlo.

Roscosmos, l’agenzia spaziale della Russia, ha invece ripreso a sviluppare il suo programma Luna-Glob per l’esplorazione lunare attraverso rover di vario tipo. Il progetto risale al 1997, ma ha subito numerose sospensioni a causa degli scarsi fondi disponibili. I numerosi rinvii hanno fatto sì che il primo rover, Luna 25, sia programmato per un lancio nel 2021. Se tutto dovesse andare come previsto, negli anni seguenti Roscosmos dovrebbe inviare almeno altri cinque robot verso la Luna.

L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha finora concentrato i propri sforzi nella gestione delle missioni con esseri umani sulla ISS, ma lavora comunque da tempo a progetti ambiziosi per esplorazioni con astronauti di altro tipo nell’ambito del suo Programma Aurora. Per molto tempo l’ESA ha ipotizzato di organizzare una missione lunare con esseri umani a metà dei prossimi anni Venti, ma questa prospettiva non convince i principali finanziatori dell’Agenzia (Italia, Germania e Francia) ed è probabile che l’intero Programma Aurora sia definitivamente convertito alle sole esplorazioni con robot e sistemi automatici.

La Big Falcon Spaceship intorno alla Luna, in un’elaborazione grafica (SpaceX)

SpaceX, la compagnia spaziale di Elon Musk, come è noto ha progetti molto ambiziosi per Marte, ma non ha comunque escluso una tappa verso la Luna prima di spingersi così lontano dalla Terra. A metà settembre ha annunciato di volere realizzare il primo viaggio intorno alla Luna nel 2023, con un equipaggio di astronauti non professionisti. La missione avverrà a bordo del Big Falcon Rocket, il più grande e potente razzo in costruzione sulla Terra, e tutti i posti sull’astronave sono stati prenotati (e pagati) dal miliardario giapponese Yusaku Maezawa. Anche in questo caso la costruzione del razzo è ancora in corso e potrebbe subire ritardi rispetto alla prima ottimistica data del 2023. A quasi 50 anni dal primo uomo sulla Luna, la possibilità di tornare presto a compiere un piccolo passo sul suolo lunare sembra ancora remota.