Il font fatto per essere ricordato

Il Sans Forgetica è volutamente difficile da leggere: per far fare più fatica al cervello, e imprimere nella memoria quello che si è letto

A inizio ottobre l’RMIT – una delle più importanti università australiane, con sede a Melbourne – ha presentato un nuovo font, progettato per rendere le cose scritte più facili da ricordare. Il font si chiama Sans Forgetica ed è basato sul principio della difficoltà desiderabile, secondo il quale nell’imparare o scoprire qualcosa è meglio incontrare qualche ostacolo non troppo grande, perché la fatica, se non è eccessiva, aiuta a ricordare meglio. Sans Forgetica è quindi volutamente un po’ difficile da leggere, cosa che fa fare al cervello un po’ di fatica in più rispetto al solito e impedisce di leggere  meccanicamente. È fatto così:

Sono parole a cui dovreste aver dedicato più attenzione rispetto a quanto avreste fatto altrimenti, leggendole così: Sans Forgetica è gratis e dopo averlo scaricato si può usare sui principali programmi di Mac e PC, o si può installare un’estensione di Google Chrome che permette di evidenziare alcuni estratti di testo e trasformarli in estratti scritti in Sans Forgetica.

Il gruppo di lavoro che ha creato Sans Forgetica per il RMIT (Royal Melbourne Institute of Technology) era formato da grafici ed esperti di caratteri tipografici della School of Design e da psicologi del Behavioural Business Lab. Hanno spiegato di aver voluto creare un font con premesse opposte rispetto a quelli “puliti e lisci” che vanno di moda oggi, soprattutto per testi da leggere su schermo. Il problema, spiegano, è che «se un’informazione viene letta in modo troppo facile e pulito, non riesce a stimolare il cervello per dare il via a quel processo cognitivo più profondo che è indispensabile per immagazzinare e ritrovare».

I ricercatori del RMIT hanno creato un font in cui le cui lettere erano incomplete e avevano un backslant: una leggera pendenza verso sinistra. Le lettere incomplete funzionano come certe immagini che offrono solo dei pezzi e lasciano che sia il cervello a metterci gli altri. Il logo del WWF, per esempio, è fatto di macchie nere: è il cervello a fare il resto e vederci un panda.

Il backslant è invece una pendenza che va in direzione opposta rispetto a quella usata nel corsivo e in tipografia gli unici nomi scritti con una pendenza verso sinistra anziché verso destra sono quelli dei fiumi, sulle cartine.

Dopo aver creato tre versioni diverse del font, i ricercatori hanno chiesto a circa 400 studenti di leggere informazioni scritte in quei tre font e hanno notato che quello che permetteva di ricordare di più era quello intermedio: uno era troppo “normale” e l’altro troppo “incompleto”. Hanno detto che mentre gli studenti ricordavano il 50 per cento di un testo con un font normale, nel caso di Sans Forgetica la percentuale saliva al 57 per cento.

Del lato creativo di Sans Forgetica si è occupato Stephen Banham, un noto tipografo e professore di tipografia, creatore di circa 20 font, che si è però trovato a dover sovvertire molti dei principi base della realizzazione di un font: anziché farne uno facile ha dovuto farne uno difficile, ma non troppo. Banham ha però spiegato che il font «non è fatto per leggerci dei romanzi, perché in quel caso farebbe solo venire dei potenti mal di testa». Janneke Blijlevens, una delle ricercatrici che ha lavorato a Sans Forgetica, ha ricordato che è fatto per studenti, persone che devono ricordare qualcosa: «Serve per evidenziare un passaggio chiave, come una definizione, non per altre cose». Ha anche spiegato che potrebbe tornare utile a chi sta cercando di imparare una lingua straniera.

È difficile trovare recensioni di un font, specie di uno nuovo e particolare come questo. Per ora ne hanno parlato importanti giornali come il Guardian e il Washington Post, ed è difficile fare una stima di come ne parla su internet chi dice di averlo provato: su Reddit c’è una discussione tra chi dice di apprezzarlo, chi dice che è fastidioso e inutile (o comunque meno utile di un evidenziatore) e chi si chiede se l’effetto sulla memoria funzioni a lungo, o solo sui primi estratti.