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  • Lunedì 17 settembre 2018

Si riparla del VAR, ancora

Errori influenti nelle decisioni arbitrali, uniti a una decisiva modifica nel protocollo internazionale, stanno causando molte discussioni

Ivan Perisic e Gervinho discutono con l'arbitro Gianluca Manganiello durante Inter-Parma (Spada/LaPresse)
Ivan Perisic e Gervinho discutono con l'arbitro Gianluca Manganiello durante Inter-Parma (Spada/LaPresse)

Dopo un anno di sperimentazione interna, seguito dall’utilizzo ai Mondiali in Russia, dove gli arbitri italiani hanno svolto un compito fondamentale conoscendo le procedure di controllo meglio degli altri, si pensava che la seconda stagione con il VAR in Serie A potesse andare ancora meglio della precedente. Invece dopo quattro giornate di campionato i casi contestati sono stati molti, quasi quanto quelli dell’inizio della passata stagione, dove però gli arbitri erano in qualche modo giustificati dalla loro inesperienza con la tecnologia. Solo nell’ultima giornata i risultati di due partite (Inter-Parma e Udinese-Torino) sono stati influenzati da un uso scorretto del VAR, facendo nascere nuove polemiche proprio quando pensavamo di essercene liberati.

Prima di andare a rivedere i casi contestati, è bene ricordare che il VAR può essere utilizzato per rivedere solo quattro specifici casi di gioco, stabiliti dal protocollo internazionale valido per tutti. Un arbitro può servirsene per stabilire la regolarità di un gol, per la giusta assegnazione di un cartellino rosso, per stabilire l’assegnazione di un rigore e per correggere l’ammonizione o l’espulsione del giocatore sbagliato (scambio d’identità). Se però l’arbitro in campo sanziona, fischiando, una irregolarità che in realtà non si è verificata, la decisione presa non può più essere corretta: in questi casi agli arbitri si consiglia di essere prudenti e di attendere qualche secondo prima di decidere.

In estate inoltre l’IFAB – l’organo che decide le regole del gioco – ha apportato una piccola ma decisiva modifica al protocollo d’uso internazionale. Fino alla passata stagione la tecnologia era chiamata a intervenire solo in casi di “chiaro errore”, per mantenere la centralità dell’arbitro di campo. L’IFAB ha ristretto ulteriormente l’applicazione del VAR in presenza di “chiaro ed evidente errore”. Questo ha in pratica limitato l’uso del VAR alla correzione di gravi errori da parte di arbitri e assistenti, per eliminare le questioni sull’oggettività e soggettività degli episodi. Nell’ultima giornata di campionato non ci sono stati casi legati alla modifica del nuovo protocollo, ma nei turni precedenti sì, e anche evidenti (contatto tra Iago Falque e Fazio in Torino-Roma, fallo di Magnanelli su Asamoah in Sassuolo-Inter, espulsione di Pjanic in Parma-Juventus).

Sabato pomeriggio, nell’anticipo che ha visto la sorprendente vittoria del Parma a Milano contro l’Inter, ci sono stati tre casi principali che avrebbero potuto cambiare completamente l’andamento della partita. Il primo è avvenuto dopo pochi minuti dal calcio d’inizio, quando il centrocampista dell’Inter Roberto Gagliardini è entrato con il piede a martello sulla gamba di Antonio Di Gaudio, ala del Parma. In quel caso l’arbitro Gianluca Manganiello non ha nemmeno fischiato fallo, nonostante il quarto uomo fosse esattamente davanti. Il VAR avrebbe dovuto intervenire, trattandosi di chiaro ed evidente errore, assegnando un cartellino rosso a Gagliardini.

 

Dopo venti minuti il centrocampista del Parma Leo Stulac ha commesso lo stesso tipo di fallo su Gagliardini. L’arbitro era lì a due passi e ha punito lo sloveno con un cartellino giallo: avrebbe dovuto espellerlo, trattandosi di un grave fallo di gioco con piede a martello e palla già lontana.

L’ultimo episodio, che è anche il più contestato, si è verificato nel secondo tempo, quando il terzino del Parma Federico Dimarco ha deviato col gomito un cross sulla linea di porta di Ivan Perisic, che sarebbe finito comunque sul fondo. Dimarco aveva il braccio staccato dal corpo e questo avrebbe dovuto determinare un calcio di rigore per l’Inter (ma senza espulsione o ammonizione per Dimarco, dato che il pallone era destinato a uscire). Dimarco poi è stato l’autore del gol del Parma, che applicando il regolamento alla lettera sarebbe stato da annullare per la presenza in fuorigioco di due giocatori del Parma che ostruivano la visuale di Handanovic.

Domenica pomeriggio l’ultimo episodio contestato è avvenuto durante Udinese-Torino, terminata in parità. A Udine, nel corso del primo tempo, l’arbitro Paolo Valeri ha annullato un gol regolare ad Alejandro Berenguer del Torino su segnalazione del guardalinee per un fuorigioco di un altro giocatore del Torino, che però non era parte dell’azione né ostruiva la visuale del portiere avversario. Valeri non ha potuto ricorrere al VAR perché aveva già interrotto l’azione fischiando prima che la palla finisse in rete. La dirigenza del Torino ha criticato molto l’arbitraggio di Valeri anche perché l’anno scorso, alla prima giornata di campionato, la squadra si vide annullare ingiustamente un gol – sempre di Berenguer – per lo stesso motivo.