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  • Lunedì 10 settembre 2018

La commissione Toninelli sul ponte di Genova continua a perdere pezzi

Il 16 agosto il ministro aveva promesso che entro un mese avrebbe prodotto dei risultati, ma intanto metà dei suoi membri si sono dimessi

(ANSA/LUCA ZENNARO)
(ANSA/LUCA ZENNARO)

Domenica Bruno Santoro, dirigente del ministero dei Trasporti, si è dimesso dalla commissione ispettiva che sta indagando per conto del governo sul ponte Morandi di Genova, crollato lo scorso 14 agosto causando la morte di 43 persone. Santoro si è dimesso spontaneamente, dopo che la procura di Genova ha annunciato di averlo inserito nella lista degli indagati nell’inchiesta giudiziaria per il crollo del ponte. È il  terzo componente della commissione a lasciare l’incarico in poche settimane; ora la commissione può contare solo sulla metà dei suoi componenti originali.

La commissione di indagine ministeriale era stata istituita subito dopo il crollo dal ministro Danilo Toninelli, che in un post su Facebook e in un comunicato ufficiale annunciò che avrebbe prodotto un primo rapporto entro un mese, termine che scade questa settimana. Toninelli aveva spiegato che uno degli obiettivi della commissione era fornire elementi per «un’eventuale revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia». «Andremo fino in fondo», concludeva Toninelli nel suo post.

– Leggi anche: Cosa c’entrano le concessioni autostradali con il ponte Morandi?

Appena dieci giorni dopo l’inizio dei lavori, però, il ministero dei Trasporti ha deciso di sostituire il presidente della commissione, Roberto Ferrazza, provveditore alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. In quei giorni, i quotidiani scrissero che Ferrazza sarebbe presto stato sentito dalla procura di Genova, poiché lo scorso febbraio aveva fatto parte del gruppo di dirigenti ed esperti che aveva autorizzato i lavori straordinari sul ponte Morandi che avrebbero dovuto cominciare nei prossimi mesi.

Per la stessa ragione, il ministero aveva deciso di rimuovere anche un altro componente di quella commissione, il professor Antonio Brencich della facoltà di Ingegneria di Genova, da anni uno dei più severi critici del ponte. L’autorizzazione dei lavori lo scorso febbraio potrebbe essere collegata al crollo del ponte, se dovesse emergere che già all’epoca esistevano ragioni per sospettare della sicurezza del ponte e che queste ragioni furono ignorate.

Pochi giorni prima delle dimissioni di Ferrazza e Brencich, il settimanale l’Espresso aveva scoperto che un terzo componente della commissione avrebbe presto potuto trovarsi in difficoltà. In un articolo pubblicato il 20 agosto, l’Espresso aveva scritto che Santoro, il dirigente ministeriale che si è dimesso domenica, aveva infatti fornito consulenze alla società Autostrade per l’Italia per un valore totale di 70 mila euro.

Quando l’Espresso aveva pubblicato il suo articolo, il ministero decise di mantenere Santoro al suo posto. Venerdì scorso però la procura di Genova ha pubblicato la lista degli indagati, tra cui figurava anche Santoro. Due giorni dopo, domenica pomeriggio, il ministero ha comunicato le dimissioni spontanee di Santoro. Tra gli indagati ci sono anche l’ex presidente della commissione Ferrazza e il professor Brencich. Il ministero ha precisato che Santoro ottenne le consulenze regolarmente e che, in qualità di dirigente del ministero, non si è mai occupato direttamente della gestione del ponte Morandi.