Perché i dipendenti di Ryanair scioperano così tanto?

Da mesi piloti e personale di bordo chiedono che i loro contratti di lavoro siano regolati dalle leggi dei loro paesi, e non da quelle irlandesi che garantiscono meno tutele

(ERIC LALMAND/AFP/Getty Images)
(ERIC LALMAND/AFP/Getty Images)

Venerdì i piloti tedeschi, svedesi, irlandesi, olandesi e belgi della compagnia aerea low cost Ryanair sciopereranno contro le politiche contrattuali applicate dalla società. Circa 400 voli sono stati cancellati, sui 2.400 totali previsti, per un totale di oltre 40mila passeggeri coinvolti. In particolare a causare i maggiori disagi sarà lo sciopero indetto con poco preavviso dal sindacato tedesco Vereinigung Cockpit, che ha portato Ryanair a cancellare 250 voli da e per la Germania. Solo poche settimane fa, inoltre, lo sciopero di dipendenti Ryanair più grande di sempre aveva portato alla cancellazione di più di 600 voli in tutta Europa.

Lo sciopero dei piloti tedeschi è stato indetto per chiedere un aumento salariale, ma quelli indetti negli altri paesi riguardano principalmente la più ampia richiesta, portata avanti da mesi anche dai sindacati di altri paesi come Italia, Spagna e Portogallo, di profondi cambiamenti nella politica contrattuale di Ryanair. La compagnia, che è irlandese, applica infatti a tutto il suo personale di bordo contratti regolati dalla legge irlandese, con l’eccezione di quello del Regno Unito. Le tutele e le garanzie per i lavoratori in Irlanda sono però le più scarse in tutta Europa, e per questo i piloti chiedono che Ryanair applichi ai suoi dipendenti i contratti regolati dalle leggi del paese in cui vivono.

Secondo i sindacati si tratta di una richiesta modesta, ma il CEO di Ryanair Michael O’Leary sostiene che se venisse accolta «avrebbe un impatto sui costi, sulla produttività e sulla complessità delle operazioni». Per O’Leary l’applicazione della legge irlandese sui contratti dei dipendenti è una parte fondamentale della riduzione dei costi che permette a Ryanair di applicare tariffe economiche vantaggiose per i clienti.

Come ha spiegato il portavoce del sindacato olandese dei piloti Joost Van Doesburg, la legge irlandese è pensata per concedere maggiore flessibilità alle aziende, più che per tutelare i lavoratori. Questo significa che i licenziamenti sono più facili ed è più difficile per gli ex dipendenti fare causa agli ex datori di lavoro. Il sindacato spagnolo SEPLA ha diffuso un documento che mostra le molte differenze rispetto alla legge spagnola, che per esempio prevede il limite settimanale di 40 ore lavorative, la tredicesima e le ferie pagate in diverse occasioni speciali, come il matrimonio. Secondo Van Doesburg, visto che Ryanair ha piloti in tutta Europa è una compagnia europea, e non irlandese, e dovrebbe quindi rispettare le leggi dei singoli paesi.

O’Leary contesta questa visione, sostenendo che tutti gli aerei della compagnia sono registrati in Irlanda, il paese dove è nata la società. Nonostante Ryanair abbia accettato di portare avanti le trattative per quanto riguarda gli aumenti di stipendi in Germania, la società sostiene che i suoi contratti di lavoro rispettino le norme che regolano il mercato unico europeo.

Finora un ricorso per cambiare i contratti di Ryanair è stato respinto da un tribunale di Valencia, ma un altro è stato accolto a Boscoducale, nei Paesi Bassi, dove un tribunale ha stabilito che i contratti devono rispettare le leggi olandesi. La sentenza più autorevole era arrivata però l’anno scorso dalla Corte europea di giustizia, il più alto organo giudiziario che si occupa del diritto dell’Unione Europea. Stabiliva che il personale di bordo di Ryanair può fare ricorso sui propri contratti nel paese di provenienza dei lavoratori (Ryanair sosteneva invece che dovesse farlo nei tribunali irlandesi).

I sindacati europei avevano accolto la sentenza come una vittoria, ma Ryanair aveva provato a presentarla a suo favore sottolineandone una parte più ambigua. La sentenza ammetteva infatti la possibilità che il paese di provenienza dei dipendenti non fosse l’unico fattore a determinare il luogo in cui sia possibile presentare ricorsi: la sentenza prevedeva che i lavoratori potessero decidere di rivolgersi ai tribunali irlandesi, anche se sarebbe sarebbe stato meno vantaggioso per loro. In ogni caso, disse O’Leary, la sentenza riguardava soltanto i tribunali in cui presentare i ricorsi, e non avrebbe cambiato la struttura contrattuale della società.

Secondo Dirk Polloczek, capo di un sindacato dei piloti di Bruxelles, il modello di business di Ryanair non funzionerebbe più se la compagnia dovesse adeguarsi alle leggi dei singoli paesi. In effetti, nel 2011 Ryanair chiuse la sua unica base in Francia, a Marsiglia, dopo che un tribunale stabilì che doveva adeguarsi alle leggi francesi sul lavoro. Ora però, dopo che alcuni mesi fa ha per la prima volta riconosciuto i sindacati dei suoi lavoratori, Ryanair è di nuovo nelle condizioni di entrare nel mercato francese: sta trattando con i piloti francesi per aprire due basi in Francia nei prossimi anni, e secondo Reuters stringerà contratti nel rispetto delle leggi francesi.

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