Perché Kubrick è Kubrick

Novant'anni fa nacque uno dei più grandi registi della storia del cinema

di Gabriele Gargantini

Stanley Kubrick è morto il 7 marzo 1999 ed era nato il 26 luglio 1928: 90 anni fa. È uno dei pochissimi che si può mettere senza dubbi tra i più grandi registi di sempre, ed è stato anche un esperto montatore, fotografo e scenografo. Ha diretto 13 lungometraggi, il primo nel 1953 e l’ultimo nel 1999, compresi alcuni dei film più famosi di sempre. L’unico Oscar che poteva mettere in salotto era quello vinto per i Migliori effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio, ma ci sono pochi dubbi sulla sua importanza e sull’impatto dei suoi film sul cinema e sulla cultura della seconda metà del Novecento. Il semplice fatto che qualcuno sia convinto che Kubrick fosse stato capace di simulare l’allunaggio, uno dei più grandi traguardi dell’umanità, dice molto sulle sue capacità.

Autoscatto del giovane Stanley Kubrick nel 1949, con una fotocamera Leica III, quando lavorava per la rivista Look (Wikimedia)

Più che un elenco dei suoi film migliori – ognuno ha la sua classifica – è utile elencare alcuni dei tantissimi motivi per cui Kubrick è stato un regista diverso dagli altri; per capire cosa c’era nel suo modo di pensare e fare cinema che, quasi ogni volta, ha spostato un po’ più in su l’asticella del cinema. La versione breve è che Kubrick univa colpi di genio a una grandissima meticolosità. John Alcott, direttore della fotografia di Barry Lyndon, disse che «metteva sempre tutto in discussione» e partecipava a ogni decisione, anche quelle che altri registi di solito delegano ad assistenti e sottoposti. Alcott disse anche: «Kubrick è stata la cosa più vicina al genio con cui mi sia capitato di lavorare». Una delle frasi più note di Kubrick – «Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato» – spiega anche come, in molti casi, pur di poter girare qualcosa come l’aveva pensato, Kubrick sperimentò e innovò tecniche e approcci. Detto questo, queste sono le principali cose per cui Kubrick è stato Kubrick:

La faccia Kubrick
Un primissimo piano di un personaggio con la testa in genere rivolta verso il basso e gli occhi che guardano verso l’alto.

I piani sequenza
I piani sequenza – lunghe scene girate senza tagli – sono una delle cose più difficili del cinema. Oltre a essere un regista minuzioso e maniacale quando si trattava di lavorare al montaggio, Kubrick ha anche girato alcuni dei migliori piani sequenza della storia del cinema: scene che si basano sull’assenza del montaggio. Ci sono dei famosi pianine sequenza in Arancia Meccanica (Alex nel negozio di dischi), in Shining (Danny in triciclo) e in Full Metal Jacket (la marcia del sergente Hartman nel dormitorio). Ma ce n’è uno davvero notevole anche in Orizzonti di gloria, il quarto film di Kubrick, ambientato durante la Prima guerra mondiale.

La sottrazione
Una delle tecniche base della grammatica cinematografica consiste nel mostrare una scena e, subito dopo, la faccia di un personaggio che reagisce a quanto appena mostrato. Ci sono casi in cui Kubrick scelse di mostrare solo la reazione, ma lo fece così bene da far capire anche cosa stava guardando il personaggio. In generale, Kubrick è stato uno dei migliori a far immaginare tantissimo mostrando pochissimo. Va in questo senso anche quella che è stata definita la freddezza dei personaggi di molti suoi film: in particolare gli ultimi.

La meticolosità
Kubrick è noto perché spesso rigirava la stessa scena decine di volte; in certi casi anche più di cento volte. Si dice che prima di girare Shining passò alcuni giorni a cercare e fotografare porte, per decidere quale avrebbe voluto che Jack Torrance spaccasse con l’ascia. Una scena che, si dice, fu girata più di 60 volte. Si dice che per Shining Kubrick girò quasi 300 chilometri di pellicola e che quindi, alla fine, nei cinema, si vide l’1 per cento delle scene girate: ed è già strano quando quel rapporto è del 10 per cento. Con il passare degli anni Kubrick non migliorò, anzi: si dice che per Eyes Wide Shut fece firmare a Nicole Kidman e Tom Cruise un contratto che li impegnava a recitare “per tutto il tempo necessario”, senza scadenze. Le riprese durarono 46 settimane.

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L’uso del tempo
Rapina a mano armata, del 1956, è il terzo film di Kubrick. Parla di un furto a un ippodromo e – prima ancora che nascessero Quentin Tarantino o Christopher Nolan – aveva una struttura narrativa molto strana, all’indietro. Nel film capita anche che lo stesso evento sia mostrato più volte attraverso diversi punti di vista.

La prospettiva Kubrick
Molto prima di Wes Anderson, Kubrick mise in diversi film di diversi generi delle scene con in mezzo un personaggio esattamente nel punto di fuga, e attorno a lui inquadrature simmetriche. Succede soprattutto in Full Metal Jacket, Shining2001: Odissea nello spazio.

Il montaggio
Kubrick è ritenuto uno dei registi più bravi, in fase di montaggio, a indirizzare i temi del film. Lui disse: «Amo il montaggio. Penso che sia la mia fase preferita di quando si fa un film. Il montaggio è l’unico aspetto del cinema che non assomiglia a nessun’altra forma d’arte. Un momento la cui importanza non può essere sovrastimata. Può fare o rompere un film».

Il match-cut più famoso della storia del cinema
Sempre parlando di tecnica di montaggio, Kubrick girò il più noto e probabilmente più efficace match-cut di sempre: un montaggio che associa due immagini mettendole una dopo l’altra. È quello che arriva dopo alcuni minuti dall’inizio di 2001: Odissea nello spazio e permette, in pochi secondi e con solo due immagini, di sintetizzare milioni di anni di evoluzione.

La fotografia
Kubrick iniziò da fotografo ed è considerato un grande esperto di fotografia del cinema, e anche un innovatore. Per girare al chiuso, senza luci artificiali, alcune scene di Barry Lyndon, fu il primo a usare un obiettivo Zeiss Planar, originariamente sviluppato per la NASA. Si spinse anche molto nella sperimentazione di altri tipi di lenti e obiettivi, spesso portando agli estremi le possibili inquadrature: per esempio con diaframmi apertissimi o con lenti che permettevano di passare da un panorama a un primo piano dopo un grande zoom.

La musica
Sua moglie Christiane disse addirittura che Kubrick era “dipendente dalla musica”. Quasi sempre, nei suoi ultimi sei film, scelse musica pre-esistente, molte volte classica. Vincent LoBruttoautore della biografia L’uomo dietro la leggenda, ha scritto che per una scena di Barry Lyndon – quella del duello tra Barry e Lord Bullingdon – passò venti giorni ascoltando «ogni registrazione possibile della musica fatta nel Diciassettesimo e Diciottesimo secolo». È un’esagerazione, ma rende l’idea. Kubrick disse, della musica nei film: «Un film dovrebbe essere più musica che romanzo. Dovrebbe essere una progressione di umori e sentimenti. Il tema, quello che sta dietro le emozioni, il significato; tutto questo arriva dopo». Il regista Paul Thomas Anderson ha detto: «È difficile fare qualcosa che non abbia già fatto Kubrick, quando metti musica in un film».

Gli zoom
Ne usò tantissimi: solo in Barry Lyndon ce ne sono più di trenta; in Shining ci sono invece molti famosi “horror zoom”.

La capacità di migliorare il libro
Tutti i più noti film di Kubrick furono tratti da un libro. Ma – come si vede dalle tantissime correzioni che fece a Shining – gli piaceva cambiare molto il materiale di partenza. Prima di dirigere Lolita, nel 1962, chiese all’autore, Vladimir Nabokov, di scrivere per lui la sceneggiatura del film. Nabokov accettò ma alla fine Kubrick conservò solo qualche dialogo da lui scritto. Kubrick spiegò: «Scrivere una storia nuova in forma di sceneggiatura è come provare a mettere il cavallo e il carretto nello stesso posto, nello stesso momento». E riguardo alle storie che sceglieva disse: «Devi sempre scegliere un testo che non sia un capolavoro, così puoi migliorarlo».

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Le scene lente
Dedicarsi molto al montaggio non vuol dire fare scene con ritmo serrato, anzi. Kubrick è noto per la lentezza di certe sue scene: quella in cui HAL viene disconnesso oppure questa, che per far baciare i protagonisti ci mette quattro minuti. Il fatto, con Kubrick, è che raramente queste scene sono o furono percepite come noiose.

La tecnica
Kubrick elaborò un complicato set-rotante per 2001: Odissea nello spazio che le produzioni cinematografiche hanno continuato a usare fino a Inception. Sempre per 2001: Odissea nello spazio fu tra i primi a sperimentare la front-projection (l’antenato del green screen usato oggi per le scene da modificare in CGI) e la tecnica nota come slit-scan, che rese possibile una delle scene finali del film, quella del viaggio nota come “Star Gate”. Consiste nel puntare la cinepresa verso uno squarcio dietro a cui scorrono determinate immagini, mentre la cinepresa si sposta avanti e indietro su un carrello. Fu poi usata per far fare i salti interstellari alle navicelle di Star Trek e nella sigla di Dr. Who.

La Steadicam
Kubrick fu anche tra i primi registi a usare la Steadicam, che fu inventata a fine anni Settanta ed è un supporto meccanico che permette ai cameraman di fare riprese fluide camminando o persino correndo dietro a degli attori in movimento. Disse che per lui era come «un tappeto volante» e ci girò un po’ di scene di Shining.

Il disagio di certi suoni
Oltre che alla musica, Kubrick si interessava molto anche ai suoni, soprattutto alle risate. In genere, e dati gli argomenti, le risate dei suoi film non erano mai distensive e rilassanti ma, anzi, mettevano a disagio e creavano tensione.

Il rapporto con gli attori
La meticolosità e il genio sono spesso caratteristiche di persone complicate, con cui è difficile avere a che fare. Molti degli attori che hanno lavorato con Kubrick ne hanno invece parlato come di una persona gentile e disponibile. Ryan O’Neal, che ci lavorò per Barry Lyndon, disse: «Ti fa lavorare tanto. Ti sposta, ti spinge, ti aiuta, ci discuti; ma alla fine ti fa capire cosa vuol dire avere un ottimo regista. Stanley ha tirato fuori aspetti della mia personalità e del mio modo di recitare che non sapevo di avere. Ho il forte sospetto di essere stato parte di qualcosa di immenso».

Jack Nicholson e Stanley Kubrick mentre riguardano le riprese sul set (The Overlook Hotel)

I dettagli
Ce ne sono un’infinità, in ogni film. In Shining, quando ancora non si sa che Danny, il bambino, se la passerà molto brutta, si vedono – sullo sfondo, mentre parla di luccicanza con Crothers – dei coltelli che sembrano incombere su di lui; è una sorta di anticipazione di quello che succederà più avanti.

L’ironia
Nel suo attraversare svariati generi – film storici, di fantascienza, horror, di guerra e di satira politica – trovò anche spazio per l’ironia, anche se a modo suo.

Gli effetti speciali
Oltre a immaginarsi un futuro molto realistico in 2001 Odissea nello spazio, per esempio con il cibo liquido, le videochiamate e i tablet, Kubrick fece un film di fantascienza che, visto ora, non dimostra per niente i cinquant’anni che ha.

Le cose portate agli estremi
In ogni sua scelta Kubrick portò le cose agli estremi: con tecniche nuove, con inquadrature estreme, con precisione maniacale. A prescindere dal genere del film, riuscì spesso a inserire grandi temi – spesso descritti come filosofici e esistenziali – nelle sue storie, che non erano mai solo storie personali. Steven Spielberg disse: «Molti artisti, davanti a una tela bianca, iniziano con piccoli segni. Stanley, secondo me, iniziava con grasse pennellate di colori primari, e poi insisteva su quei concetti».