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  • Lunedì 23 luglio 2018

In Francia il “caso Benalla” sta diventando sempre più grande

Il ministro dell'Interno è stato accusato di aver mentito, le vicende giudiziarie hanno portato al fermo di cinque persone, tra cui il controverso ex collaboratore di Macron

Alexandre Benalla con la nazionale francese tornata dai Mondiali di Russia, Parigi, 16 luglio 2018 (THOMAS SAMSON/AFP/Getty Images)
Alexandre Benalla con la nazionale francese tornata dai Mondiali di Russia, Parigi, 16 luglio 2018 (THOMAS SAMSON/AFP/Getty Images)

Lo stato di fermo di Alexandre Benalla, la persona che all’Eliseo si occupava della sicurezza del presidente della Repubblica Emmanuel Macron e che è stato definito un suo “collaboratore”, si sta allargando e sta diventando un caso politico che ha portato all’apertura di tre diverse inchieste: una giudiziaria, una interna alla polizia e una parlamentare. Negli ultimi giorni “l’affaire Benalla” ha causato la sospensione dei lavori dell’Assemblea Nazionale, dove si stava discutendo un progetto di riforma costituzionale. Questa mattina il ministro dell’Interno Gérard Collomb (di cui alcuni parlamentari hanno chiesto le dimissioni) dovrà rispondere alle domande di una speciale commissione di inchiesta parlamentare; e il caso sta creando diversi problemi allo stesso Macron, che in campagna elettorale aveva parlato di volere uno Stato «senza macchia».

Lo scorso primo maggio Alexandre Benalla – che ha 26 anni e in passato aveva lavorato come addetto alla sicurezza per altri politici francesi – era stato filmato a Parigi con un elmetto della polizia mentre trascinava per la strada e colpiva in modo violento due manifestanti durante un corteo. Benalla non fa parte delle forze dell’ordine francesi. Della storia non si era saputo niente per mesi, anche perché Benalla era stato identificato solo successivamente, in alcuni video diffusi sui social network. A quel punto si era saputo anche che l’Eliseo – che era stato informato dei fatti del primo maggio il giorno dopo – aveva sospeso temporaneamente Benalla dai suoi incarichi di funzionario. Al suo rientro, Benalla era stato sollevato dall’organizzazione della sicurezza del presidente della Repubblica: era rimasto comunque un dipendente dell’Eliseo, ma gli era stato assegnato (così ha detto il portavoce dell’Eliseo) un ruolo amministrativo e la responsabilità di occuparsi solamente degli eventi all’interno dell’Eliseo stesso.

(I video dei fatti del primo maggio in cui si vede Benalla picchiare dei manifestanti)

Nonostante questo, ci sono foto e video successivi alla decisione che mostrano Benalla accompagnare il presidente Macron in visita ufficiale. Dopodiché la procura di Parigi aveva aperto un’inchiesta preliminare contro Benalla, interrogandolo, accusandolo formalmente di cinque reati e mettendolo in stato di fermo. Solo a quel punto l’Eliseo aveva fatto sapere che lo avrebbe licenziato. Le Figaro, un quotidiano francese di centrodestra, ha riassunto in un recente editoriale il punto principale di tutta la vicenda: «Perché diavolo Macron ha insistito nel proteggere un impiegato di secondo rango che avrebbe dovuto essere cacciato dall’Eliseo mesi fa?». Altri giornali sono invece più prudenti e si chiedono se il caso Benalla diventerà un vero e proprio “affare di stato” o se non sia piuttosto l’esito di una serie di gravi errori di valutazione dell’Eliseo.

Nella storia, oltre a Benalla, sono direttamente coinvolte anche altre persone: Vincent Crase, un gendarme riservista pagato dal partito di Macron, La République en marche, che si trovava con Benalla lo scorso primo maggio e che come Benalla ha commesso violenze contro dei manifestanti; e tre funzionari della prefettura di polizia di Parigi che, appena si era venuto a sapere dello scandalo, avevano fatto pervenire a Benalla il video che lo incrimina. Crase, i tre poliziotti e Benalla si trovano attualmente in stato di fermo. La casa di Benalla è stata perquisita ed è stato interrogato anche il capo di gabinetto dell’Eliseo, Patrick Strzoda. Benalla, in particolare, è accusato di aver commesso cinque reati, tra cui “violenze da parte di persona incaricata di una missione di servizio pubblico”, “usurpazione di funzioni” e “usurpazione di insegne riservate all’autorità pubblica”.

Nel frattempo, e parallelamente all’inchiesta giudiziaria, il ministro dell’Interno Gérard Collomb ha annunciato un ricorso all’Ispettorato generale della Polizia nazionale per verificare le circostanze della vicenda e le eventuali complicità. Infine è stata istituita una commissione di inchiesta all’interno dell’Assemblea Nazionale, che ha sospeso la discussione di un importante progetto di riforma costituzionale voluto da Macron «fino a nuovo ordine». La mattina di lunedì 23 luglio il ministro dell’Interno Collomb, che era stato informato dei fatti del primo maggio già il giorno dopo e non aveva denunciato Benalla come dovuto, secondo l’articolo 40 del codice di procedura penale, sarà ascoltato dalla commissione. Diverse forze politiche di opposizione hanno accusato Collomb di mentire e hanno chiesto le sue dimissioni.

Finora Emmanuel Macron non è intervenuto sul caso Benalla. Diversi giornali scrivono che la sera di domenica 22 luglio ha organizzato una riunione a cui erano presenti il primo ministro Edouard Philippe, Gérard Collomb, il portavoce del governo, Benjamin Grivaux, e il segretario di Stato responsabile delle relazioni con il parlamento, Christophe Castaner. Le Monde, citando come fonte una delle persone presenti, dice che il presidente ha condannato il «comportamento scioccante e inaccettabile» di Alexander Benalla e che ha anche parlato delle «evidenti carenze» che il caso ha evidenziato all’interno dell’Eliseo. Macron avrebbe anche chiesto di affrontare una riorganizzazione interna perché episodi di questo tipo non si ripetano. Benalla aveva un’auto di stato a sua disposizione, viveva in un appartamento dell’Eliseo e aveva anche un badge di accesso all’Assemblea nazionale. Secondo i sondaggi più recenti, negli ultimi giorni la popolarità del presidente Macron ha raggiunto un nuovo livello minimo ed è pari al 39 per cento.