I 450 migranti che il governo non vuole sono sbarcati a Pozzallo

Dopo giorni di attesa, sono sbarcati nelle prime ore di stamattina: molti di loro saranno trasferiti subito in altri paesi europei

(ANSA/FRANCESCO RUTA)
(ANSA/FRANCESCO RUTA)

Le due navi con a bordo circa 450 migranti soccorsi nei giorni scorsi al largo dell’isola siciliana di Linosa hanno attraccato a Pozzallo, in Sicilia, dopo tre giorni in cui il governo italiano le aveva fatte attendere mentre cercava paesi europei disposti ad accogliere una parte delle persone a bordo. Sulla Protector dell’agenzia europea Frontex c’erano 173 migranti, mentre sul Monte Sperone della Guardia di Finanza 261, di cui una ventina minorenni. La prima nave è sbarcata alle 3.35, la seconda alle 4.30 di stamattina. Alcune persone, soprattutto donne e bambini, erano già state portate via nei giorni scorsi per la gravità delle loro condizioni, peggiorate dal viaggio e dall’attesa sotto il sole. Una dozzina di presunti scafisti è stata arrestata dalla polizia.

Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva spiegato che Francia, Malta e Germania accoglieranno 50 migranti ciascuna. Anche la Spagna e il Portogallo ne accoglieranno una parte, anche se non è chiaro quanti. La scelta del governo italiano di aspettare un impegno preciso degli altri paesi europei prima di aprire i porti fa parte di una strategia applicata più volte nelle ultime settimane dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: far sbarcare meno navi possibili in Italia – e nel caso, solo navi delle autorità italiane – e invitare gli altri paesi europei a occuparsi sia di una parte dei migranti che sbarcano in Italia, sia di quelli soccorsi dalle navi delle ong che lavorano nei pressi della Libia.

Gli esperti di immigrazione temono che un comportamento del genere possa violare le leggi internazionali che vietano il respingimento collettivo delle persone, e che l’ostilità verso le ong o il rifiuto di aprire i porti possa aggravare le condizioni delle persone che vengono soccorse.

È difficile, inoltre, sostenere che il governo stia reagendo a una situazione di emergenza. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’UNHCR, l’agenzia dell’ONU che si occupa di rifugiati, nei primi sei mesi dell’anno in Italia sono arrivati circa 16mila richiedenti asilo. Sono numeri in calo dell’80 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2017. Il tragitto verso l’Italia è però diventato più pericoloso: nella rotta che parte dalla Libia, sempre secondo i dati dell’UNHCR, nel mese di giugno è morta una persona per ogni sette che hanno tentato la traversata; nei primi sei mesi del 2018, i morti sono stati uno per ogni 19, una frazione esattamente doppia di quella registrata durante i primi sei mesi del 2017.