Kumano, Hiroshima, 11 luglio 2018 (Kota Endo/Kyodo News via AP)

I morti nelle alluvioni in Giappone sono 179

Ci sono ancora dei dispersi e le operazioni di ricerca e soccorso sono ostacolate dal gran caldo

Il numero di persone morte in seguito alle intense piogge nel Giappone centro-occidentale, che hanno poi provocato alluvioni e frane, è salito a 179. Gli ultimi dati ufficiali dicono che non ci sono notizie di nove persone, ma i media locali hanno cifre molto più alte e parlano di almeno cinquanta o sessanta dispersi. Oggi, mercoledì 11 luglio, il primo ministro Shinzo Abe – che ha cancellato un viaggio in Europa e in Medio Oriente – visiterà le zone più colpite del paese.

Circa 75 mila agenti di polizia, vigili del fuoco, soldati dell’esercito e della Guardia Costiera sono stati inviati nella parte centro-occidentale del paese per i soccorsi, ma le speranze di trovare nuovi sopravvissuti sono sempre meno. La ricerca e le operazioni di sgombero e pulizia si stanno svolgendo a una temperatura che raggiunge anche i 35 gradi centigradi: il gran caldo è un pericolo anche per la popolazione che è rimasta senza acqua potabile ed elettricità. E ci sono anche problemi di viveri: «Stiamo lottando per portare cibo, acqua e beni di prima necessità nelle aree più remote. Li spediamo via mare e con gli aerei. Ma ci vorrà molto tempo per vedere tornare alla normalità le aree colpite. Siamo anche preoccupati per le condizioni dei sopravvissuti visto che la temperatura aumenta rapidamente. Stiamo installando dei condizionatori d’aria portatili nei rifugi», ha detto Yoshinobu Katsuura, un funzionario della prefettura di Ehime.

Luglio è solitamente uno dei mesi più piovosi in Giappone: il tempo ha cominciato a migliorare due giorni fa e ora non piove più. Resta però alto il rischio di frane, data la fragilità dei terreni che sono impregnati d’acqua. Nelle ultime ore è stato emesso un nuovo ordine di evacuazione in una città nella regione di Hiroshima. Sono coinvolte venticinque famiglie. Oltre 10 mila persone si trovano ancora nei centri di accoglienza, allestiti per gestire l’emergenza.

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