• Mondo
  • Lunedì 9 luglio 2018

Si è dimesso anche Boris Johnson

Il ministro degli Esteri britannico ha lasciato il suo incarico, per protesta contro il piano di Theresa May per Brexit: è il secondo importante ministro ad andarsene in due giorni

Boris Johnson (Jeff J Mitchell/Getty Images)
Boris Johnson (Jeff J Mitchell/Getty Images)

Boris Johnson si è dimesso da ministro degli Esteri del governo britannico. La notizia è stata confermata dall’ufficio della prima ministra Theresa May. Johnson aveva criticato molto duramente il nuovo piano per Brexit approvato venerdì dal governo britannico, e nella lettera di dimissioni ha scritto: «Il governo ora ha una canzone da cantare: mi sono esercitato per cantarla anche io ma le parole mi restano bloccate in gola». Per protesta contro la linea di Theresa May su Brexit – giudicata da molti come troppo morbida – domenica si era dimesso anche il ministro per Brexit David Davis.

Johnson è stato sostituito al ministero degli Esteri da Jeremy Hunt, che era ministro della Salute: Matt Hancock è stato spostato dal ministero della Cultura a quello della Salute; Jeremy Wright, l’attuale procuratore generale, sostituirà Hancock alla Cultura; Geoffrey Cox, deputato conservatore dal 2005, sostituirà Wright come procuratore generale.

Johnson – famoso per essere stato a lungo tempo sindaco di Londra – era ministro dal luglio 2016, poche settimane dopo il referendum su Brexit, di cui era stato uno dei più importanti promotori. Insieme a David Davis, nel governo britannico Johnson era tra i sostenitori della cosiddetta “hard Brexit”, un’uscita del Regno Unito da tutti i trattati e da tutte le istituzioni europee compresi quindi anche il mercato unico e la libera circolazione delle persone. L’accordo approvato venerdì dal governo May, sulla base del quale verranno condotte le prossime trattative con l’Unione Europea, prevede invece di chiedere la creazione di un’area di libero scambio fra Regno Unito ed Unione Europea – una via di mezzo fra la partecipazione al mercato unico e la sua esclusione – e procedure “facilitate” per la circolazione di persone all’interno dell’area.

Per protesta contro questa linea, domenica si era già dimesso David Davis, che in qualità di ministro per Brexit era stato il principale negoziatore del Regno Unito nelle trattative con l’Unione Europea. I giornali britannici scrivono che le dimissioni di Davis hanno forzato la mano a Johnson, che dopo aver molto criticato in privato il nuovo piano di May non avrebbe potuto rimanere ministro del suo governo senza perdere molta credibilità all’interno del partito.