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  • Giovedì 5 luglio 2018

Trump voleva invadere il Venezuela?

Nel 2017 ne parlò a lungo con i suoi collaboratori e con alcuni leader sudamericani, ha rivelato un'inchiesta di Associated Press

Donald Trump al Trump National Golf Club di Bedminster, New Jersey, lo stesso giorno che ha detto che avrebbe considerato l'opzione di un intervento militare in Venezuela, 11 agosto 2017 (JIM WATSON/AFP/Getty Images)
Donald Trump al Trump National Golf Club di Bedminster, New Jersey, lo stesso giorno che ha detto che avrebbe considerato l'opzione di un intervento militare in Venezuela, 11 agosto 2017 (JIM WATSON/AFP/Getty Images)

Un’inchiesta di Associated Press ha rivelato che nell’estate del 2017 il presidente americano Donald Trump considerò di invadere militarmente il Venezuela per rovesciare il regime di ispirazione socialista guidato dal presidente Nicolás Maduro. Il Venezuela vive da almeno tre anni una gravissima crisi economica, finanziaria e umanitaria, causata in gran parte dalla spericolata gestione finanziaria dell’ex presidente Hugo Chávez e dal suo successore Maduro.

Negli Stati Uniti si discute da tempo di come trovare una soluzione alla crisi venezuelana, ma finora non è stato per niente facile mettere d’accordo tutti gli alleati americani in America Latina che da mesi accolgono decine di migliaia di venezuelani in fuga dal loro paese. L’inchiesta di AP – costruita attorno a testimonianze di funzionari del governo americano, tra gli altri – ha rivelato per la prima volta l’intenzione di Trump di valutare l’opzione militare in Venezuela. La notizia non è stata confermata ufficialmente dal governo americano, ma il fatto che sia uscita è di per sé rilevante, soprattutto perché sarà inevitabilmente usata da Maduro per screditare l’opposizione venezuelana, accusata nella retorica del governo di essere una marionetta nelle mani degli Stati Uniti.

L’idea di invadere il Venezuela, ha scritto Associated Press, fu espressa da Trump per la prima volta alla fine di un incontro alla Casa Bianca tenuto il 10 agosto 2017. All’incontro erano presenti le due persone che all’epoca dirigevano la politica estera americana, ma che oggi non fanno più parte dell’amministrazione: il segretario di stato Rex Tillerson e il consigliere sulla sicurezza nazionale H.R. McMaster. Verso la fine della riunione, Trump chiese ai presenti perché il problema del Venezuela non potesse essere risolto invadendo il paese con l’esercito. «La proposta sconvolse le persone presenti», ha scritto Associated Press, che ha raccolto la testimonianza di un funzionario che ha voluto rimanere anonimo.

Nelle relazioni internazionali l’intervento militare in un paese straniero, per quanto ostile, è considerata una soluzione estrema e poco desiderabile, almeno oggi. Nel caso del Venezuela, poi, difficilmente gli Stati Uniti otterrebbero l’appoggio dei paesi limitrofi e del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’unico organo autorizzato dal diritto internazionale ad approvare un intervento militare al di fuori dei casi di legittima difesa. Oltretutto un intervento di portata anche contenuta rinforzerebbe la tesi del governo venezuelano sull’intenzione degli Stati Uniti di distruggere il paese, idea che negli ultimi anni è stata usata spesso da Maduro per attaccare le opposizioni. McMaster e altri funzionari elencarono questi e altri problemi per opporsi alla proposta di Trump.

Trump però non cambiò idea. Il giorno successivo ne parlò con alcuni amici e consiglieri e durante una conferenza stampa disse: «Abbiamo molte opzioni per il Venezuela, e a proposito, non escludo un’opzione militare. […] Abbiamo soldati in tutto il mondo, in posti molto lontani. Il Venezuela non è così lontano, e la gente sta soffrendo e sta morendo». In quel momento, però, in molti pensarono che Trump stesse minacciando il Venezuela soltanto a parole, come è solito fare con i suoi avversari politici e i paesi che per qualche ragione non gli vanno a genio.

Poco tempo dopo Trump sottopose l’ipotesi dell’invasione al presidente colombiano Juan Manuel Santos, come confermato ad Associated Press da due funzionari colombiani che hanno chiesto di rimanere anonimi. Il mese successivo ne parlò anche con altri tre leader sudamericani, chiedendo loro se fossero sicuri di non desiderare un intervento americano. Tutti e tre risposero di non volere un intervento americano in Venezuela. Contattata da Associated Press, la Casa Bianca ha spiegato di non volere commentare conversazioni avvenute in privato.

Da allora sembra che il Venezuela sia sceso nella scala delle priorità dell’amministrazione americana. C’è anche da dire che in passato Trump ha spesso criticato le precedenti amministrazioni per essersi impegnate in conflitti in zone remote del mondo. Inoltre il concetto nazionalista di America First, cioè America prima di tutto, è stata una parte importante della sua campagna elettorale.

L’inchiesta di Associated Press, come previsto, è già stata citata da Maduro come prova del fatto che gli Stati Uniti vogliano rovesciare il suo governo per impadronirsi delle ricche riserve di petrolio venezuelane. Anche il Mercosur, l’organizzazione che regola il mercato comune sudamericano, è stato costretto a prendere la parte del Venezuela contro una possibile invasione americana: «l’unico mezzo accettabile per promuovere la democrazia è il dialogo e la diplomazia», ha scritto in un comunicato ripetendo le stesse cose che aveva detto nell’agosto 2017.