È stato raggiunto un accordo sulle acciaierie di Piombino

Saranno cedute a un gruppo indiano che dovrà presentare nelle prossime settimane un nuovo piano industriale

Un momento del presidio in Piazza Cappelletti a Piombino degli operai Aferpi, 11 giugno 2017 (ANSA)
Un momento del presidio in Piazza Cappelletti a Piombino degli operai Aferpi, 11 giugno 2017 (ANSA)

Giovedì 17 maggio al ministero dello Sviluppo Economico è stato firmato un accordo per la cessione dell’acciaieria Aferpi di Piombino (conosciuta come Lucchini) dal gruppo algerino Cevital, che l’aveva rilevata nel 2015, a quello indiano Jsw Sajjan Jindal, che aveva già in passato partecipato ai bandi di acquisto, ma che era sempre stato scartato. Il ministro Carlo Calenda e il presidente della Toscana Enrico Rossi hanno detto di essere soddisfatti per la conclusione positiva «di una vicenda che metteva a rischio uno dei più importanti poli siderurgici italiani e il posto di lavoro di 2 mila persone».

Il gruppo indiano avrebbe pagato in totale 90 milioni di euro: l’accordo prevede la ripresa della produzione dei laminati e più avanti anche il rilancio della produzione dell’acciaio. Ora Jindal dovrà presentare un piano industriale che, secondo una serie di notizie non ufficiali che circolano sui giornali di oggi, dovrebbe prevedere l’impiego di circa 1.500-1.800 dipendenti. Si dice anche che Jindal riceverà un aiuto iniziale dallo stato pari a 15 milioni di euro e uno regionale pari a circa 30 milioni.

Quello che un tempo si chiamava stabilimento siderurgico Lucchini è un grande complesso industriale specializzato nella produzione di acciaio che si trova vicino al mare, nella zona industriale di Piombino, e che ha una lunga e grande storia legata ai giacimenti minerari della zona. Dopo successivi sviluppi dei primi altiforni e passaggi di proprietà con successi e fallimenti, nel 1936, dopo la crisi finanziaria e del settore, il primo nucleo dello stabilimento passò sotto il controllo dell’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, e nel 1937 venne inserito nella Finsider, società pubblica sempre legata all’IRI creata per lo sviluppo della siderurgia italiana (ne faceva parte anche l’ILVA). Nel 1943 il controllo dello stabilimento passò alle autorità militari tedesche che nel 1944 minarono e fecero saltare tutta l’area. Rimase solo la vecchia centrale elettrica che costituì poi la base per la ricostruzione.

Nel 1961, lo stabilimento occupava quasi seimila persone. Rimase di proprietà statale fino al 12 dicembre 1992 quando venne ceduta al Gruppo Lucchini, grande impresa siderurgica bresciana fondata nel primo dopoguerra. Nel 2005, a seguito di una ristrutturazione finanziaria, la maggioranza delle quote passò attraverso un aumento di capitale al gruppo russo SeverStal, uno dei più grossi produttori al mondo.

Dopo un 2011 di ulteriore crisi, il gruppo Lucchini vendette una delle sue filiali al fondo di investimenti “Apollo” e con il ricavato si sarebbe dovuto finanziare un nuovo piano di ristrutturazione del debito che fu approvato dal Tribunale fallimentare di Milano nel 2012: l’accordo raggiunto con le 17 banche coinvolte, in attesa di un nuovo compratore, prevedeva un nuovo finanziamento e una proroga di sei mesi per l’esigibilità dei crediti. Il 21 dicembre del 2012, non avendo trovato alcun nuovo finanziatore, la società fece richiesta al ministero dello Sviluppo Economico di essere ammessa all’amministrazione straordinaria: Piero Nardi venne nominato commissario di una società gestita sostanzialmente da banche e creditori e il 7 gennaio del 2013 il Tribunale di Livorno dichiarò lo stato di insolvenza di Lucchini. Per esaurimento delle risorse finanziarie di una struttura in crisi, il commissario decise lo spegnimento dell’altoforno.

Il 25 novembre del 2014, dopo lunghe trattative, il gruppo algerino Cevital riuscì ad aggiudicarsi il bando per la vendita degli asset, cioè dei beni di proprietà dell’acciaieria con un progetto da un miliardo di euro, che comprendeva il rilancio dell’acciaieria e la diversificazione nel settore agroindustriale e della logistica. Nel giugno dell’anno dopo Cevital e i sindacati firmarono un accordo e la vendita si concretizzò il primo luglio del 2015. Cevital acquistò lo stabilimento di Piombino e costituì Aferpi Spa che sta per Acciaierie e ferriere di Piombino. Nel novembre del 2017, dopo ulteriori negoziati, proroghe e proteste dei lavoratori, il ministero stabilì che gli accordi sottoscritti da Cevital – in difficoltà finanziaria – non erano stati rispettati. Il commissario straordinario Piero Nardi inviò dunque una lettera di inadempienza e partì la procedura di rescissione del contratto.

Si arriva così agli accordi degli ultimi giorni, attraverso uno stallo durato diversi mesi, una nuova trattativa e la firma dell’accordo per l’ennesima cessione di proprietà. I sindacati sono ora in attesa di conoscere il piano industriale di Jsw, che sarà presentato tra qualche settimana e da cui si capirà quale sarà il futuro dell’ex acciaieria Lucchini.