Un’organizzazione benefica ha fatto causa contro l’accordo sui migranti tra governo italiano e Guardia costiera libica

Migranti protestano contro la loro detenzione al centro di al Hamra, nella regione di Garian, in Libia (MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
Migranti protestano contro la loro detenzione al centro di al Hamra, nella regione di Garian, in Libia (MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)

L’organizzazione benefica britannica Global Legal Action Network ha avviato un’azione legale contro l’accordo tra governo italiano e Guardia costiera libica sulla gestione dei migranti nel Mediterraneo. La causa è stata presentata di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. È basata sulle testimonianze di 17 migranti sopravvissuti a un naufragio, che dopo essere stati raggiunti dalla Guardia costiera libica sono stati riportati in Libia proprio sulla base dell’accordo in questione.

La Guardia costiera libica non esiste

L’accordo, finalizzato dal governo di Paolo Gentiloni e promosso dal ministro degli Interni Marco Minniti, prevede che l’Italia addestri, equipaggi e finanzi la Guardia costiera libica, responsabile di farsi carico delle barche di migranti di fronte alle coste della Libia. La collaborazione tra governo italiano e guardia costiera libica ha permesso un calo significativo del numero dei migranti arrivati sulle coste italiane, ma è stata accusata di avere provocato sistematiche violazioni dei diritti umani. I migranti riportati in Libia, infatti, sono finiti per lo più nei terribili centri di detenzione gestiti da milizie e trafficanti di essere umani: sono stati torturati, picchiati, stuprati, schiavizzati e ridotti alla fame.

La Corte europei dei diritti dell’uomo aveva già ritenuto illegale un accordo simile sui migranti firmato diversi anni fa da Italia e Libia (allora a capo dei rispettivi governi c’erano Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi). L’accordo era poi stato sospeso.