Il procuratore speciale Robert Mueller ha minacciato Trump di citarlo in giudizio, scrive il Washington Post

(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
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Il procuratore speciale Robert Mueller, che sta indagando sulla presunta collusione fra il governo russo e il comitato elettorale del presidente americano Donald Trump, ha minacciato di citare in giudizio il presidente nel caso rifiutasse di sottoporsi a un interrogatorio. Lo scrive il Washington Post citando quattro fonti anonime. La minaccia sarebbe avvenuta ai primi di marzo, prima che gli avvocati di Trump ricevessero una specie di lista con le domande che Mueller intende porre a Trump, poi ottenuta e pubblicata dal New York Times. 

Se Mueller lo citasse davvero in giudizio, Trump sarebbe costretto a presentarsi davanti a una giuria e rispondere a una serie di domande. Potrebbe scegliere di avvalersi della facoltà di non farlo, come previsto dal quinto emendamento della Costituzione americana, ma dovrebbe comunque attendersi conseguenze politiche e legali.

Finora nessun presidente in carica è mai stato citato in giudizio: sia perché è molto raro che una figura del genere subisca un processo durante il suo mandato, sia perché secondo l’interpretazione più condivisa delle leggi statunitensi un presidente non può essere incriminato durante il suo mandato. Gli investigatori che si occuparono degli scandali sessuali di Bill Clinton ventilarono l’ipotesi di citarlo in giudizio, e l’allora presidente americano si rese disponibile per un interrogatorio.

Il fatto che non esistano precedenti potrebbe convincere gli avvocati di Trump a contestare l’eventuale richiesta di Mueller: in quel caso la disputa dovrebbe essere risolta dalla Corte Suprema.