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  • Mercoledì 4 aprile 2018

La dura legge della Malesia contro le “notizie false”

Prevede multe e carcere, e secondo le opposizioni è stata pensata in vista delle elezioni per proteggere il primo ministro

Una pubblicità contro le notizie false alla stazione dei treni di Kuala Lumpur, 26 marzo 2018
(MOHD RASFAN/AFP/Getty Images)
Una pubblicità contro le notizie false alla stazione dei treni di Kuala Lumpur, 26 marzo 2018 (MOHD RASFAN/AFP/Getty Images)

Lunedì 2 aprile la camera bassa del Parlamento della Malesia ha approvato una legge molto contestata che vieta la produzione e diffusione di notizie false. Per diventare definitivo il provvedimento dovrà essere approvato anche dalla camera alta, cosa che accadrà molto probabilmente tra qualche giorno.

Il disegno di legge contro le “fake news” è stato presentato dal governo come uno strumento necessario per assicurare «l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale» ed è stato votato con alcune modifiche rispetto al testo originale: le pene previste sono state ridotte e portate da un massimo di dieci anni di carcere a un massimo di sei anni, mentre le sanzioni sono rimaste invariate e possono arrivare a più di 100 mila euro.

Le legge è stata molto contestata: innanzitutto perché punisce non solo chi crea ma anche chi diffonde e condivide delle false notizie. La definizione di notizia falsa è però piuttosto vaga, e comprende cioè «qualsiasi notizia, informazione, dato o rapporto che sia parzialmente o totalmente falso». La notizia può consistere in un testo scritto, in un’immagine o in una registrazione audio, e può coinvolgere sia i media locali che quelli stranieri. Secondo i critici, l’ampiezza della definizione di “notizia falsa” darà al governo ampia libertà per decidere cosa costituisca un reato oppure no: la legge, dicono, è stata pensata non per punire la diffusione di notizie false ma per impedire la libertà di espressione quando si tratta di notizie sfavorevoli all’attuale governo. Il disegno di legge contro le notizie false è stato approvato molto velocemente in vista delle elezioni che si dovrebbero svolgere entro agosto, ma che probabilmente verranno anticipate e che molti osservatori hanno definito un referendum sul primo ministro Najib Razak.

Razak è in carica dal 2009 e fa parte di un importante partito malese di orientamento conservatore, che a sua volta appartiene alla coalizione di centrodestra che ha sempre espresso il primo ministro fin dall’indipendenza del paese, ottenuta nel 1957. Najib Razak ha introdotto liberalizzazioni e tagli alle spese statali, ed è accusato di essere responsabile della seconda incarcerazione di Anwar Ibrahim, il vero leader delle opposizioni, attualmente in carcere per “sodomia” e già imprigionato alla fine degli anni Novanta con la stessa accusa.

Negli ultimi anni Razak è anche stato coinvolto in uno scandalo di corruzione per miliardi di dollari, conosciuto come 1MDB: è stato accusato di aver usato per fini personali i soldi di un fondo di investimenti pubblico da lui stesso creato con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico del paese. «Invece di un’indagine adeguata su ciò che è accaduto, abbiamo creato un ministero della Verità», ha commentato Nurul Izzah Anwar, parlamentare all’opposizione e figlia di Anwar Ibrahim, dopo l’approvazione della legge contro le notizie false.

Dall’inizio dello scandalo sul fondo di investimenti, diversi politici, scrittori e anche un fumettista sono stati accusati di reati come sedizione e diffamazione, e sono state approvate misure molto repressive per ostacolare le opposizioni. Il procuratore generale che stava indagando sul caso è stato rimosso e alcune pubblicazioni che riguardavano 1MDB sono state censurate. Lo scorso mese Jailani Johari, viceministro malese per le Comunicazioni, ha detto piuttosto chiaramente ciò che sarebbe rientrato nel nuovo disegno di legge contro le “fake news”: qualsiasi informazione relativa all’1MDB non verificata dal governo.

Salleh Said Keruak, il ministro delle Comunicazioni, ha in parte ammorbidito le dichiarazioni del suo vice spiegando che menzionare semplicemente l’esistenza dell’indagine su 1MDB non costituirà una violazione della legge. Tuttavia, legare il primo ministro all’1MDB potrebbe essere un reato perseguibile: «C’è libertà di parola in Malesia», ha detto Salleh, «ma non ci sarà libertà di far circolare notizie false». «Questa nuova legge è stata progettata per creare paura e far pensare che non ci sia un modo di impedire al primo ministro di vincere di nuovo», ha replicato Charles Santiago, un deputato all’opposizione: «Ma il governo non può dire che tutto è falso. La verità conta ancora in Malesia». Se il disegno di legge sarà approvato anche dalla camera alta del parlamento, mancherà solamente la firma del re: dopodiché il provvedimento potrebbe diventare effettivo nel giro di pochi giorni.